Di Battista, l’Isis e il secolo americano

LE VISIONI ORGANICISTE DELLA STORIA HANNO PRODOTTO SEMPRE INTOLLERANZA

 

di Aldo Penna

L’articolo del deputato cinquestelle Di Battista ha scatenato molte reazioni, alcune fondate, altre pretestuose. Anche il blog di Grillo comincia a ospitare riflessioni che stanno ridimensionando le affermazioni dell’esponente grillino. Il tenore d’insieme dello scritto è quello dell’entusiasta. Dell’uomo che ha scoperto segreti nessi storici che si riverberano sulle cronache politiche recenti e li vuole raccontare, anzi gridare. Naturalmente come accade a molte ricostruzioni, c’è il pericolo della visione manichea. Di Battista non è immune e sembra che la prediliga. Nel passare i rassegna i colori del mondo, attuale e passato, ha iscritto tra gli uomini neri gli Stati Uniti, la Francia e l’Inghilterra, responsabili di gran parte, se non di tutti, i conflitti che hanno insanguinato l’ultimo secolo di storia nel medio oriente.

Di Battista tralascia di considerare che ogni fase storica ha avuto momenti di dominio e divisione di influenza. Alle spartizioni mediorientali tra Francia e Inghilterra, si dovrebbero includere quanto avvenuto nella vicina Russia: la nascita delle repubbliche sovietiche, la presa dei paesi baltici, l’annessione delle regioni caucasiche. O la politica espansionista del Giappone con l’occupazione di Corea e Manciuria.

Dopo il secolo francese e il secolo inglese, viviamo dentro il secolo americano con le sue luci e le sue ombre.

Cile, Argentina, Brasile, quando questi paesi sono caduti sotto le dittature militari favorite dagli USA il modo intero rispose con grandiosi movimenti di protesta e qualcosa all’interno della politica americana per quella zona del mondo riuscì a cambiare. Quando l’Unione sovietica invase prima l’Ungheria e poi la Cecoslovacchia per piegare i governi comunisti revisionisti , le grandi proteste nei paesi europei non servirono a nulla.

Nella ricostruzione storica Di Battista passa in rassegna gli intrighi americani sottacendo quelli sovietici: i missili a Cuba, l’invasione dell’Afganistan, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, i gulag, il finanziamento del terrorismo internazionale, l’Etiopia, le guerre africane. Esattamente come nel secolo francese e nel secolo inglese con guerre combattute a ogni angolo del globo, la politica di potenza si è dispiegata in tutta la sua forza e il contrasto tra i due imperi, americano e sovietico ha riempito il mondo di ogive nucleari.

Il giudizio sull’attacco all’Afghanistan da parte di Di Battista è singolare: “un paese con delle leggi antitetiche rispetto al nostro diritto ma che con il terrorismo internazionale non ha mai avuto a che fare”. Dimenticando di dire che era un paese occupato da Al Qaida con operazioni guerrigliere e ridotto alla legge coranica fondamentalista, con una regressione al medioevo della società, la cancellazione di ogni conquista civile nella parità dei sessi e nell’emancipazione femminile ottenuta dai movimenti indipendentisti nei decenni precedenti

Mentre da un lato auspica i processi formativi delle nazioni su basi etniche, dimenticando che nella ex Iugoslavia questi stati sono sorti dopo una guerra contro il panslavismo dei serbi, dall’altro critica l’intervento in Libia contro Gheddafi, conseguenza della dura repressione delle primavere arabe o la fine di Saddam che hanno lasciato i loro paesi e le varie etnie senza il tallone di ferro che le comprimeva. Entrambe le figure viste benefiche garanti dello statu quo.

Infine parlando dell’Isis, l’autoproclamato stato islamico, li confonde con le resistenze armate di formazioni politiche che lottano contro le dittature e per l’affermazione della libertà, non distinguendo la natura profondamente antidemocratica, persecutoria delle religioni e delle etnie praticata dall’Isis nei territori che controlla.

Sempre parlando dell’Isis e per paradosso citando il terrorista che si fa saltare in aria, non riflette sul fatto che il debole stato iracheno non è paragonabile a un regime oppressivo, che i curdi vi convivono pacificamente e che con ben altri mezzi avrebbero potuto far valere le ragioni della minoranza sunnita.

Le ricostruzioni “organiche” della storia hanno avvelenato il passato e contribuito al sorgere di visioni intolleranti e settarie. Non è con queste premesse che è nato il movimento 5 stelle, non è per queste ragioni che il 25% degli italiani lo ha votato. Se questa è la visione i sogni di alternativa ai malesseri italiani svaniranno. E le aristocrazie dei privilegi, timorose del loro rigore riformatore, potranno dormire sonni tranquilli.


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