Depuratori, l’Europa chiede sanzioni per l’Italia Su 80 agglomerati fuori regola 51 sono in Sicilia

L’Italia in questi quattro anni non ha fatto il suo dovere in merito al trattamento delle acque reflue e la Commissione europea chiede nuove sanzioni per il nostro Paese. Sono scesi da 109 a 80 gli agglomerati urbani in infrazione, di questi 51 sono in Sicilia. Si tratta di città, centri urbani, insediamenti privi di depuratori e di rete fognaria o dove gli impianti non funzionano, arrecando gravi danni all’ambiente. A causa di questa situazione la Commissione chiede alla Corte di giustizia europea di imporre all’Italia il pagamento di 60 milioni 699mila euro e una penale giornaliera pari a 346mila 922 euro. 

Già nel 2012 la Corte aveva sanzionato l’Italia, per aver violato il diritto dell’Ue non avendo assicurato la raccolta e il trattamento adeguati delle acque reflue urbane. Da allora solo 29 posizioni sono state sanate. Le irregolarità riguardano ancora sette regioni: Abruzzo (un agglomerato), Calabria (13 agglomerati), Campania (sette agglomerati), Friuli-Venezia Giulia (due agglomerati), Liguria (tre agglomerati), Puglia (tre agglomerati) e Sicilia (51 agglomerati). «La mancanza di adeguati sistemi di raccolta e di trattamento – denuncia la Commissione europea – pone rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino».

Per affrontare l’emergenza, nel febbraio 2015 il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha commissariato, relativamente a questa materia, i Comuni siciliani inadempienti, colpevoli di non aver speso somme, messe a disposizione da Bruxelles, pari a 1 miliardo 161 milioni di euro. Per guidare la speciale task force è stata scelta l’assessora all’Energia Vania Contrafatto, mentre l’Anticorruzione nazionale avrebbe dovuto controllare gli appalti. I primi interventi avrebbero dovuto coinvolgere 45 impianti in 27 Comuni. 


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