Discarica di Motta, i consiglieri scrivono al prefetto «Perché non si attua la gestione straordinaria?»

«Il 19 settembre il prefetto ha scelto di avviare la gestione straordinaria dell’Oikos per quanto riguarda il serivizio di igiene urbana a Catania. Perché non ha fatto lo stesso con la discarica di Motta Sant’Anastasia, che è il motivo principale del provvedimento nel capoluogo?». A chederlo è Annalisa Puglisi, consigliere comunale del gruppo Autonomia mottese. 

La lettera al prefetto firmata dai consiglieri

In una lettera firmata  con i colleghi Occhipinti (Insieme per Motta), Roccasalva(Autonomia mottese), Di Mauro (Movimento libero), Greco (Movimento 5 stelle) e Santagati (Primavera), si evidenzia come «la decisione venga da un parere, chiesto proprio dal prefetto, all’autorità nazionale per l’anticorruzione Anac. E il presidente Raffaele Cantone scrive “si prospetta l’eventualità di adottare la gestione temporanea della società Oikos attaverso la nomina di uno o più amministratori straordinari, limitatamente alla gestione transitoria della discarica di contrada Valanghe, al fine di realizzare le opere previste nel progetto di chiusura”».

Secondo i consiglieri di Motta Sant’Anastasia, la nomina dei commissari straordinari per la gestione della discarica sarebbe «ancora più calzante rispetto a quella della gestione del contratto di servizio di Catania», perché «la procedura di chiusura non è stata avviata, e ci sono 240mila metri cubi di rifiuti pronti a essere immessi», è spiegato nella lettera al prefetto. Inoltre «l’interdittiva antimafia nei confronti di Oikos nasce proprio dai comportamenti di corruzione (o presunta tale) proprio inerente la procedura di autorizzazione della discarica di cui si sta “trattando” la chiusura».

La lettera si conclude, quindi, con un appello al prefetto ad estendere i provvedimenti già adottati a Catania per la gestione della discarica prima della prossima conferenza dei servizi, in programma il 3 dicembre. «Tale carenza mette a serio rischio la garanzia di imparzialità della conferenza dei servizi, che vede la proprietà “trattare”, per se tramite l’amministratore delegato. Che viene pagato dalla stessa compagine sociale che si ritiene non idonea (interdittiva antimafia)».


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