A Gela, a pochi chilometri dalla città, le campagne sono diventate discariche abusive: amianto, macerie e rifiuti speciali si accumulano ogni giorno. Il sindaco Terenziano Di Stefano promette controlli e repressione, ma la battaglia è appena cominciata. L’odore è acre, misto a polvere, umido e fango. Il silenzio, quello delle campagne, è rotto solo dal […]
Gela, viaggio nelle campagne trasformate in discariche abusive: «Preoccupano gli sversamenti illegali»
A Gela, a pochi chilometri dalla città, le campagne sono diventate discariche abusive: amianto, macerie e rifiuti speciali si accumulano ogni giorno. Il sindaco Terenziano Di Stefano promette controlli e repressione, ma la battaglia è appena cominciata. L’odore è acre, misto a polvere, umido e fango. Il silenzio, quello delle campagne, è rotto solo dal rumore delle scarpe che affondano in un terreno molle, ricoperto di detriti. A guardarli bene, quei mucchi di macerie sembrano raccontare storie diverse: ristrutturazioni fatte in fretta, case svuotate, cantieri mai dichiarati. Pezzi di vita dismessi. E poi c’è l’amianto, quello che non dovrebbe esserci. Che non dovrebbe più esistere. Siamo nelle campagne che circondano il fiume Maroglio, a pochi minuti d’auto dalla città di Gela (in provincia di Caltanissetta). Ma qui sembra di essere in un mondo a parte.
Negli ultimi anni, le aree rurali attorno al centro urbano si sono trasformate in zone grigie, luoghi di scarico illecito dove tutto può essere abbandonato senza troppi rischi. Il controllo è scarso, i terreni spesso sono privati e incolti, e l’impunità ha fatto il resto. «Il problema è diventato cronico – spiega a MeridioNews il primo cittadino Di Stefano durante un sopralluogo effettuato con la polizia municipale -. Negli ultimi mesi, abbiamo riscontrato un incremento preoccupante degli sversamenti illegali, soprattutto di materiali provenienti da lavori edili. Abbiamo trovato piastrelle, tufi, laterizi, ma anche eternit. E questo è inaccettabile». Nel centro urbano qualcosa si è mosso. Le videocamere e i controlli più rigidi hanno ridotto le microdiscariche nei quartieri. Ma appena fuori, nei margini rurali, è ancora far west.
«Le campagne – prosegue il sindaco parlando al nostro giornale – sono viste da questi criminali ambientali come un luogo perfetto dove far sparire i propri rifiuti. Nessuno li vede, nessuno li denuncia. Ma non è più tollerabile. Chi ha un terreno in queste zone si trova a dover combattere da solo contro un’invasione continua». E basta camminare pochi minuti tra i cespugli e i campi abbandonati per capire che non si tratta di episodi sporadici. Sono anni che il fenomeno si ripete. Ogni giorno. Un lento avvelenamento del suolo, delle falde, dell’aria. Per questo, il Comune ha deciso di passare all’azione. Fototrappole nascoste, pattugliamenti, multe salate. Il primo passo è stato il sopralluogo di oggi. Ma non è stato solo un gesto simbolico. Dopo pochi minuti, un uomo è stato sorpreso mentre scaricava rifiuti direttamente nel letto del fiume.
«Lo abbiamo identificato – conferma il sindaco – e verrà pesantemente sanzionato. Ma non ci fermiamo qui. Serve una repressione costante, ma anche una rete di collaborazione con i cittadini. Ognuno deve sapere che è responsabile dei propri rifiuti». La vera sfida, però, resta culturale. In un territorio dove per anni ha dominato l’abitudine all’illegalità ambientale, la legalità va riconquistata metro per metro. «Invito i cittadini a denunciare, a non voltarsi dall’altra parte e soprattutto, a rivolgersi a ditte specializzate per smaltire lecitamente i propri rifiuti speciali – conclude Di Stefano – Non possiamo difendere il nostro ambiente se restiamo indifferenti. Se ognuno si preoccupa solo del proprio angolo di giardino, perderemo tutti». Chi vive nelle campagne, intanto, convive con tanti timori. Quello di intossicarsi con i frequenti roghi, di vedere crollare il valore della propria terra, di trovarsi ogni mattina nuovi rifiuti davanti al cancello. Non è solo degrado. È un sistema che consuma e cancella interi paesaggi e trasforma la campagna in terra di nessuno.