Da Ciancio all’Udc, 15 domande a Crocetta L’ex sindaco risponde a Valter Rizzo

Appoggi politici, pubblicità a pagamento, ambiente. Sono alcuni dei temi delle 15 domande poste dal giornalista siciliano Valter Rizzo sul Il Fatto Quotidiano.it al candidato Pd-Udc alle prossime elezioni regionali siciliane Rosario Crocetta. Un’intervista a distanza sul modello delle dieci domande di La Repubblica all’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma in questo caso le riposte sono arrivate.

Rosario Crocetta può smentire di avere sostenuto, insieme a Giuseppe Lumia e Antonello Cracolici, l’appoggio del Partito democratico al Governo regionale guidato da Raffaele Lombardo? Ha mai chiesto ufficialmente che il Pd – dopo la richiesta di rinvio a giudizio di Lombardo per concorso esterno in associazione mafiosa – chiudesse l’esperienza di governo?
«Io non ho mai votato né in Assemblea né in Direzione regionale del Pd l’adesione al governo Lombardo. Addirittura quando nel Partito democratico si voleva sfiduciare il segretario regionale Giuseppe Lupo, che avrebbe voluto ritirare l’appoggio al governatore, non ho presenziato al voto evitando così che lo stesso Lupo fosse sfiduciato. Quanto alla permanenza o all’uscita dalla giunta siciliana, per me fa fede l’intervista pubblicata su La Sicilia l’11 giugno 2011 nella quale affermo che “politicamente con Lombardo non si può prendere neanche un caff蔻.

Come mai a Cefalù, durante l’unico confronto tra i candidati, Crocetta non ha mai attaccato Gianfranco Miccichè e non è mai stato attaccato da quest’ultimo?
«Nel corso dell’incontro di Cefalù il condirettore del ‘Giornale di Sicilia’, Giovanni Pepi, ha rivolto due domande chiedendo a ogni candidato una risposta. Sul palco, assieme a me, erano presenti Gianfranco Miccichè, Nello Musumeci, Claudio Fava, Mariano Ferro, Davide Giacalone e Giancarlo Cancelleri. La prima questione sollevata si riferiva all’utilizzo dei fondi europei e alla scommessa fin qui persa dalla Regione siciliana nell’impegno di spesa e negli investimenti. La seconda, di carattere più generale, riguardava la legalità. Io non ho attaccato nessuno, e sono rimasto fino alla fine del dibattito, perché il battibecco da salotto televisivo non rientra nel mio stile. Sin dall’inizio di questa campagna elettorale sono stato pesantemente attaccato, anche sul piano personale, ma non ho risposto allora e non risponderò mai. Io voglio parlare di politica».

Crocetta può smentire davanti agli elettori di aver stretto un accordo con Gianfranco Miccichè?
«Non solo lo smentisco, ma non ne ho mai parlato. Se poi si imbastisce una strumentalizzazione politica perché due candidati indossano una cravatta di colore simile, neanche prendo in considerazione la risposta. Faccio notare che un eventuale patto Micciché-Crocetta è frutto della sua fantasia, come ammesso dallo stesso leader di Grande Sud in due recenti interviste (Giornale di Sicilia e Fatto Quotidiano)».

Crocetta lei ritiene che la sua scelta di imbarcare nella sua squadra e nelle sue liste candidati vicini al discusso movimento dei Forconi e uomini del Pdl, oltre che esponenti del movimento di Lombardo come Lino Leanza o l’ex assessore Russo sia coerente con un progetto di cambiamento “rivoluzionario” della Sicilia?
«Non ho candidato alcun esponente del cosiddetto movimento dei Forconi. L’assessore Massimo Russo non sarà candidato, come ha egli stesso confermato in varie interviste. Lino Leanza è a capo di un movimento (Famiglia, lavoro e solidarietà) federato con l’Udc e che con il suo abbandono ha dimostrato il processo di disgregazione che sta vivendo il movimento autonomista. In virtù di ciò, non capisco perché si pongano a me queste domande e non si interroghi l’IdV che sta “imbarcando” uomini provenienti dall’Mpa, come Carmelo Lo Monte, fino a qualche settimana fa capogruppo del partito di Lombardo alla Camera dei Deputati. Tutti i candidati che entreranno a far parte della mia lista, così come quelle del Pd e dell’Udc, firmeranno un codice etico. Abbiamo stabilito che in lista saranno presenti solo candidati in regola con la normativa antimafia».

Ritiene corretto e coerente che lei, pur di vincere e governare, chieda i voti di sinistra per poi comporre una squadra di governo e una maggioranza parlamentare di destra o peggio?
«Quando sarò presidente governerò con i partiti della coalizione che sostengono la mia candidatura. Se all’indomani del voto, il dato elettorale dovesse evidenziare l’assenza di una maggioranza, mi rivolgerò ai tanti deputati onesti che i siciliani sicuramente eleggeranno. Ritengo che la stessa domanda debba essere posta anche agli altri».

Può smentire di aver liquidato, quando era sindaco di Gela, 80 mila euro di fondi pubblici a Klaus Davi, incaricato di curare la sua immagine?
«Il signor Sergio Mariotti, conosciuto come Klaus Davi, non era mio consulente personale per l’immagine. La sua collaborazione era unicamente riferita a varie campagne per la valorizzazione dell’immagine della città di Gela. Da sindaco ho avvertito fortemente la necessità di rilanciare la credibilità di una città devastata. La collaborazione con Mariotti ha consentito di aumentare il numero delle presenze turistiche».

