Dall’album di famiglia, storia di rinascita di nonna Maria «Ho avuto la forza di rialzarmi e di ricominciare a vivere»

«Ho aperto gli occhi e ho avuto la forza di rialzarmi e di ricominciare». A raccontarmi la storia della sua rinascita è mia nonna Maria. Tutto ha avuto inizio da alcune fotografie ritrovate sfogliando vecchi album impolverati. Un modo per vincere la noia in questi giorni di quarantena da coronavirus che mi ha fatto scoprire un pezzo di storia speciale della mia famiglia.

Fotografie dai colori sbiaditi che, se non fossero stampate su carta, diremmo che a renderle antiche è il tocco di qualche filtro di Instragram. Una casa arredata con tanti dettagli, una tavola apparecchiata a cui siedono, sorridenti, un uomo e una donna. Fuori dalla finestra, un panorama di un luogo che non riconosco. Così chiedo a Maria, la mia bellissima nonna di cui riconosco i tratti nella giovane dello scatto, di raccontarmi la storia che sta dietro quelle immagini

Siamo nel lontano 1990 in un piccolo paesino in provincia di Roma. Una ragazza di nome Maria a soli vent’anni aveva lasciato la sua famiglia a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, per andare a vivere proprio lì, a Ciampino, con l’uomo della sua vita, Gaetano. Lui lavora per delle ristrutturazioni interne delle banche di Santo Spirito come dirigente falegname. «Un marito generoso e premuroso, sempre sorridente e fedele alla sua famiglia», racconta Maria. Dopo tanti anni di sacrifici quella piccola casa era diventata la loro e lì passano gli anni più belli della loro vita. Arriva anche la loro figlia Tiziana, mia madre. 

«Ero felice e mi sentivo protetta», dice Maria che all’epoca era una casalinga felice di esserlo. «Mi piaceva che in casa si respirasse sempre un bel calore familiare – continua – e mi divertiva cucinava piatti deliziosi». Passano così diciotto anni. Maria decide di tornare per un periodo in Sicilia dai parenti. È in quei giorni che svanisce la sua felicità: Gaetano, suo marito, muore all’improvviso per un ictus. «Non sapevo più cosa fare, una parte di me era completamente spezzata. Le mie giornate erano sempre buie – ricorda la donna – Camminavo nel vuoto di una famiglia sciolta non credendo più a nulla». 

Ogni giorno Maria si guardava allo specchio e non vedeva più la donna che era prima. Non riusciva più né a mangiare né a dormire, non sorrideva più. Non aveva più la sua famiglia. «Pensavo fosse tutto finito. Eppure, col passare del tempo, mi resi conto che una buona ragione per rialzarsi esisteva. Così ho aperto gli occhi e ho avuto la forza di rialzarmi e prendermi cura della mia unica ragione di vita, mia figlia».

Maria si rende conto di non potere più rimanere chiusa in quel tormentoso e triste incubo. Decide così di lasciare la casa di Ciampino e di trasferirsi con sua figlia a Palazzolo Acreide. «Sapevo che lì ad aspettarmi pronta ad accogliermi a braccia aperte e a starmi vicino c’era la mia famiglia d’origine», racconta. Oggi, Maria ha ricostruito la sua vita. Ha creduto in sua figlia – mia madre – e oggi è qui a raccontarmi questa storia che mi ha insegnato come si può rinascere

Anastasia Alibrio, 12 anni.
Vincitrice della seconda edizione del 
premio letteriario-artistico I vicoli di Fava


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