Sono almeno una ventina le grandi opere sparse tra Palermo e provincia che procedono con una lentezza esasperante. Una via crucis il cui prezzo, in termini di disagi, ricade interamente sui palermitani. A partire dalle opere simbolo di questo andazzo
Dal passante all’anello la lunga lista delle incompiute Strade e ferrovie: che il 2019 sia l’anno della svolta?
Per un altro anno che volge a termine sono tanti i cantieri che rimangono ancora incompiuti. E, a voler tracciare un bilancio, la sensazione è che di passi in avanti se ne siano fatti veramente pochi. Sono almeno una ventina, infatti, le grandi opere sparse tra Palermo e provincia che procedono con una lentezza esasperante. L’anello e il passante ferroviario i più noti ma anche lo scorrimento veloce Palermo-Agrigento e il raddoppio ferroviario della Fiumetorto-Cefalù-Castelbuono solo per citarne alcuni. Una via crucis il cui prezzo, in termini di disagi, ricade interamente sui palermitani. A partire dalle opere simbolo di questo andazzo: passante e anello. Ma proprio per queste due opere, contraddistinte da numerosi colpi di scena, negli ultimi mesi si è registrata un’improvvisa accelerazione. Soprattutto per la prima.
È di pochi giorni fa, infatti, l’annuncio della Rete Ferroviaria Italiana del raddoppio dei binari fra le stazioni di Palermo Centrale e Palazzo Reale Orleans. Rfi ha completato finalmente le opere civili al 95 per cento per un investimento complessivo, per la realizzazione della nuova linea che collega la stazione di Palermo Centrale con l’aeroporto Falcone e Borsellino, di circa 1,1 miliardi di euro. All’appello, però, mancano ancora altre tre stazioni: Kennedy-Capaci – da gennaio dovrebbero riprendere i lavori per essere completati entro il 2019 – e le altre due fermate in prossimità di via De Gasperi e di via Papireto, in zona Palazzo di Giustizia. Rimangono da sciogliere, ancora, i nodi della fermata di viale Lazio e, soprattutto, di vicolo Bernava.
Tra pochi giochi si saprà se sarà Sis a completare i lavori della galleria, in seguito alla rescissione del contratto con Rfi. Dopo l’addio della società l’opera, per un valore di 15-18 milioni di euro, dovrà necessariamente essere riappaltata. Se tutto procederà senza intoppi, nel primo trimestre del 2019 sarà pronto il bando di gara e i lavori potrebbero ripartire a fine 2020 e portati a termine nel 2022. Un capitolo a parte, invece, merita il cantiere dell’anello ferroviario che da oltre tre anni tiene in ostaggio i residenti di via Amari e ora anche di piazza Castelnuovo, lavori giunti nemmeno a un quarto del totale (23 per cento). Fino a oggi sono stati spesi circa 30 milioni su un totale dell’opera di circa 130, ma i ritardi sono imputabili a diversi fattori.
Da un lato, ci sono stati e continuano a esserci notevoli difficoltà per la disponibilità delle aree che sono tutte pubbliche. Dall’altro c’è il rebus riguarda che riguarda il dopo-Tecnis. Dopo una lunga vicenda giudiziaria – l’ex colosso delle costruzioni di Catania è dall’8 giugno 2017 in amministrazione straordinaria secondo la Legge Marzano – la vicenda potrebbe aver un epilogo felice. A rivelarlo il commissario straordinario Saverio Ruperto che nei giorni scorsi avrebbe ricevuto un’offerta da parte di Pessina Costruzioni di Milano per l’acquisto dell’intera azienda. Una soluzione che consentirebbe di salvaguardare tutto il personale e la continuità di tutti i cantieri in cui la Tecnis è impegnata. E secondo Rfi, stabilito il nuovo cronoprogramma, nel giro di due anni sarebbe possibile completare tutte le opere in superficie che interessano la circolazione, e poi iniziare i lavori di scavo.
Ma i guai legati a cantieri ferroviari non riguardano solo la città: anche in provincia la musica non cambia. Il caso più emblematico riguarda gli interventi per il raddoppio ferroviario della Fiumetorto-Cefalù-Castelbuono, inaugurata nel 2012 e finanziata con 940 milioni di euro. A creare maggiori grattacapi la variante nel tratto che da Cefalù Ogliastrillo porta a Castelbuono. Altra nota dolente i lavori di ammodernamento che interessano lo scorrimento veloce Palermo-Agrigento. Sono passati oltre 17 anni dall’inizio dei cantieri ma i lavori sono lontani dall’essere terminati.
A gettare un’ombra la notizia dello stato di crisi annunciato da Cmc di Ravenna che detiene l’80 per cento delle quote di Bolognetta Spca, l’azienda che ha in appalto i lavori. A partire dal 17 dicembre, infatti, ha annunciato la volontà di sospendere i 130 dipendenti, mettendoli in ferie obbligate, ma i sindacati degli edili si sono opposti. Gli interventi in questo tratto, che riguardano 33 chilometri della tratta Palermo-Agrigento, sono iniziati quattro anni fa e caratterizzati fin dall’inizio da stop e inevitabili rallentamenti con disagi per i pendolari. Sul caso è a lavoro anche il governo nazionale che ha garantito un intervento deciso nei prossimi giorni.