«L’ultima volta che l’ho visto è venuto al campo, chiedendo di giocare con i suoi modi irruenti “fozza, cc’ha fari?”, e abbiamo litigato. Anche per come ci siamo lasciati qualche mese fa, oggi sto male». Piero Mancuso, fondatore dei Briganti Rugby, società sportiva che opera da sei anni a Librino, non nasconde la sua rabbia per la morte del piccolo Peppe Cunsolo, uno dei ragazzi della squadra fino al 2009, quando i Briganti non hanno più potuto allenarsi al campo di viale San Teodoro. Quattordici anni a marzo, e una situazione familiare difficile, Peppe è morto dopo tre settimane di lotta disperata per la vita all’ospedale Garibaldi di Catania dov’era stato ricoverato dopo un misterioso incidente stradale. La giovanissima madre, da casa, in viale Moncada, e il padre detenuto dal carcere dell’Ucciardone a Palermo hanno deciso di donare i suoi organi. Il suo fegato e uno dei suoi reni sono andati a dei ragazzi di Bergamo, mentre un altro rene ha aiutato un bambino a Milano. Dell’incidente che ne ha causato la morte, avvenuto lo scorso 28 gennaio, al momento si sa solo che è avvenuto in viale Castagnola dove da mesi la sera c’è buio pesto per via dell’illuminazione guasta.
«Il corpo è stato ritrovato di sera, probabilmente è stato investito e schiacciato. Potrebbe essere stato un autobus, ma anche un motorino – racconta Piero – Il corpo non è ancora stato consegnato alla famiglia, dovrebbe esserci un fascicolo aperto, aspettiamo qualche giorno per saperne di più». Piero ci racconta del loro incontro, e di come il rugby lo avesse in qualche modo cambiato. «Ho molta rabbia. Peppe è un ragazzo che abbiamo agganciato nel 2007, era veramente tostissimo, ci tirava anche le pietre. Pian piano siamo riusciti a farlo diventare parte del gruppo, tanto da portarlo a Treviso per un torneo nazionale under 11 nel 2008», continua Piero. La situazione, per Peppe, è cambiata alla fine del 2009 da quando i Briganti non hanno più potuto allenarsi al campo San Teodoro, consegnato dal Comune al calcio Catania per un progetto di scuola calcio mai avviato. «Abbiamo perso lui e tanti altri ragazzini che non avevano i mezzi, sia materiali che caratteriali, per seguirci nei nostri spostamenti per gli allenamenti – continua Piero Mancuso – Da quando ha smesso di giocare ha iniziato a fare entra e esci dalla comunità a Solarino. Non so se avrebbe continuato, non so nell’ultimo periodo cosa facesse. Il nostro ultimo incontro è stato un litigio, ma per il lavoro fatto con lui e per il suo carattere Peppe era uno dei miei preferiti».
I Briganti dedicheranno a Peppe un minuto di silenzio nel corso delle partite a partire dalla prossima domenica, nel campionato di serie C. Ma i ragazzi del centro Iqbal Masih di viale Moncada, da cui la squadra dei Briganti è nata, stanno pensando ad altri modi per ricordarlo. «Forse i ragazzi metteranno una fascia nera di lutto al braccio nel corso delle partite», ci racconta Valentina Marletta, volontaria del centro. «Più avanti dedicheremo a Peppe delle attività, ma ancora non abbiamo deciso. Probabilmente la prima sarà una mostra fotografica dedicata al rugby che stiamo ancora programmando», conclude Valentina.
Intanto, sul web si moltiplicano i messaggi in ricordo del giovane rugbista. Come quello di Andrea, che sul gruppo facebook dei Briganti scrive «la vita non ha maglie né bandiere. Il vostro dolore è il nostro! Domenica spero che tutto il movimento regionale possa in qualche modo ricordare il piccolo Peppe». O quello di Ivano, che il piccolo Peppe lo ha conosciuto di persona: «Piccolo uomo mi hai insegnato tanto e se lassù trovi un campo da rugby fagli vedere come si placca. Ciao campione!». E in molti, tra quelli che il piccolo Peppe l’hanno visto sul campo da gioco, stanno utilizzando la sua foto in campo come immagine profilo.
Non si sa ancora la data dei funerali, ma con ogni probabilità si svolgeranno sabato mattina nella chiesa di Santa Chiara in viale Moncada, proprio accanto alla casa nella quale Peppe abitava.
[Foto di Briganti Rugby Librino]
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