Disabili, cooperative contro gli assegni alle famiglie «Non è aiuto ai malati e si perdono posti di lavoro»

Dare i soldi direttamente alle famiglie dei disabili? Non è la soluzione migliore per fare l’interesse dei meno fortunati. A dirlo sono l’Alleanza delle cooperative italiane in Sicilia – composta da Agci, Confcooperative e Legacoop – e il Forum del terzo settore, con una lettera inviata ai vertici della Regione e ai presidenti delle commissioni Bilancio e Sanità dell’Ars, Vincenzo Vinciullo e Pippo Digiacomo, alla vigilia della discussione in Aula della Finanziaria. Il tema, negli scorsi mesi, ha dato origine a numerose polemiche e proteste, con il governatore Rosario Crocetta che ha assicurato soluzioni a un problema che però, per settimane, è rimasto vago. Almeno per quanto riguarda il numero dei soggetti beneficiari.

Le risposte della giunta hanno visto la pianificazione di 36 milioni di euro. Risorse che dovrebbero arrivare direttamente ai familiari dei disabili, favorendo così la libertà di scelta nel tipo di assistenza da garantire al proprio caro. A criticare questa visione, però, sono proprio le realtà che fino a oggi si sono occupate delle cure. «Immaginare che le complessità delle situazioni poste dalle disabilità possano essere risolte con un mero trasferimento monetario rischia di peggiorare la già precaria situazione dei disabili», si legge nella nota arrivata in Regione. Tra i punti più deboli di questo approccio ci sarebbe «il rischio di incrementare il lavoro nero» e «di esporre chi riceverà il denaro alla responsabilità di gestire risorse pubbliche». Senza contare che i trasferimenti potrebbero avere tempi poco sostenibili. «Gli stessi ritardi dei pagamenti alle cooperative si manifesteranno anche nei pagamenti alle famiglie?», chiedono le coop. I problemi, però, potrebbero essere collegati anche al timore della perdita di posti di lavoro, in un settore che al momento impegna migliaia di operatori. «Alla destrutturazione del sistema attuale è correlato un problema imprenditoriale e occupazionale che interessa le cooperative sociali e sanitarie siciliane e le associazioni del terzo settore», ammettono i firmatari.

In attesa di capire come si comporteranno i 90 deputati chiamati nei prossimi giorni a votare la norma, dall’entourage della neo-assessora alle Politiche sociali, Carmencita Mangano, si sceglie la via diplomatica: «Il testo che si trova al vaglio dell’Aula è permeabile ai contributi che possono giungere dalle varie parti», fa sapere lo staff. A garantire che in ballo non c’è l’autorevolezza delle coop, ma un intervento a breve termine è il presidente della commissione sanità Pippo Digiacomo. «Sono trasferimenti che riguardano soltanto l’anno in corso e che sono stati immaginati per un sostegno d’urgenza alle famiglie», commenta l’onorevole. 

Chi, invece, spera che il testo possa essere ulteriormente modificato senza per questo ridurre la possibilità delle famiglie di scegliere il tipo di assistenza è il Movimento 5 stelle che in Aula presenterà alcuni emendamenti. «Riteniamo che vada garantita la possibilità di optare tra diversi soggetti – spiega Giancarlo Cancelleri -. Non solo quindi quelli accreditati all’albo regionale, ma anche operatori Osa e Oss e i cosiddetti caregiver, ovvero i familiari conviventi che si prendono quotidianamente cura del malato». I pentastellati in commissione si sono battuti affinché venisse introdotta la rendicontazione da parte delle famiglie. «Parliamo sempre di denaro pubblico ed è doveroso sapere l’uso che ne viene fatto». A tal proposito, però, chi non è certo che le famiglie siano all’altezza del compito sono le stesse coop: «Non sono strutturate per gestire e rendicontare spesa pubblica. Cosa succederà se anche in buona fede sbaglieranno?», concludono.


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