Come concilia Crocetta il suo sbandierato impegno per i diritti civili, a cominciare di quelli delle coppie gay, con l’alleanza con un partito come l’Udc, braccio armato in politica delle gerarchie vaticane?

«Io da presidente continuerò senz’altro la mia battaglia per i diritti civili nell’ambito delle possibilità normative della Regione. Tra queste non è prevista quella di legiferare su argomenti che non sono di sua diretta competenza. Sui diritti non mi sembra che l’Udc si sia dimostrata il braccio armato di chicchessia avendo deciso di sostenere un candidato gay e dimostrando assenza di pregiudizi».

Crede che gli elettori per bene del Pd possano accettare di votare per un candidato come lei, sostenuto dal partito dell’Udc che ha fornito più imputati e galeotti in Sicilia. Come giudica Casini che va a trovare Cuffaro in carcere a Rebibbia?
«L’Udc siciliana, negli ultimi due anni, ha compiuto un percorso di rinnovamento di cui va dato atto al segretario Gianpiero D’Alia. Quanto ai cosiddetti “cuffariani” non è superfluo ricordare che questi, in gran parte, hanno scelto di aderire al Pid di Saverio Romano. Per completare la risposta, aggiungo che dei fatti privati di Pier Ferdinando Casini non mi interessa nulla».

Rosario Crocetta quando lei era sindaco di Gela sostenne la protesta contro i magistrati che avevano sequestrato gli impianti del Petrolchimico; impianti che ammazzavano con i loro veleni gli operai e i suoi concittadini. E’ sempre convinto dello slogan “meglio morire di cancro che morire di fame”?
«Smentisco su tutta la linea le dichiarazioni che mi vengono attribuite. In occasione di quello sciopero, che io ricordo bene perché sindaco di Gela, mi rivolsi direttamente ai lavoratori chiedendo loro di sospendere la protesta perché a mio modo di vedere non si sciopera contro la magistratura. Può testimoniarlo anche il gip che all’epoca seguì la vicenda e che mi ringraziò per il sostegno ai magistrati che arrivò da me e dall’amministrazione che guidavo. Quanto alla vergognosa frase che mi viene attribuita, ribadisco ancora una volta che si tratta di una falsità messa in giro da qualche “amico” di SeL».

Crocetta lei si è schierato a favore della realizzazione del rigassificatore a Melilli, voluto fortemente da Ivan Lo Bello e da Confindustria Sicilia in una zona ad altissimo rischio sismico e industriale. Sa a chi appartengono i terreni limitrofi al rigassificatore, che sarebbero enormemente valorizzati grazie alla “catena del freddo”?
«Io non mi sono schierato a favore di nulla. Ho detto in un’intervista che in una zona dove l’ambiente è compromesso e non vengono rispettate le condizioni di sicurezza, il progetto del rigassificatore non si può discutere. Questo non significa essere favorevoli».

Chi finanzia la campagna elettorale di Crocetta? Può smentire che ambienti confindustriali abbiano finanziato o stiano finanziando in vario modo la sua campagna elettorale?
«Non c’è alcun “ambiente” confindustriale che sta finanziando la mia campagna elettorale. Attorno a me ci sono amici, c’è il Pd, l’Udc e il mio impegno economico personale. Copriremo i costi con una sottoscrizione con la quale chiameremo a contribuire i sostenitori e ho già aperto un conto corrente trasparente e accessibile a tutti. Sono cifre normalissime, classiche di una campagna elettorale».

Come mai l’editore Mario Ciancio, sul quale si attende la pronuncia del Gip per concorso esterno in associazione mafiosa, ha deciso di sostenere apertamente Crocetta con il suo giornale e le sue televisioni? Lei può smentire di aver fornito garanzie “politiche” a Ciancio su suoi affari? Ciancio fa parte dei suoi “grandi elettori”?
«Non ho rapporti diretti con l’editore Mario Ciancio di nessun tipo. Come molti italiani leggo i giornali e non mi sogno di chiedere agli editori se voteranno per me».

Crocetta la pagina elettorale su La Sicilia l’ha pagata a prezzo pieno (80 mila euro)? Se sì chi le ha dato tanto denaro? Se ha invece avuto uno sconto, perché Ciancio – di solito attaccatissimo al denaro – diventa così generoso con lei?
«La vendita delle pagine elettorali de La Sicilia, così come quelle degli altri quotidiani regionali, è gestita da una concessionaria molto nota. Il loro costo, secondo una tabella standard, non arriva a 5.000 € per pagina. Si tratta di tariffe stabilite prima dell’inizio della campagna elettorale a disposizione di ciascun candidato interessato a firmare lo stesso accordo commerciale. Va da se che se le pagine in questione costassero veramente 80.000 €, non avrei potuto comprarle perché molto al di sopra delle mie possibilità».

Come giudica la sistematica e costante censura di Ciancio nei confronti del suo avversario Claudio Fava?
«E’ un problema che Claudio Fava ha con Mario Ciancio. Io non ne sono a conoscenza, chiedete a loro».


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