Don Teopompo Zamparini, caso da letteratura Tra calciatori gratta e vinci e allenatori riciclati

Don Teopompo Deriva Vitelli è un personaggio immaginario che non è scappato alla fantasia fervida e prolifica dello scrittore spagnolo Camilo José Cela (Undici racconti sul calcio, Passigli editore). Don Teopompo ha fegato d’avanzo per comprare in saldo e vendere, raddoppiando gli affari. Stringe i denti nelle difficoltà e non gli fa difetto il coraggio. Ha accumulato una notevole fortuna imbalsamando giocatori di calcio: «Un sensale d’altura, non un trafficone di piccolo cabotaggio». Insomma un antesignano di Maurizio Zamparini, che compra calciatori come fossero gratta e vinci – alla ricerca dell’affare della vita – e usa allenatori in una stagione con tecniche da fare invidia alla raccolta differenziata. Tanto per dare l’esempio ad una città che non vuole cambiare. 

Tesserati, esonerati, riesonerati, ex calciatori e non tesserabili. Don Teopompo Deriva Vitelli è possente e loquace e non se ne fa passare una. Non urla ai complotti ed è un burbero benefico. Un po’ come il presidente del Palermo che quest’anno ha dovuto far fronte ad un mezzo ammutinamento nei confronti di Davide Ballardini, un uomo di suo poco incline ai sorrisi. Zamparini, nella ricerca on line, alla voce allenatori sudamericani avrà trovato alcune disambiguità di troppo alla voce patentino. Guillermo Barros Schelotto torna a casa, evitando il perdurare di una mortificazione destabilizzante per sé e per il buon Giovanni Tedesco. Aveva dato una prima fisionomia e una discreta speranza per organizzare un gioco, ancora latitante tra i rosanero. Doveva venire uno quasi dalla fine del mondo per insegnare agli allenatori italiani che oltre all’esonero esiste l’opzione delle dimissioni volontarie

Don Teopompo Deriva Vitelli prende il caffè senza zucchero perché gli eccessi glicemici non compromettano i suoi affari, mentre sulle abitudini al bar del presidente rosanero non è dato sapere. Oggi sarebbe sin troppo facile parlare di approssimazione, mancata pianificazione, scelte approssimative, errori evitabili. A che servirebbe? Don Teopompo-Zamparini ci stupirebbe a ogni obiezione con una risposta diversa e per lui sacrosanta. Speriamo soltanto che la favola di questo Palermo in una stagione che pare blindata da un incantesimo surreale non abbia a risentirne oltre misura. Tra la letteratura e la realtà c’è di mezzo la zona retrocessione.

Giuseppe Bianca

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