Dicotomia del controllo, per una vita più serena

«Com’è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore», scriveva Franco Battiato. È vero, è difficile. Viviamo un’epoca ricca di eventi tragici e spaventosi, aggravati dalla circostanza che, con gli innumerevoli mezzi di comunicazione di cui disponiamo, le notizie circolano veloci e incensurate, causandoci sensazioni di panico, paura, dispiacere e impotenza. La qualità della nostra vita è compromessa dalla necessità di essere sempre informati su tutto, di dovere necessariamente esprimere un’opinione sui fatti del mondo, dalla mole infinita di informazioni che riceviamo, pur senza volerlo. In altre parole, il nostro cervello somiglia a un bersaglio formato da cerchi concentrici, sui quali governi, mass media, social network, Internet e individui lanciano continuamente freccette acuminate, oltre la nostra capienza massima. Stiamo esplodendo. Non abbiamo più spazio, pare, per le cose belle della nostra vita.

Ma come possiamo arrestare questo flusso drammatico che ci sfinisce, ci imbrutisce, ci aliena dai valori essenziali della vita umana? Di certo, non possiamo impedire le guerre nel mondo o le malattie. Sarebbe bello, ma i supereroi rimangono pur sempre un prodotto della fantasia cinematografica o letteraria. Non possiamo nemmeno aspettarci che, improvvisamente, si arresti il flusso di notizie, né sarebbe saggio auspicare un ritorno all’età della pietra, senza Internet o altri strumenti di comunicazione di massa. Lo sviluppo tecnologico ha garantito la parola a tutti e questo è un progresso, non deve essere inteso, come alcuni dicono, come un regresso sociale. Il fatto che possiamo ottenere maggiori informazioni su cose che, in passato, sfuggivano alla conoscenza dell’uomo, è un vantaggio.

E, allora, che fare?

Iniziare a dividere le cose della vita quotidiana in cose che possiamo controllare e su cui, quindi, è saggio soffermarsi e lavorare; e cose che non possiamo controllare e su cui, dunque, è meglio sorvolare. Questo modo di vedere le cose si riassume nella cosiddetta dicotomia del controllo, che non è una trovata moderna, bensì un concetto, che risale a diversi secoli fa, proprio della filosofia stoica. «Alcune cose sono in nostro potere, altre no», scriveva Epitteto, uno dei principali esponenti dello stoicismo prima di Seneca. Questa espressione riassume il concetto: le cose accadono e non possiamo controllarle, almeno non tutte (la maggior parte). Non possiamo controllare l’incidente stradale sulla provinciale, il ritardo del treno, la nostra reputazione. Persino quest’ultima, per quanto possa sembrare dipendere dai nostri comportamenti pubblici, in verità è il frutto dell’altrui percezione delle nostre azioni e quindi è quasi totalmente incontrollabile. Possiamo, invece, esercitare un controllo su tutte le nostre reazioni di fronte agli eventi della realtà. Un noto detto buddista recita: «se un problema può essere risolto, perché preoccuparsene? E se non può essere risolto, perché preoccuparsene?».

L’accettazione delle cose (così come sono) che non possiamo controllare e della loro più o meno naturale evoluzione è l’atteggiamento ottimale per una vita più serena.

Infatti, solo una volta accettato che una cosa è esattamente così come è, si soffrono meno le conseguenze e si possono controllare gli eventi correlati che dipendono dalla nostra volontà. Se accettiamo, per esempio, che domani pioverà, sappiamo già che non potremo impedirlo, men che meno potremo impedire l’ovvio fatto che la pioggia sarà bagnata e gelida, ma potremo invece procurarci un ombrello e vestirci caldi per non patire il freddo. Inoltre, non saremo sorpresi dal fatto che ci saranno le strade allagate, un gran traffico e che non potremo stendere i panni al sole. Questo ragionamento può applicarsi a tutte le cose della vita, per renderla più facile e più serena. Per gli stoici, una vita priva di sentimenti come la rabbia per il tempo uggioso o la tristezza per la fine di un amore, ossia una vita apatica, per intenderci, è una vita ideale. È chiaro che si tratta di un’utopia, un caso di scuola, un estremo irrealizzabile. I sentimenti, tuttavia, possono essere manovrati a nostro vantaggio, affinché non siano le nostre passioni a manovrare noi.E allora, se nel mondo esplode una guerra, una guerra crudele, ingiusta, spietata, dobbiamo immediatamente ripetere a noi stessi che non è in nostro controllo, non è colpa nostra, che non possiamo sentirci in difetto perché non la stiamo combattendo noi.

Trattasi di un fatto umano totalmente fuori dalla portata della nostra voluntas.

Questo non vuol dire essere menefreghisti o passivi verso la vita, significa apprendere innanzi tutto la nostra impotenza verso le cose che sfuggono al nostro controllo, al fine di non sentirci responsabili di tutto, ma soprattutto allo scopo di non lasciarci sopraffare dai sentimenti negativi che ci procurano le notizie di morte e di tristezza. Partendo dall’accettazione degli eventi incontrollabili e di tutte le loro conseguenze, possiamo stabilire che cosa potere fare concretamente per migliorare la nostra condizione e quella degli altri, senza deprimerci o temere di non potere fare abbastanza. Oppure rassegnarci, che la rassegnazione non è sempre un sentimento negativo. A volte è necessaria.

Non possiamo e non dobbiamo per forza sapere tutto, fare di tutto, dire su tutto.

Proviamo dunque a stilare una lista, a fine giornata, delle cose che ci sono successe o che abbiamo visto o sentito, suddividendole in cose che possiamo controllare e cose che non possiamo controllare. Poniamo, allora, il focus sulle prime, cercando di capire in che modo abbiamo esercitato il controllo e in che modo avremmo potuto esercitarlo. Poi, guardiamo alle seconde e accettiamole per come sono. Infine, decidiamo come reagire a tutte le circostanze della vita. Sembra difficile, forse talvolta lo è, magari può apparire irrealizzabile, ma vale la pena provarci. È sorprendente scoprire quanto un maggiore stoicismo possa migliorarci la vita. Per un maggiore approfondimento sul tema, consiglio il Manuale di Epitteto. 


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