Donne in gravidanza e costrette a rinunciare al concorso Le docenti precarie con l’impossibilità a entrare di ruolo

Oltre i cinque anni di studio, salvo imprevisti, oltre i crediti formativi aggiuntivi necessari per l’abilitazione, oltre ai certificati utili a ottenere un punteggio migliore in graduatoria e nonostante gli eventuali master da affrontare, in Sicilia diventare insegnanti è ancora più difficile quando si è in gravidanza o si è in procinto di partorire. Il caso è stato sollevato da quelle docenti precarie dell’Isola che, dopo aver atteso due anni per poter accedere al concorsone tanto annunciato per l’immissione in ruolo, per effetto dei rinvii dovuti alla pandemia, nel frattempo stanno per diventare madri. Trascorso il biennio, nell’attesa di venire a conoscenza della data in cui si sarebbe svolto il concorso, col 2022 alcune date sono state già annunciate. La prima utile è il 20 marzo. Una lieta notizia che, per molte, si accompagnava a quella della gravidanza. Tuttavia, per loro si è aperta una parentesi che mai avrebbero immaginato. Sulla base di quanto stabilito dal Miur e dagli uffici scolastici territoriali, molte catanesi hanno scoperto che avrebbero dovuto sostenere il concorso nel Palermitano. Viceversa, molte precarie del capoluogo siciliano dovranno svolgere la prova nel territorio etneo. 

Una situazione di certo non facile per chi è in stato interessante, specialmente per tutte quelle a cui mancano pochi giorni dal parto, che si troverebbero costrette ad affrontare un viaggio importante che comporta molti rischi. E di certo non è facile affrontare una situazione simile anche per chi ha partorito a pochi giorni dal concorso. Erika Leonardi, docente precaria Catanese è tra quelle che attendono da due anni la possibilità di poter vincere il concorso dopo tanti sacrifici per avere una cattedra di ruolo. Lei dovrà svolgere la prova a Termini Imerese.  Adesso si trova al nono mese di gravidanza e, nonostante abbia chiesto agli uffici competenti la possibilità di un trasferimento della sede in cui fare la prova, ha ricevuto sempre una risposta negativa. «Abbiamo scoperto che le sedi erano lontane – afferma Leonardi – Pensavo che la cosa fosse risolvibile con la possibilità di chiedere un cambio di destinazione o che in ogni caso avrebbero trovato un’alternativa, ma mi hanno risposto facendo spallucce e dicendomi che non c’era nessuna possibilità». 

Una situazione inaspettata che si aggiunge ai tanti sacrifici e alle rinunce di chi aspira a diventare un docente con una cattedra di ruolo. «Gli insegnanti precari hanno anche il problema di ricevere gli stipendi non proprio puntualmente – prosegue Leonardi – Adesso mi sono ritrovata col rischio di dover rinunciare dopo tanta attesa. Considerando pure che un altro concorso potrebbe essere bandito tra quattro o cinque anni, significherebbe aver bloccata la carriera». Secondo quanto sostiene l’insegnante, le sedi, che sarebbero già state approvate dal Miur e dagli Uffici scolastici provinciali, sono state assegnate in ordine alfabetico. «In altre Regioni le mie colleghe mi dicono che ci si sta venendo incontro con cambi di sede – precisa Leonardi – Perché in Sicilia non può essere così?». Al quesito della donna arriva la risposta a sostegno di Graziamaria Pistorino, componente della segreteria nazionale della Flc di Cgil: «Faremo di tutto per conoscere e prenderci carico di tutti i casi siciliani – afferma la sindacalista – Perché se è vero che nelle altre parti d’Italia si agisce diversamente, è giusto che la regola valga per tutti, le garanzie vanno fornite a tutti i cittadini».

Pistorino evidenzia come questa tipologia di concorsi abbiano dei criteri molto rigidi, per cui modificare le regole in corso d’opera non è semplice. Per quanto riguarda le sedi di concorso, queste vengono decise dal ministero sulla base del numero dei laboratori informatici presenti in ogni regione dove poter fare i concorsi. La modifica di un passaggio può produrre un «vulnus e dare il via a eventuali ricorsi – aggiunge Pistorino – Dei casi avversi alla procedure mettono a rischio tutto l’iter concorsuale. Siamo davanti a uno strumento farraginoso con formalismi legati a modalità elefantiache – conclude – Non so perché il direttore dell’Ufficio regionale non sia intervenuto».


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