Era il 29 novembre 2014 quando il corpo del piccolo Lorys Andrea Stival, otto anni, veniva ritrovato senza vita in fondo ad un canalone in contrada Mulino Vecchio, a Santa Croce Camerina. Era l’inizio del giallo e di un circo mediatico che ha visto defilarsi solo Davide Stival, il papà di Lorys. Lui ha accettato un’unica intervista, poi si è chiuso in un silenzio volto a proteggere il suo secondogenito, tutto ciò che rimaneva della sua famiglia. Adesso quel silenzio viene rotto da Nel nome di Lorys – La verità per i miei figli, edito da Piemme e scritto a quattro mani da Simone Toscano, giornalista Mediaset e volto di Quarto Grado e da Daniele Scrofani, il legale di Davide. Il libro, la cui prefazione è firmata da Gianluigi Nuzzi, è diviso in quattro parti: un’inchiesta su quanto accaduto il 29 novembre 2014 e su cosa abbia fatto Veronica nelle ore precedenti, una lunga intervista a Davide, il contributo di Scrofani, e infine una ricca sezione dedicata ai documenti e agli atti del processo, alcuni dei quali inediti.
Un lavoro partito dagli appunti di Davide Stival e sfociato nel racconto del suo rapporto con Lorys e della sua vita sin dal momento dell’incontro con Veronica Panarello. «In questa storia – dice il giornalista Toscano – si è detto tutto e il contrario di tutto, ma Lorys a volte è rimasto sullo sfondo. Da qui il silenzio di Davide. Di lui è stato detto che ha abbandonato subito la moglie, è stato addirittura messo in contrapposizione al fedele marito di Anna Maria Franzoni, quando in realtà ha resistito anche quando le prove contro la moglie hanno iniziato ad essere tante e forti, e ha mollato solo dopo circa un anno, quando lei ha cambiato versione per l’ennesima volta, passando dall’incidente domestico con le fascette alla relazione con il suocero Andrea, teoria alla quale Davide non ha mai creduto e non crede nemmeno oggi».
Tra i documenti inediti del libro ci sono anche le ricerche condotte da Toscano sul web che lo hanno portato a scoprire che, alcuni giorni prima del delitto, Panarello aveva fatto una ricerca sul tema della violenza sui bambini e aveva anche messo dei like su Facebook a post inerenti questo tema. E poi un’analisi approfondita dei tabulati telefonici che, per il giornalista, scagionano completamente il papà di Davide dalle accuse non solo di essere l’amante della nuora, ma anche da quelle, ben più pesanti, di pedofilia.
Nella lunga intervista a Davide Stival, si parla di Veronica, del rapporto difficile di lei con la sua famiglia e, in particolare, con la mamma. «Davide racconta tanti episodi, anche inediti, che messi uno dopo l’altro (cosa che non aveva mai fatto prima) danno davvero molto su cui riflettere. Il passato di questa donna – continua Toscano – è costellato di situazioni davvero spiacevoli, e l’unica ancora di salvezza per lei è stato proprio il rapporto con Davide. Quest’ultimo, nonostante tutto, continua a dire che lei comunque è stata una brava madre e una buona moglie, per questo non aveva mai avuto il sentore che qualcosa non andasse nella sua famiglia. Alcuni atteggiamenti gli sembravano strani, ma li aveva sempre affrontati singolarmente e non aveva mai pensato che questa catena di drammi potesse sfociare nella tragedia». Qualche settimana prima dell’omicidio, Veronica Panarello aveva provato a ricontattare il suo vero padre dopo anni ed era stata rifiutata. Altro elemento da non sottovalutare, insieme alla rabbia di essersi sentita cercata dalla madre solo per soldi.
«Siamo rimasti per giorni chiusi nella mia casa al mare in estate – racconta l’avvocato Daniele Scrofani -. Per scrivere questo libro abbiamo rispolverato tutte le carte e notato che non sempre alcune hanno avuto il risalto che avrebbero meritato. La mia parte in Nel nome di Lorys si chiama Oltre la toga e racconta di questo mio rapporto con Davide nato come professionale e che si è pian piano trasformato in personale e amichevole. Nonostante la tragedia questo è un libro di speranza. Davide non si abbatte e riesce a vedere una luce oltre tutto questo buio».
Per il legale, aver assunto la difesa di Davide «è stata una esperienza straordinaria sia sotto il profilo professionale, perché si è trattato di una vicenda giudiziaria di impatto enorme, ma anche umano. I drammi di Davide li ho vissuti sulla mia pelle ogni giorno, ogni volta che ci sentivamo o ci incontravamo per analizzare tutti gli atti con attenzione. Davide è un grande uomo, non certo il credulone che ha messo la sua vita nelle mani degli inquirenti, come qualcuno ha voluto far credere. Quest’uomo ha subito la perdita di un figlio, poi gli hanno detto che l’assassina era la moglie, poi addirittura che il padre aveva una relazione con la moglie. Credo che un dramma più grande non sia immaginabile, una persona normale sarebbe impazzita, lui invece è riuscito a vedere il lato positivo, il futuro, grazie al figlioletto Diego, e riesce ancora a sorridere».
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