Il 10 gennaio all’auditorium del monastero dei benedettini ha avuto luogo il nuovo incontro della convenzione per la pace; il tema affrontato è stato toccante ed emozionante per tutti. Danilo Dolci: memoria e utopia.
L’iniziativa si è aperta col film-documento sulla vita di Danilo Dolci, scene commemorative, scene forti dove si evidenziava la sua intenzione di voler per la prima volta in Sicilia, cominciare a costruire qualcosa anzichè distruggere, così come da tempo avveniva. Il suo modo di combattere l’ipocrisia, l’omertà, la fame, la miseria era basato sulla non-violenza, che non si intende come passività, rassegnazione, ma anzi grande attività, repressione, rifiuto delle teorie avanguardistiche, e uso di metodi di lotta funzionale, questo era per lui, e poi lo diventò per tutti, lottare.
“La Sicilia e l’India sono per qualche verso messe a confronto, solo che lì si rispetta a volte anche un piccolo essere quale la formica, qui da noi ad uno schiaffo non si porge l’altra guancia, ma si carica la lupara” questa una delle sue tante frasi che scorrevano durante la proiezione del film, parole che sono state poi raccolte in delle opere, perchè oltre ad essere una persona attivamente impegnata era anche un poeta e pensatore. Un uomo pieno di grinta e vitalità che, sceso da Trieste nell’isola, risulta un personaggio scomodo per molti al potere. Le sue iniziative gli valgono sia il sostegno di molti comitati di solidarietà in Italia e all’estero (che lo candidano per ben 3 volte al premio Nobel per la pace) sia denunce, processi e arresti.
Nel 1970 crea Radio Libera, che, a differenza delle altre stazioni radiofoniche, non aveva un palinsesto da seguire, ma dava voce al popolo, ai suoi desideri, alle sue speranze, alle sue realizzazioni concrete. La radio clandestina aveva sede presso palazzo Scalia e, quando venne scoperta, i giovani di Partinico (Pa) crearono una barriera umana per evitare l’arresto di Dolci e dei suoi collaboratori.
Un uomo che aveva un grande cuore e che forse in pochi ricordano veramente: ecco perché a rendergli il giusto omaggio ci ha pensato il regista Alberto Castiglione, nato in Sicilia ma residente nel veneto, al quale sono riuscita a fare qualche domanda.
Da dove nasce l’idea di un film su Danilo Dolci?
L’idea nasce dalla non-conoscenza di questo personaggio che ha operato in Sicilia, la mia terra. Mio padre me ne parlò per la prima volta; si conobbero e da allora i suoi racconti su di lui erano appuntamento serale ormai fisso. Poi mi padre morì e così ho pensato di rendere onore a lui e al suo amico di avventure.
Ha già trovato il produttore?
Sì, è Rean Mazzone; abbiamo già finito di scrivere la sceneggiatura e speriamo di concludere il tutto tra poco più di un anno.
Ha pensato chi interpreterà il personaggio di Danilo Dolci, a chi affidare il ruolo?
No, ancora niente casting, ma sicuramente un attore siciliano.
La storia? Gli intrecci? Gli eventi?
Questo è tutto top secret, ti dico solo che non basterebbero 10 documentari per mettere insieme la vita di Danilo Dolci, e che il lavoro sotto questo punto di vista è stato arduo. La scelta, la selezione, insomma speriamo di esserci riusciti!
In sala qualcuno ha affermato che rendere Santo la figura di Danilo Dolci è assolutamente errato, lei come pensa di comportarsi al riguardo?
La vita di Danilo Dolci è già cinema, e sicuramente un “Santo”, quindi il difficile è umanizzarlo, renderlo persona comune, e ciò si può fare forse scavando nell’ intimo, nel personale.
Il dibattito è stato molto interessante e sono intervenuti in molti, ci si è soffermati parecchio sul termine Utopia prima e concreto poi, proprio per mettere in rilievo questo doppio aspetto di Dolci, questa doppia faccia di una stessa medaglia.
Educare è un compito faticoso, impegnativo, perché significa far crescere dentro, interiormente, qualcuno. Lui ci ha creduto, facendo di questa prima grande utopia una realtà.
“La creatività non si trasmette. Ma ognuno incontrando l’occasione di poterla sperimentare, può accendersene”
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