Una partita di calcio per non dimenticare due grandi magistrati uccisi dalla mafia
Domani si gioca al “Barbera” in memoria dei giudici Terranova e Saetta
UNA PARTITA DI CALCIO PER NON DIMENTICARE DUE GRANDI MAGISTRATI UCCISI DALLA MAFIA
Una partita di calcio per non dimenticare due eroi siciliani. Domani, le rappresentative dellAssemblea Regionale Siciliana, dellOrdine dei giornalisti di Sicilia e della Sezione Sportiva Antimafia si affrontano domani dalle ore 10 allo Stadio Renzo Barbera di Palermo nel triangolare di calcio intitolato Memorial giudici Terranova e Saetta. Proprio domani, infatti ricorrono rispettivamente il 34° anniversario delluccisione del capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, Cesare Terranova e 25 anni dallassassinio del giudice Antonino Saetta.
Il giudice Terranova era stato procuratore d’accusa al processo contro la cosca di Corleone svoltosi a Bari nel 1969, dove quasi tutti gli imputati furono assolti. Fu deputato alla Camera, nella lista del PCI, come indipendente di sinistra, dal 1972 al 1979, e membro della Commissione parlamentare Antimafia nella VI Legislatura, durante la quale contribuì ad elaborare la famosa relazione di minoranza in cui si criticavano aspramente le conclusioni di quella della maggioranza (redatta dal deputato democristiano Luigi Carraro), nella quale erano stati sottovalutati i collegamenti fra mafia e politica, e in particolar modo il coinvolgimento della Democrazia Cristiana in numerose vicende di mafia: infatti nella relazione di minoranza redatta da Terranova e dagli altri deputati venivano pesantemente accusati di intrattenere rapporti con la mafia, i democristiani Giovanni Gioia, Vito Ciancimino, Salvo Lima ed altri uomini politici. Dopo l’esperienza parlamentare, Terranova tornò in magistratura per essere nominato Consigliere presso la Corte di appello di Palermo.La mattina del 25 settembre 1979, una Fiat 131 di scorta arrivò sotto casa del giudice a Palermo per portarlo a lavoro. Cesare Terranova si mise alla guida mentre accanto a lui sedeva il maresciallo di Pubblica Sicurezza, Lenin Mancuso, l’unico uomo della sua scorta che lo seguiva da vent’anni come un angelo custode. L’auto imboccò una strada secondaria trovandola inaspettatamente chiusa da una transenna di lavori in corso. Il giudice Terranova non fece in tempo a intuire il pericolo. In quell’istante da un angolo sbucarono alcuni killer che aprirono ripetutamente il fuoco. Cesare Terranova istintivamente ingranò la retromarcia nel disperato tentativo di sottrarsi a quella tempesta di piombo mentre il maresciallo Mancuso, in un estremo tentativo di reazione, impugnò la Beretta di ordinanza per cercare di sparare contro i sicari, ma entrambi furono raggiunti mortalmente dai proiettili. Al giudice Terranova i killer riservarono anche il colpo di grazia, sparandogli a bruciapelo alla nuca. La sua fedele guardia del corpo, Lenin Mancuso, morì dopo alcune ore di agonia in ospedale. Francesco Di Carlo, di Altofonte, esponente di spicco del mandamento di San Giuseppe Jato, uomo di fiducia di Bernardo Brusca, indicò in Luciano Liggio (morto dinfarto nel 1993, nel carcere di Nuoro), come colui che decise l’assassinio del giudice e Giuseppe Giacomo Gambino, Vincenzo Puccio, Giuseppe Madonia e Leoluca Bagarella come esecutori materiali. Altri sette esponenti della cupola palermitana (Michele Greco, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Antonino Geraci, Francesco Madonia, Totò Riina e Bernardo Provenzano) diedero il permesso di eliminare il giudice, perché stava per diventare giudice istruttore nella commissione antimafia.
Il giudice Antonino Saetta, insieme al figlio Stefano, venne ucciso il 25 settembre 1988 a Caltanissetta. Laureatosi nel 1944, con 110 e lode, vinse il concorso per Uditore Giudiziario ed entrò in Magistratura nel 1948. Nel 1955 si trasferì a Palermo, quale Consigliere di Corte d’Appello. Nel periodo 1985/86, fu Presidente della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta ed è qui che si occupò di un importante processo di mafia, quello relativo alla strage in cui morì il giudice Rocco Chinnici. Successivamente il giudice Saetta fu nuovamente a Palermo, quale Presidente della I sez. della Corte d’Assise d’Appello dove presiedette il processo relativo alla uccisione del capitano Basile, che vedeva imputati i pericolosi capi emergenti Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia. Pochi mesi dopo la conclusione di tale processo, e pochi giorni dopo il deposito della motivazione della sentenza che aveva condannato all’ergastolo gli imputati, Saetta fu assassinato, insieme con il figlio Stefano, sulla strada Agrigento- Caltanissetta, di ritorno a Palermo, dopo avere assistito, a Canicattì, al battesimo di un nipotino. Nel 1996, per il duplice efferato omicidio, vennero condannati all’ergastolo, dalla Corte d’Assise di Caltanissetta, i capimafia Salvatore Riina, Francesco Madonia, e il killer Pietro Ribisi.