Il caso del centralino dell’Asp Catania arriva al governo. Il deputato Cantone al ministro: «Preoccupati per i lavoratori e dubbi sul servizio»

«Si chiede di sapere se il ministro sia a conoscenza dei fatti e quali valutazioni ne tragga». La gestione del call center per la prenotazione delle visite (Cup) dell’Asp di Catania arriva al governo nazionale. Tramite un’interrogazione a risposta scritta, da parte del deputato alla Camera del Movimento 5 Stelle Luciano Cantone, rivolta al ministro della Salute Orazio Schillaci. Tra operatori a partita iva – ma con badge e turni – e il progetto di esternalizzazione del servizio ai privati, già approvato dall’assessorato regionale. Passaggi, raccontati da MeridioNews, che Cantone riassume nella sua interrogazione, concludendo con alcune domande rivolte al ministro. Per chiarire le «legittime preoccupazioni circa la tutela dei lavoratori coinvolti» e i «dubbi sulla sostenibilità economica e sull’efficacia del ricorso al privato», si legge nell’atto.

Al momento, il centralino del Cup dell’Asp di Catania è gestito da operatori reclutati da una graduatoria risultante da una selezione pubblica, nell’estate del 2023, per dei posti con contratto a tempo determinato. Dopo l’assunzione di poco più di cento unità – gli unici posti disponibili in pianta organica, secondo la risposta dell’Asp di Catania alla nostra testata -, dislocati nelle farmacie territoriali della provincia, altri selezionati vengono chiamati per gestire il call center. Ma con «contratti di collaborazione con partita Iva, con un compenso di circa 10 euro l’ora e turnazioni pianificate direttamente dalla stessa Asp», riassume Cantone nell’interrogazione. Oltre ai badge per il controllo degli orari. Una soluzione tampone, rispondono dall’Asp, nell’attesa di poter esternalizzare il servizio ai privati, tramite bando o convenzioni Consip, ossia la piattaforma di acquisto di beni e servizi delle pubbliche amministrazioni.

Ma «l’adozione di forme di lavoro precarie o improprie (partita Iva per attività continuative e organizzate
dalla committenza) solleva legittime preoccupazioni circa la tutela dei lavoratori coinvolti – rileva Cantone -, i livelli occupazionali, le condizioni previdenziali e il rispetto della normativa in materia di lavoro subordinato e appalti pubblici». Oltre ai «dubbi sulla sostenibilità economica e sull’efficacia del ricorso al privato per un servizio essenziale e continuativo, la cui qualità può incidere in modo diretto sulla fruibilità del sistema sanitario da parte dei cittadini». Motivi per cui il deputato pentastellato chiede al ministro di sapere se, innanzitutto, sia a conoscenza della situazione. E se abbia riscontro delle spiegazioni dell’Asp: dalla carenza di posti regolari in organico per il Cup al controllo della forma contrattuale, passando per «le ragioni ostative a una eventuale integrazione o riallocazione interna dell’organico».

Mentre, sulla esternalizzazione imminente ai privati, Cantone chiede di sapere se «sia stata condotta una comparazione tra gestione interna ed esternalizzata del servizio in termini di costi, efficacia, qualità percepita dagli utenti e stabilità occupazionale». Così come «quali strumenti di monitoraggio della qualità del servizio siano stati previsti in caso di affidamento a soggetto privato», tra standard minimi, eventuali penali e trasparenza con gli utenti. Il deputato chiede, infine, conferma di quanto riferito dall’Asp di Catania a MeridioNews circa l’obbligo, indicato dall’assessorato regionale, di procedere a rendere davvero interno il servizio entro 12 mesi. E, in caso, come ci si stia muovendo nel concreto, «assicurando la salvaguardia occupazionale del personale attualmente impiegato», conclude Cantone.


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