Dalla terra del sol levante, il Kojiki arriva in Italia

Lunedì 14 Maggio, presso la nostra facoltà, si è tenuta la presentazione del Kojiki, il libro curato e tradotto dal professore Paolo Villani, docente di Giapponese presso la nostra Università.

Tra gli intervenuti, indubbiamente spiccavano due nomi, quello di Silvio Vita, docente presso la facoltà di Roma La Sapienza, e quello di Giorgio Amitrano, esperto traduttore,  noto per essere colui che traduce per la casa editrice Feltrinelli i romanzi di Banana Yoshimoto, e docente presso   l’Orientale di Napoli.

La presentazione verteva sulla traduzione di una delle opere più antiche, pilastro portante della letteratura giapponese, il Kojiki appunto.

Il professore Villani si è dedicato per diversi anni alla traduzione di quest’opera, con l’obbiettivo di renderla accessibile anche al pubblico italiano.

Del Kojiki esistono ovviamente delle altre traduzioni, ma per quanto riguarda la  versione italiana ne “esisteva” solo una, ormai difficilissima da trovare, che risale a molti anni fa.

Si potrebbe dire che il lavoro affrontato dal professore Villani sia stato un lavoro ex-novo, in quanto ha richiesto da parte sua una lunga riflessione riguardante il metodo di traduzione, poiché aspirava a ridurre al massimo le perdite, inevitabili, quando si parla di traduzione e soprattutto di traduzione di opere antiche come questa.

“Kojiki”, significa letteralmente “vecchie cose scritte” o “cronaca di antichi eventi”. Quest’opera rappresenta il più antico documento letterario della storia nipponica, infatti narra la storia del Giappone e della famiglia imperiale dalle origini sino al regno dell’imperatrice Suiko (intorno al 554-628). È divisa in tre libri, scritta in giapponese antico, ovvero un misto di giapponese e cinese, e compilata intorno al 712 dal nobile Ō-No-Yasumaru, su richiesta dell’imperatore Tenmu.

Questo libro, in un certo senso, legittimerebbe la preminenza politica del clan Yamato (una delle più antiche dinastie giapponesi) sugli altri.

Il Kojiki inizia con il racconto mitologico della creazione del Cielo e della Terra, e vengono inoltre narrate le origini mitologiche del Giappone, della dinastia Yamato e delle maggiori famiglie nobili e le vicende delle varie divinità.

Quindi si capisce benissimo come sia particolarmente difficile da tradurre, visto che si devono riuscire a rendere tutte la varie sfumature caratterizzate da elementi tipici della storia e della cultura giapponese più antiche.

Per quanto riguarda la riuscita del lavoro del professore Villani, stando ai giudizi positivi ricevuti il giorno della presentazione, non ci sono dubbi che si tratti di un lavoro svolto alla perfezione.

Durante l’incontro, grazie anche all’intervento dei docenti Vita e Amitrano, si è parlato di tecniche della traduzione, un argomento molto caro a noi studenti di Lingue, e soprattutto di come sia difficile per un traduttore ridare voce agli autori di opere che sono state scritte secoli e secoli prima e di come si possa riuscire a rendere dei termini appartenenti alla lingua di partenza nella lingua d’arrivo, quando in quest’ultima non vi è nessun corrispettivo.

Ancora sono pochi i libri, appartenenti alla cultura giapponese antica e moderna, ad essere stati tradotti per noi, pubblico italiano: molti testi sono accessibili solo in versione inglese. Quindi è rassicurante vedere che pian piano le cose stanno cambiando, ovvero si sta iniziando a tradurre sempre più testi nipponici. Un segno positivo perché si tratta di un altro modo, molto importante, di capire e conoscere, tramite lo strumento della lettura, parte del mondo giapponese.


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

«Ricordate che in tutti i tempi ci sono stati tiranni e assassini e che, per un certo periodo, sono sembrati invincibili, ma alla fine, cadono sempre, sempre». È da un aforisma del mahatma Gandhi che ha preso spunto l’avvocata Alessandra Furnari nella sua discussione durante il processo per l’omicidio volontario aggravato di Emanuele Scieri, il parà siracusano 26enne in servizio militare trovato cadavere nell’agosto del 1999 […]

«Una macchina di imbrogli e di sotterfugi manzoniana che si è sviluppata sull’esigenza di un costrutto che doveva raccontare un’altra versione dei fatti». Così il procuratore di Pisa Alessandro Crini ha definito la ricostruzione da parte dell’esercito di quanto accaduto all’interno della caserma Gamerra nell’agosto del 1999 nel corso della sua requisitoria a cui è […]

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo