Dietro le sbarre tra ansia e suicidi

In Italia la pena di morte fu abolita dopo il fascismo. L’ergastolo non è più ritenuta una pena che redime i criminali. Di fatto, oggi, la pena massima comminabile ad un condannato è dunque trent’anni. Da quel momento in poi un individuo condannato in via definitiva viene recluso dentro uno stabilimento penitenziario e ristretto in una cella di dimensioni minime dove dovrà convivere con altre cinque o sei persone. Letti a castello, un solo gabinetto, doccia esterna una sola volta la settimana. Caldo infernale in estate, freddo polare in inverno. Il cibo, mediamente accettabile, non da tutti i carcerati viene consumato.
Infatti i mafiosi non mangiano il cibo dello Stato, si organizzano autonomamente, Comprano il cibo all’esterno. Provvisti di cucinino elettrico mangiano come se fossero a casa propria. Tonnellate di cibo buttati nella pattumiera. I carcerati ordinari non godono di questi privilegi. Vivono giorni di totale angoscia. L’infermeria dispensa tranquillanti in quantità industriali. Aumentano i suicidi. L’ansia per dover vivere tanto tempo in un girone infernale provoca crisi di panico.
Nell’anno di grazia 2011, si sono registrati 66 suicidi in carcere. Non è forse questa una condanna a morte? In Italia esistono quattro complessi carcerari costati complessivamente 120 milioni di euro, inaugurati e mai entrati in funzione. Strutture ormai degradate, spogliate di porte e finestre. Riqualificarli costerebbe 50 milioni di euro circa. Eppure l’allora ministro della Giustizia, Angelino Alfano aveva in animo di progettare la costruzione di altre sei carceri. Come se non bastasse, ci vorrebbero altri mille agenti di polizia penitenziaria, quelli in servizio patiscono turni pesanti e ingiuste punizioni dai superiori. L’anno scorso cinque agenti hanno rivolto la pistola di ordinanza contro se stessi.
Beffa delle beffe. La Regione siciliana ha progettato un’Authority per la salute dei carcerati, affidandone la presidenza al parlamentare regionale, Salvo Fleres (uno che i problemi delle carceri li conoce…) stanziando la bellezza di 160 mila euro. Fleres incasserà centomila euro, spesa impegnata quindi non rinunciabile. Sessantamila dovevano servire per comprare mobili e arredi per l’ Authority. Qualcuno ha pensato bene di non spendere questi soldi visto che non c’erano progetti per la salvaguardia dell’equilibrio psicofisico dei carcerati. Verranno infatti accantonati in vista di comprare ‘auto blu’. Giusto per conservare l’immagine di una Regione economa e, soprattuttp, attenta alle istanze dei comuni mortali: mortalmente comuni come i carcerati e le guardie penitenziarie suicidatisi a causa di una bieca gestione delle carceri in Italia.
Il livello di civiltà di un Paese si misura dal livello qualitativo delle sue carceri. Non sappiamo chi l’ha detto, ma ha ragione.

 


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