LArea Didattica dei professori di lingue a Ragusa si riunisce e prende posizione contro il mancato finanziamento dei 400000 euro, un tempo promessi dal Consorzio Ibleo. La Facoltà è dunque nuovamente a rischio malgrado gli accordi politici presi
Di nuovo sullorlo del baratro
Parole, parole, parole.
Parole soltanto parole, è proprio il caso di dirlo, quelle che in pubblica sede il sen. Battaglia, a nome del Consorzio Ibleo, aveva pronunciato davanti alla stampa e davanti alle studentesse e gli studenti di lingue, nell’assemblea del 17 marzo.
Il Consorzio, in quell’occasione, aveva garantito un finanziamento di 400000 euro senza i quali la Facoltà di lingue di Ragusa non può andare avanti.
L’Area Didattica si ritrova di nuovo nel pieno dell’incertezza, in un vortice che comprende questi famosi 400000 euro, oggi mancanti; il piano didattico da approvare per l’anno accademico entrante; il nuovo piano didattico che entrerà in vigore nell’a.a. 2010-2011 secondo la legge 270 e che, in base agli accordi tra Rettore e Consorzio, deve essere discusso entro settembre, altrimenti la Facoltà a Ragusa chiude bottega.
Giunge notizia che la Facoltà di Giurisprudenza preferirebbe ritirarsi da Ragusa in vista della 270, lasciando andare avanti le Facoltà di Lingue e Agraria.
La situazione è paradossale: il Consorzio pretende le Facoltà nel territorio e queste declinano l’offerta per cattiva amministrazione delle risorse.
Altrettanto contraddittoria sembra la scelta di aver chiuso Medicina per aprire una convenzione con l’Università di Messina, senza dare alla Facoltà di Lingue quei 400000 euro che le permetterebbero una sopravvivenza dignitosa.
Ed ecco che si ritorna indietro come i granchi: alla dott.ssa Martorana, impiegata presso la biblioteca Zipelli, è nuovamente scaduto il contratto e senza i 400000 euro è chiaro che la Zipelli chiuderà di nuovo con tutti i disagi che ne conseguono per le studentesse e gli studenti: l’unica biblioteca fornita verrebbe di nuovo chiusa, mentre la biblioteca di facoltà ha pochi volumi e non può comprarne altri per mancanza di fondi (anche quelli, un tempo, largamente promessi).
E questo è solo uno degli scenari che si profilano da settembre in poi.
I docenti allora scuotono la testa e scrivono un documento che ha un valore chiaramente politico: se Lingue a Ragusa deve rimanere aperta, il Consorzio universitario deve garantire i servizi necessari al personale docente e agli studenti. Viceversa nessun docente è disposto a lavorare in condizioni disastrate a discapito della propria dignità.
Tutto sta al Consorzio e alle scelte politiche che farà: non dare il finanziamento adesso, oltre a una grande perdita di credibilità sulle promesse di pagamento future, potrebbe comportare una effettiva difficoltà a fare partire i corsi per il prossimo anno.
Il Preside incalza “il rinnovo dei contratti su Ragusa è bloccato fino a settembre, visto che non c’è un euro da poter spendere”.
Chiaramente da parte della classe politica dirigente deve venire un impegno concreto fondato sul finanziamento sostanziale delle facoltà nel territorio, facendo a meno dei cortei in piazza in cui si declamano buone intenzioni e ottimi propositi, puntualmente smentiti dai pessimi risultati.
Il fatto che per tanto tempo i docenti universitari si siano lamentati delle condizioni in cui lavorano per il mancato finanziamento all’università iblea dovrebbe far riflettere la cittadinanza sull’impiego del denaro pubblico e sul modo in cui vengono gestite le risorse: qualunque contribuente di buon senso dovrebbe indignarsi davanti alle sagre di salsicce, cipolle, cavati, ravioli e chi più ne ha più ne metta, frattanto che un progetto universitario di grande livello culturale viene maltrattato e ridotto sull’orlo del baratro.
Alla riunione dei professori il grido più doloroso viene da arabo. La professoressa Cassarino dichiara che la mancanza di fondi adeguati va a colpire soprattutto gli insegnamenti dell’Orientalistica: arabo a Ragusa a queste condizioni avrà, infatti, difficoltà a rinnovare i contratti dei professori di madre lingua, specie per quelli che vengono dall’estero.
Da Napoli in giù non c’è nessuna facoltà in Italia che abbia una specialistica in lingue orientali, questo ha portato a Ibla studenti di varie provenienze: Catania, Palermo, Messina, Reggio Calabria. E tanto dovrebbe essere già di per sé un motivo sufficiente per il Consorzio Ibleo a investire su lingue e a portare avanti il progetto su Ragusa.
A causa del deficit finanziario che si preannuncia per l’anno prossimo, la Facoltà è dunque costretta a chiedere a dei professori a contratto di fare lezione a costo zero – cosa umiliante per qualunque lavoratrice e lavoratore – e a fare dei tagli sull’offerta formativa, limitando dunque la scelta delle materie e la varietà degli insegnamenti.
Alcuni professori si faranno carico di insegnamenti affini per cercare di mantenere le materie fondamentali per il bene delle studentesse e degli studenti, tuttavia la facoltà non può continuare a esistere in condizioni così precarie.
Tocca nuovamente agli studenti fare sentire la loro voce. Il rappresentante degli studenti, Paolo Pavia, promette di prendere azioni concrete a settembre, dopo la pausa estiva, se prossimamente la situazione non si sarà risolta.
Una proposta potrebbe essere quella di organizzare una giornata di studio che parli di Università e territorio, in modo da coinvolgere la cittadinanza e fare intervenire in prima persona le istituzioni competenti che dovrebbero garantire il finanziamento della facoltà e non lasciarla soffrire in una situazione di incertezza e di precarietà che colpisce la dignità di professori e studenti.