Il diritto costituzionale non sembra di casa dalle parti di palazzo dorleans, la damascata sede della presidenza della regione siciliana. Se non fosse così, la giunta presieduta da raffaele lombardo non si sarebbe imbarcata in unimpugnativa temeraria che rischia di trasformarsi in una figura barbina per lisola.
Diritto Costituzionale, questo sconosciuto…
Il Diritto Costituzionale non sembra di casa dalle parti di Palazzo dOrleans, la damascata sede della presidenza della Regione siciliana. Se non fosse così, la giunta presieduta da Raffaele Lombardo non si sarebbe imbarcata in unimpugnativa temeraria che rischia di trasformarsi in una figura barbina per lIsola.
Questo il succo di un comunicato diramato dal coordinatore regionale dellUdc siciliana, Giampiero DAlia. ”La decisione della giunta regionale di impugnare il decreto ‘Salva Italia’ dinnanzi la Consulta – dice DAlia – recita un copione già tristemente visto. Secondo la giunta, infatti, il decreto violerebbe le prerogative proprie della Regione e, tra le norme impugnate, ci sono anche l’Imu e la riduzione dei trasferimenti ai Comuni dell’Isola, per i quali la Sicilia si troverebbe a dover far fronte senza introiti compensativi”.
”La Corte Costituzionale – prosegue impietoso D’Alia – ha sempre però respinto i ricorsi che la Regione Sicilia ha proposto in base al ‘conflitto di attribuzioni’ ed in ordine allapplicabilità degli articoli 36 e 37 dello Statuto della Regione, quelli che riguardano l’autonomia siciliana in fatto di tributi e redditi”.
”La nota sentenza n.116/2010 della Corte Costituzionale (relativa all’imposta sulle assicurazioni), inoltre – continua l’esponente dellUdc – ha sancito per l’ennesima volta che la tesi della Regione non può essere condivisa, perché si pone in contrasto con l’interpretazione letterale, sistematica e storica delle norme statutarie e di attuazione dello Statuto. In più, ogni qualvolta lo Stato dichiara che un tributo serve per un’esigenza speciale, prima tra tutte le proprie difficoltà finanziarie – e il decreto ‘Salva Italia’ ne è il più concreto degli esempi – lo Stato è legittimato ad incamerarne tutte le relative entrate nelle proprie casse, Imu compresa. Ed anche questo è già stato sancito dalla Consulta.
”Tutto ciò – prosegue DAlia – non credo sfugga al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, tanto meno agli insigni giuristi che ha all’interno della squadra di governo. E’ più probabile, invece, che si tratti dell’ennesimo, disperato tentativo per reperire fondi con i quali tentare di chiudere il bilancio della Regione. Un bilancio, precisa DAlia, che non è nelle condizioni di poter essere approvato.
Con i suoi oltre 5 miliardi di euro di buco la Sicilia – allo stato attuale dei fatti – sembra giunta al capolinea. A ricordarlo è lo stesso DAlia, che, senza mezzi termini, ipotizza per la Regione siciliana la dichiarazione di dissesto finanziario con le relative sanzioni per il mancato rispetto del piano di rientro del disavanzo sanitario”.
La sanità -ovvero i circa 700 milioni di euro che mancano allappello – sono il vero e proprio tallone dAchille del governo Lombardo. Lanno scorso 750 milioni sono stati reperiti in zona Cesarini, a valere sulle risorse del Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) che, nel momento in cui il bilancio 2011 è stato approvato (aprile) non erano nella disponibilità della Regione. Già allora la legge di bilancio avrebbe dovuto essere impugnata per mancata copertura finanziaria. Invece, con una forzatura, il bilancio 2011 non è stato impugnato.
Questanno Lombardo e lassessore alla Salute (o sanità), Massimo Russo, avrebbero voluto fare il bis. Ma sono stati stoppati dai vertici della Corte dei Conti che, in unaudizione presso la commissione Bilancio e Finanze dellArs, lo scorso autunno, hanno fatto sapere che la festa è finita e che, per questanno, non sarebbe stato accettato un bilancio senza fondi per la sanità.
”E non è forse un caso – chiosa DAlia – che l’unico argomento trattato con il governo nazionale sia proprio quello dell’abbattimento della compartecipazione regionale al fondo sanitario, dall’attuale 49,11% al 42,50%”.
Storia vecchia: la Regione partecipa alle spese della sanità approntando il 49,11 per cento. Lombardo vorrebbe che la quota di partecipazione della Sicilia venisse ridotta al 42,50 per cento. Cosa impossibile.
Nota finale di colore: quando, nel 2006, lallora governo regionale lamentava laumento della quota di partecipazione della Regione alle spese per la sanità siciliana, il Pd plaudiva alliniziativa dellallora governo Prodi. Oggi il Pd, che è in giunta con Lombardo, vorrebbe che Roma sbaraccasse quello che loro, qualche anno fa giudicavano giusto. La coerenza, innanzi tutto…