Otto associazioni che si occupano di temi ambientali - dal Muos alle trivellazioni - criticano la gestione del settore realizzata dalla giunta Crocetta. Punto di partenza è lo stallo dell'impianto Oikos, da mesi sotto gestione prefettizia. Invece di guidare il processo di chiusura, i commissari hanno chiesto di abbancare altre 340mila tonnellate di spazzatura
Discarica Motta, chiesta rimozione dei commissari «Con la piromania non si risolve il problema rifiuti»
Otto realtà che, in diverse zone della Sicilia e con battaglie differenti, si occupano di ambiente si sono riunite per criticare la gestione del settore realizzata dal governo regionale guidato da Rosario Crocetta. Zero Waste Sicilia, comitati No Discarica Motta e Misterbianco, Forum siciliano dei movimenti per l’acqua e i beni comuni, associazione Rita Atria, No Triv, No Muos, Rifiuti zero Sicilia e Ramarro Sicilia hanno indetto una conferenza stampa stamattina. Situazione emblematica della questione è lo stallo che da quasi un anno vede protagonista la discarica di contrada Valanghe d’inverno della Oikos, nei territori di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco. La Regione ha revocato i permessi, il proprietario Domenico Proto è coinvolto nel processo palermitano Terra mia sulle presunte tangenti versate in cambio delle autorizzazioni e da agosto si attende il via libera al progetto di chiusura. Ma da luglio ogni mese – per decreto dello stesso Crocetta – viene dato il via libera allo sbancamento. A guidare l’azienda sono dei commissari nominati dal prefetto e gli attivisti adesso ne chiedono la rimozione.
A ripercorrere la storia dell’impianto della Oikos è Massimo La Piana, del comitato No discarica misterbianchese. «I commissari si sono insediati con dei compiti specifici», spiega. Due gli obiettivi: «La gestione straordinaria legata al progetto di chiusura e il mantenimento delle convenzioni con i Comuni». Un bacino che coinvolge quasi tutte le province dell’isola. Passano alcuni mesi, ma del sospirato sì alle operazioni di chiusura non c’è traccia. Fino a quando viene perentoriamente chiamata una terza conferenza dei servizi per il 28 maggio; l’ultima, almeno secondo le intenzioni espresse dal dirigente regionale Antonio Patella. Ed è qui che avviene quello che gli attivisti vedono come un tradimento da parte dei commissari. Viene infatti presentata una nuova variante al progetto che prevede il conferimento di ulteriori 340mila tonnellate di rifiuti nell’impianto. Per giustificarla, i tecnici guidati da Riccardo Tenti spiegano come sia necessario alzare gli argini delle vasche che ospitano la spazzatura aggiungendone altra. Tenti sottolinea anche la valenza pubblica dell’attuale gestione e la necessità di garantire i livelli occupazionali. E, inoltre, sostiene che i 60 giorni previsti per la chiusura dell’attività non sono sufficienti, nonostante siano passati già diversi mesi senza che i lavori siano partiti.
Eppure i comitati civici erano riusciti a incontrare finalmente i gestori della discarica. Un incontro da tempo invocato. «Abbiamo parlato per tre ore – racconta La Piana – e in nessun momento è uscito fuori che proprio il giorno prima avevano presentato un progetto che rischia di perpetuare la vita dell’impianto per un altro anno». Inoltre, prosegue, «i commissari hanno rappresentato la proprietà in un procedimento al Tar che si oppone alla chiusura». Da qui la richiesta alla prefetta Maria Guia Federico di «rimuovere i commissari – afferma – Secondo noi sono andati oltre il compito che gli era stato dato».
L’ipotesi di aumentare il volume di spazzatura conferita è stata valutata negativamente dai sindaci di Motta e Misterbianco, ma anche dallo stesso funzionario della Regione. Quest’ultimo ha tenuto a precisare che la Regione non ha mai chiesto alcuna nuova elaborazione del progetto originario. Patella ha stabilito la chiusura del ciclo di conferenze dei servizi, chiedendo al dirigente regionale all’Energia Domenico Armenio di procedere alla copertura delle vasche. Un primo passo verso il cammino di chiusura, dal quale però è escluso il ripristino dei luoghi. «Noi abbiamo perso per sempre le nostre colline», commenta amaramente La Piana riferendosi alla valle del fiume Sieli.
Ma le critiche delle associazioni si allargano a tutto il settore ambiente, dal Muos alle trivellazioni, così come gestito dalla giunta Crocetta. Secondo Beniamino Ginatempo di Zero waste Sicilia le novità annunciate dal governatore sono «l’ennesima occasione di trasformare la questione in una maniera per lucrare. I rifiuti sono risorse pubbliche – precisa – E invece almeno cento milioni di euro all’anno vengono buttati in discarica e si paga pure per farlo». Un sistema che genera profitto per i gestori di impianti privati. Sul via libera al piano rifiuti, annunciato dall’assessora all’Energia Vania Contrafatto, Ginatempo precisa che c’è un parere favorevole, ma condizionato alla richiesta di Valutazione ambientale strategica del piano rifiuti già in vigore in via emergenziale da tre anni. «Le prescrizioni sono 11 da parte del ministero dell’Ambiente e altre 11 da parte del ministero dei Beni culturali». Il responsabile di Zero waste è netto: «Il piano rifiuti è ambiguo oltre che obsoleto».
«Bisogna convincere la Regione che con la piromania non si risolve il problema dei rifiuti». Il ritardo nella realizzazione di impianti di nuova generazione viene giudicato gravissimo. La causa viene ricondotta a una mancanza cronica di fondi. Ma, attacca il rappresentante dell’associazione che sul tema ha anche presentato un esposto alla Corte dei conti, nel 2009 è stata dimezzata la cosiddetta ecotassa, un fondo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi. Un mancato introito stimato in 17 milioni di euro da poter impiegare nella raccolta differenziata e agli impianti di compostaggio.