Discarica Grotte San Giorgio, i dubbi del M5s Ciancio: «Irregolarità nell’iter di ampliamento»

Un impianto che accoglie quotidianamente i rifiuti provenienti dalla provincia di Messina, dalla Sicilia sudorientale, e dal Trapanese. E che assieme a quello di contrada Valanghe d’inverno, tra Motta e Misterbianco, si divide il mercato dello smaltimento in quasi la metà dei Comuni dell’Isola. Ma sulle vasche di contrada Codavolpe, a Vaccarizzo, si concentrano i dubbi sollevati dai deputati all’Assemblea regionale siciliana del Movimento 5 stelle. A cominciare dalla vicinanza degli impianti della Sicula trasporti srl al centro abitato, e non solo. Quella nella zona a sud di Catania è «una discarica realizzata in difformità rispetto alle previsioni del progetto iniziale e che, nel 2015, ha ottenuto pure l’autorizzazione all’ampliamento», attacca in una interrogazione che la vede prima firmataria l’onorevole pentastellata Gianina Ciancio. Una capienza di centomila metri cubi in più ai quali i vertici dell’assessorato all’Ambiente hanno detto di sì. 

«L’iter autorizzativo dell’ampliamento, per stessa ammissione del servizio Via Vas, presenta diverse irregolarità e nodi irrisolti – prosegue il documento – Mentre sugli impianti di biostabilizzazione aspettiamo da più di un mese la documentazione dall’Arpa. Eppure i lavori continuano». Secondo i dati forniti dal M5s lo scavo della nuova vasca è di cinque metri più profondo rispetto a quanto stabilito, aumentando così la capacità di abbancamento. Inoltre la zona – che da agricola è stata di recente modificata a zona industriale nel Piano regolatore generale – «risulta invece, nell’elaborato del progetto autorizzato dalla Sicula Trasporti srl quale “destinata a impianti di discarica”». Gli appunti dei pentastellati, infine, riguardano i materiali di scavo, «gestiti senza presentare preliminarmente il piano di recupero o di riutilizzo».

Assieme ai dubbi sulle autorizzazioni, ci sono le ricadute immediate sulle vite quotidiane dei residenti. «Volevamo verificare quanto fosse realmente distante la discarica», spiega a MeridioNews Gianina Ciancio, che negli scorsi giorni ha effettuato un sopralluogo assieme agli abitanti della zona. «Abbiamo fatto dei rilievi e sono poche centinaia di metri da un centro abitato con oltre diecimila persone». Solo 500 i metri che separano la casa più vicina dall’impianto di compostaggio della Biomedi srl.

Le condizioni di vita dei residenti di Vaccarizzo sono per molti versi simili a quelli dei centri di Motta e Misterbianco. In contrada Codavolpe, un’area a ridosso dell’oasi del Simeto, «abbiamo verificato di persona che notte e giorno ci sono odori molesti – racconta Ciancio – un tanfo che costringe a restare chiusi in casa». Inoltre «nel terreno del privato più vicino al centro di biostabilizzazione ci sono rifiuti che con il vento si spostano fuori dall’azienda». Una condizione che la deputata definisce «davvero fastidiosa. E nessuno ancora ha fatto niente- aggiunge -. Il danno e la beffa: non solo i cittadini subiscono gli effetti sul territorio, ma si autorizzano anche gli ampliamenti». 

I deputati del Movimento 5 stelle hanno sollecitato gli organi di controllo ambientali, l’Arpa su tutti. «Abbiamo richiesto i documenti più di un mese fa, ma ancora non abbiamo ricevuto nulla». Sono diverse le strade da poter intraprendere. Dall’interrogazione al governo regionale – ma «siamo molto scettici. È lo stesso soggetto che l’emergenza l’ha creata» – a manifestazioni e anche denunce. «Di certo continueremo a vigilare».

Sul tema rifiuti «si continua a creare volontariamente questo regime di emergenza – sottolinea Ciancio – Così si può andare in deroga a tutta la normativa nazionale e comunitaria». A gravare sulla situazione contribuiscono una riforma del settore che non è mai partita e la minaccia di commissariamento da parte del governo nazionale. Dietro l’angolo anche la possibilità che in Sicilia vengano costruiti due inceneritori, soluzione prevista dal decreto Sblocca Italia. Secondo Ciancio «quello che serve è un piano rifiuti serio, che preveda la riduzione a monte, la chiusura e la dismissione degli impianti, e incentivi al riciclo e al compostaggio. Altrimenti – conclude – possiamo parlare ancora per anni di discariche». 


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