Centro Culturale Zo, 19 gennaio 2007. I Delta Saxophone Quartet suonano ancora a Catania, in omaggio a uno dei gruppi storici della scena psichedelica degli anni '70, i Soft Machine, accompagnati da uno dei suoi più singolari protagonisti, il bassista Hugh Hopper- Ritorno alla psichedelia (classica) di Valentina Miraglia
Delta Saxophone Quartet live @ Zo
Li avevamo visti due anni fa al Teatro Sangiorgi di Catania, anche in quelloccasione impegnati in un workshop con gli studenti catanesi. Li ritroviamo questanno al centro culturale Zo, allinterno della rassegna Etnafest. Stiamo parlando dei Delta Saxophone Quartet, un quartetto di fiati il cui alito spira sulla scena musicale mondiale.
Guidati dai Saxophone, la prima esibizione tocca ai giovani strumentisti catanesi, alcuni provenienti dal conservatorio, altri semplicemente attratti dal progetto di workshop musicale. La collaborazione dei Delta con gli studenti, anche questanno riuscitissima, è ormai una prerogativa del gruppo che da tempo porta avanti un progetto di musica partecipativa in cui limprovvisazione e la creatività hanno come risultato un cocktail di estrosità musicale.
Un set di percussioni, due bassi, uno xilofono e soprattutto strumenti a fiato: unorchestra di giovani musicisti guidata dal quartet la cui performance non è affatto male.
È la volta del grande quartetto che da solo cattura lattenzione di un pubblico davvero numeroso. Quattro strumenti, tutti fiati: un sax soprano, uno alto, un tenore e un baritono, eppure non sembra mancar niente ai loro suoni. Ci regalano lunghi pezzi, fra jazz e psichedelico, fra il classico e il rock melodico, azzarderei.
Uno di loro presenta al pubblico il secondo brano: Floating words. Qui gli strumenti sembrano rincorrersi in unelegante danza di suoni. Sembra quasi di poter vedere figure di note danzanti: un sax-donna rincorso da tre corteggiatori impertinenti: le altre tre trombe. Ritmi veloci e incalzanti si trasformano poi in tocchi leggeri, timbri carezzevoli, dolci note.
È la volta di un pezzo Quite German, così ce lo presentano, annunciando al pubblico che è ora to wake up. E ci svegliano e come, fra suoni che ricordano schiocchi di dita e colpi di tip tap . Sconvolgente, incredibilmente unico.
Un pezzo che annuncia un gusto dichiaratamente ispirato a un gruppo degli anni 70, i Soft Machine, è il preludio allingresso, applauditissimo, del grande Hugh Hopper, leccezionale special guest, basso dei Soft Machine. Solo un paio di pezzi col bassista, e questa è lunica delusione: ci salutano troppo presto, ma con la sensazione di aver assistito ad un concerto davvero straordinario.