Una mozione sottoscritta dal consiglio comunale di Aci Catena per dare risonanza alla crisi della Dacca e salvare i suoi 130 lavoratori. Il documento è arrivato venerdì in aula, dove – davanti a una cinquantina di lavoratori – si è discusso dello stato attuale dell’azienda, che ha cessato la sua attività da circa due settimane per mancanza di commesse. A gravare sulla situazione è anche la direttiva europea che dal 2021 bandisce la plastica usa e getta, comprese – ovviamente – le stoviglie monouso prodotte dall’azienda acese. «Con questa mozione vogliamo sensibilizzare i Comuni limitrofi, perché la Dacca non ha dato lavoro soltanto ai catenoti – fanno presente tutti i consiglieri nei loro interventi -, ma anche a molti residenti di tutto l’hinterland. Dopodiché intendiamo portare la questione ai tavoli del governo nazionale».
L’obiettivo del Consiglio comunale, infatti è quello di sensibilizzare il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio affinché «trovi una soluzione che non si fermi soltanto alla cassa integrazione, ma faccia ripartire l’azienda – sottolineano -. Della questione deve farsi carico anche l’Europa: in alcuni Paesi ci sono stati aiuti di Stato per salvare le aziende. Il governo italiano poi si è preso carico della crisi di alcune imprese nostrane: anche la Dacca dovrebbe avere lo stesso trattamento, perché ha esportato i suoi prodotti in tutta Italia e all’estero: la sua crisi potrebbe facilmente essere quella di tutte le aziende del settore».
Il Comune di Acireale è sembrato da subito sensibile alla questione. Il sindaco acese Stefano Alì la settimana scorsa ha parlato con gli operai dell’azienda, e la prossima settimana l’argomento arriverà in Consiglio. Mentre il primo cittadino di Aci Catena, assente alla seduta di venerdì, dopo l’incontro con i lavoratori di giorno 7 giugno ha inoltrato una lettera per chiedere un tavolo con il prefetto di Catania Claudio Sammartino, con il presidente della Regione Nello Musumeci e con i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico. L’incontro a Palazzo Minoriti è stato fissato per il 19 giugno. Al tavolo, insieme al sindaco, agli altri membri della giunta e agli operai, dovrebbero sedere anche i vertici dell’azienda e i sindacati.
Frattanto, i soci di Dacca non hanno ancora portato i libri contabili in tribunale: questo passaggio non permette ancora di dichiarare ufficialmente il fallimento dell’attività. Mentre gli operai continuano a navigare in un mare di incertezze: «Noi continuiamo ad andare in azienda tutti i giorni, facciamo i turni anche senza lavoro: tra i colleghi c’è un po’ di nervosismo, ma alla fine cerchiamo di essere compatti, discutere e cercare soluzioni – dichiara il dipendente Salvatore Principato a MeridioNews -. Aspettiamo gli esiti dell’incontro col prefetto. Non sappiamo perché l’azienda non ha portato i libri in tribunale: loro dicono che ancora ci sono ancora dei passaggi contabili da chiudere».
Solidarietà arriva anche dalla giunta comunale catenota, rappresentata in aula dall’assessora Flavia Fortino, dall’assessore Angelo Russo e dal vicesindaco Giovanni Pulvirenti. Russo, che detiene la delega alle Finanze e ai tributi contesta la norma dell’Unione Europea: «L’Europa mette al bando solo alcuni tipi di plastica, ma ne rimangono in circolazione altri settanta tipi: dalla plastica per le bottiglie, a quella di tutti i flaconi – afferma -. Direi che è una norma anti stoviglie». Mentre l’assessora alle Attività produttive si sofferma sul dramma economico e sociale che con la chiusura dell’azienda colpisce l’intero territorio. «Quello di cui stiamo parlando è un fatto sociale: la Dacca va preservata, non abbiamo il potere di fare qualcosa, ma abbiamo il dovere di portare la vostra voce a chi di competenza», dichiara Fortino. «Contiamo molto su ciò che farà la proprietà – conclude – auspicando che ci saranno i margini per convertire l’azienda e farla ripartire».
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