Di nuovo in piazza i disabili  «Dal Comune nessuna risposta»

È tornata in piazza Pretoria, a quasi un mese di distanza dall’ultima manifestazione, la Rete dei centri socio educativi, che rappresenta le circa duecento famiglie con disabili che vivono a Palermo. Chiedono al Comune assistenza e programmazione, due fattori determinanti per chi fa i conti ogni giorno con barriere non solo architettoniche, ma anche sociali. Una programmazione organica e globale dei servizi dedicati alle persone disabili e alle loro famiglie. L’istituzione da parte del Consiglio comunale di un capitolo di bilancio dedicato ai servizi semi residenziali per le persone con disabilità grave e gravissima. Chiedono anche l’applicazione dell’articolo 14 della legge 328/2000 sui piani personalizzati per gravi e gravissimi, la realizzazione di servizi essenziali e la rimodulazione della legge regionale 11/2010 (ex Tabella H) per consentire alle organizzazioni di familiari l’accesso al contributo regionale a sostegno delle attività. 

«Non è ammissibile che una città come Palermo porti le persone con disabilità a manifestare proprio davanti il luogo che rappresenta il cuore della città. Dalla prima manifestazione (14 maggio, ndr) ad oggi non ci sono state risposte» dice Giusi Scafidi, consigliere comunale e presidente della quarta commissione consiliare. «Il Piano di zona del distretto socio sanitario non più rinnovato – continua -, nessun capitolo di spesa nei bilancio di previsione del Comune: sono queste alcune delle situazioni mai affrontate e per cui diversamente abili e famiglie hanno chiesto, anche oggi, una risoluzione in tempi brevi». 

«Da tre anni non riceviamo un euro» spiegano le famiglie presenti oggi davanti il Comune. «Non sono state trovate soluzioni di continuità per la Rete dei centri socio educativi per disabili: da ben tre anni nessun finanziamento garantisce e sostiene le attività socio-educative, che le organizzazioni della Rete dei Cse, con senso di responsabilità sociale e civile, stanno portando avanti, con mille difficoltà e in forma ridotta, autotassandosi e con il sostegno dei familiari già profondamente segnati dalla vita stessa». Giusi Scafidi ha chiesto che l’assessore alle Attività sociali del Comune venga a relazionare in aula sull’argomento. 

L’esponente della Giunta Orlando, Agnese Ciulla, spiega di aver chiesto un incontro alla Regione, perché i fondi sono anche di competenza regionale e snocciola i numeri dell’impegno del Comune a supporto delle persone con disabilità. Un programma di finanziamento triennale (2013-2015) che prevede, ad esempio, lo stanziamento di oltre 12 milioni per il Piano di zona per l’intero distretto socio sanitario 42, di 690mila euro per l’inclusione socio lavorativa per persone disabili. E ancora oltre 1,6 milioni per i centri socio educativi per disabili e 300mila per gli operatori d’appoggio. Per il buono socio-sanitario sono previsti, invece, quasi 3 milioni di euro e 2 milioni per l’assistenza domiciliare. Con i fondi di bilancio 2014, invece, è stato finanziato il trasporto per persone disabili (500.000 euro), i ricoveri  delle comunità alloggio per disabili mentali (917.711,41 euro) e l’assistenza domiciliare per persone con disabilità grave (244.175 euro).

Ma i rappresentanti della Rete dei Cse criticano la mancata istituzione di «un tavolo interistituzionale fra il Comune, la Regione e il terzo settore come ci era stato promesso – dichiarano i rappresentanti della Rete dei Cse -. Non è stato convocato alcun ente del privato sociale che opera con la disabilità, né alcun familiare, al fine di concretizzare la disponibilità espressa dall’assessorato comunale alla Cittadinanza sociale durante il sit-in del 14 maggio. Per questo, sostenuti da altre organizzazioni del settore, abbiamo deciso di scendere nuovamente in piazza, per far sentire la nostra voce e chiedere ancora una volta al sindaco e al presidente della Regione siciliana, in quanto garanti della salute pubblica, di farsi carico delle drammatiche criticità del territorio connesse alla disabilità».


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