Circa cento studenti delle sedi distaccate di Ragusa, Modica, Siracusa e Caltanissetta hanno manifestato ieri presso la sede del Rettorato dell'Ateneo di Catania. Tra urla, fischietti e molta disinformazione, il Rettore ha ricevuto una delegazione di quattro studenti, scontenti per non aver potuto portare in Senato Accademico le loro richieste
De-centro di gravità permanente
Erano poco più di un centinaio, ma da far impallidire la Curva Nord del Calcio Catania. E’ partita ieri pomeriggio alle tre la protesta in Rettorato degli studenti delle sedi decentrate dell’Università etnea: Ragusa, Modica, Siracusa e Caltanissetta. Più consistenti i primi due gruppi, decisamente sparuti gli altri.
Fischietti spacca-timpani, urlatori professionisti, insulti più o meno creativi: sicuramente tanta rabbia e la voglia di sapere quale sarà il loro futuro accademico.
A farla da padrona è stata però la disinformazione: “il Consorzio di Ragusa ha pagato, o forse no?”, “Voci di corridoio dicono che il Rettore si sia rimangiato la proposta di tutorato a Modica”, “Ma noi di Caltanissetta che c’entriamo?”, “E Siracusa? Non doveva essere il quarto polo?”. Questi i commenti random dei ragazzi, che erano lì ieri per chiedere garanzie sul loro diritto allo studio e sul sereno approdo della loro carriera accademica. I ragazzi sono confusi e spaventati e non sanno più a chi rivolgersi. Allora bussano di nuovo alla porta del Magnifico, il numero uno dell’Ateneo che – a parer loro – li ha messi in questo ‘guaio’.
Dopo una trionfale entrata nel cortile del palazzo in piazza Università la folla ha iniziato a vagare alla ricerca della propria preda: il rettore Antonino Recca, appellato con diversi e variopinti epiteti. Sbagliando strada, infilandosi in stretti corridoi, ha finalmente raggiunto la porta chiusa dietro la quale si svolgeva il Senato Accademico. Lo scopo della delegazione di quattro studenti – uno per sede – che il Rettore aveva promesso di ricevere era quello di entrare nell’aula per far verbalizzare le proprie richieste. Niente da fare, la porta resta chiusa.
Su e giù per le scale, intanto, i ragazzi hanno avuto modo di fare la conoscenza di diversi personaggi, ingaggiando svariate lotte verbali. Prima un gruppo di segretari in preda all’amnesia che sembravano non ricordare più il numero telefonico a cui contattare il Rettore, prontamente urlato da un consigliere di facoltà: unica novità, adesso sappiamo che il Magnifico parla con Wind. Altri correvano a barricarsi negli uffici. C’era poi il professore Lucio Maggio che, a causa della scarsissima diplomazia dimostrata nell’arginare la foga dei ragazzi, ha guadagnato una serie di insulti il cui apice sembra essere stato: “Ma non assomiglia a quello del tg4? Ma chi? Emilio Fede!”.
A Senato concluso è finalmente arrivato il grande momento. Il rettore Recca ha infatti ricevuto la delegazione e la stampa presente: Mario D’Asta per Ragusa, Marco Mastriani per Siracusa, Simone D’Angelo per Modica e Saro Sardella per Caltanissetta. Nessuna novità rispetto alle spiegazioni e alle proposte che aveva già esposto nella conferenza stampa di venerdì scorso: a Ragusa tutto fermo, ma c’è certezza per il terzo anno; la insolvente Caltanissetta vede a rischio il già attivo tutorato, che verrà invece istituito per l’ultimo anno a Modica; e a Siracusa possono star tranquilli almeno ad Architettura. L’invito del Rettore, che oggi incontrerà il ministro Mariastella Gelmini, è stato quello di rivolgergli solo domande ‘pratiche’, a cui ha dato risposte schiette, usando il suo proverbiale dono della sintesi: “A Modica abbiamo già vinto il decreto ingiuntivo, ma cosa vi veniamo a pignorare, le chiese? E che ce ne facciamo? Però non possiamo nemmeno continuare così”. Una su tutte.
L’unico momento di tensione si è avuto quando il delegato di Siracusa, dimentico della sua carica aggiuntiva di consigliere comunale che il Magnifico già conosceva, ha tentato di rivolgere al “professore” – che poi sarebbe il Rettore – una domanda in politichese: e i toni sono diventati concitati. Il delegato ragusano intanto abbandonava la stanza, stanco e deluso da un Recca provocatore, pare. La seduta viene sciolta, tra accuse di poca disponibilità da parte dei ragazzi e la richiesta di stile da parte del Rettore, che ha sottolineato come non avesse certo incontrato gli studenti per contrattare con loro l’eventuale chiusura. “Dovete capire che nemmeno io sono fatto di ferro”, si giustifica il Rettore. E nemmeno onnipotente, si potrebbe aggiungere.
Insoddisfatti quindi i ragazzi, che volevano essere ricevuti durante il Senato Accademico per avere risposte scolpite sulla pietra, o quantomeno scritte e firmate sulla carta. E dopo un paio d’ore di indecisione sull’andare o restare – e magari occupare – le porte del Palazzo Centrale si sono chiuse alle loro spalle. Ma era solo un arrivederci, magari anche a domani, dopo che si conoscerà l’esito dell’incontro del Rettore con il Ministro Gelmini.