Otto marzo, ci risiamo. Un giorno allanno per parlare di donne, parità e diritti. Certo, non basta. Eppure, specialmente qui in Italia, anche solo per oggi è importante riaffermare il principio che le donne non sono solo le protagoniste di incidenti al volante o scenette scabrose
Donne: la parola chiave
Ieri sera cercavo su Internet un video da riprendere sul nostro giornale per la copertina sull’otto marzo. Da direttore a lettori: ero scettica sull’opportunità di questa scelta. Quante volte mi sono trovata a pensare in questi anni Al diavolo l’otto marzo! Beato il popolo che non ha bisogno di una festa una volta all’anno per celebrare le donne e mettere in primo piano i loro diritti. In effetti, l’ho pensato ancora ieri sera. Tuttavia, ho deciso di lasciarmi sorprendere dalla creatività della rete. Bene, se avessi dato retta ai suggerimenti per completare la ricerca in italiano* su google video probabilmente ora ve la spassereste con filmati in cui le donne sono, comunque, protagoniste: 1) donne al volante 2) donne si spogliano del tutto 3) donne si fanno toccare 4) donne nella doccia 5) donne senza niente addosso 6) donne zucchero (ricordate la canzone? Donne dududù, quella) 6) donne al volante pericolo costante, 7) donne che partoriscono, 8) donne in rinascita, 9) donne che si spogliano completamente.
Insomma: imbranate alla guida, spigliate sotto la doccia, tenere “davanti a un telefono che non suona mai”, eccezionali in sala parto. Strano che non ci sia qualche bel filmino del matrimonio. E’ un piccolissimo segno dei tempi, in questa Italia degli anni zero in cui le donne sono sì su tutti i giornali – perfino sulle prime pagine dei grandi quotidiani nazionali! – ma sol perché al centro delle conversazioni da fiera del cavallo degli uomini di potere (si vedano le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche riguardanti le ultime inchieste giudiziarie da Firenze a Roma).
Tanto m’è bastato per continuare la mia ricerca. In inglese. E alla fine il video che cercavo è saltato fuori. L’ha realizzato l’Unicef e mostra ragazze e signore da tutto il mondo che parlano della loro condizione. Ci sono 40enni americane fiere di avere identiche opportunità rispetto agli uomini e 14enni cambogiane che raccontano delle loro coetanee costrette a lavorare per portare i soldi a casa.
Ho pensato alle donne iraniane di cui ci ha raccontato Sanaz, qualche tempo fa, alle afghane e alle irachene che stanno combattendo ogni giorno per i loro diritti tra bombe e miseria. Alle ragazze haitiane alle prese con la ricostruzione di un paese devastato del terremoto. Alle tantissime immigrate in Italia che pretendono di poter vivere fuori da illogiche regole familistiche. E alcune muoiono per questo. Forse questo video dirà qualcosa anche alle ragazze catanesi, alle lettrici, alle splendide giovani donne che compongono (e sono la maggioranza) la redazione di Step1. Aiuterà a ricordare a noi stesse che quando la pazienza finisce, quella è l’ora del coraggio che serve per cambiare le cose. Cominciando dalle nostre vite.
* In nome della parità, devo confessarvi che agli “uomini” su google video non va meglio. Provate a cercare questa parola nella stessa finestrella. Al più comparirà un tronista (il principino Savoia almeno stavolta non c’entra) di nome Giuseppe. Coi tempi che corrono, invece di abolire quella della donna, forse sarebbe il caso di istituire una festa anche per il (cosiddetto) sesso forte.