Un rumore fortissimo, poi la polvere e le macerie, i feriti e il corpo senza vita della pensionata 85enne Agata Strano. Sono passati 67 giorni da quando in via Crispi è crollato parte di un palazzo di tre piani per l’esplosione di una bombola di gas. Sulla vicenda c’è un fascicolo aperto affidato dalla procura di Catania alla squadra mobile etnea. In quelle carte, almeno per il momento, sono due le persone iscritte nel registro degli indagati. Un abitante, il 60enne Arturo Russello rimasto gravemente ustionato, e l’uomo che gli ha venduto la bombola incriminata. Lungo via Crispi intanto si prova a tornare alla normalità: la strada è stata riaperta al traffico veicolare anche se il palazzo resta sventrato e sotto sequestro a disposizione degli inquirenti. Delle macerie non c’è invece traccia. Sono state tutte rimosse e accumulate, come testimoniano le foto fornite da un lettore, in uno slargo nei pressi dell’autoparco comunale della nettezza urbana alla zona industriale di Catania, in contrada Pantano d’Arci.
Si tratta di una grande quantità di materiale che per diversi giorni è stato intoccabile. Transennato e monitorato giorno e notte da alcuni piantoni dei vigili urbani. In mezzo ci sono pezzi di intonaco ed effetti personali degli ex inquilini. «Sono stati tolti i sigilli da circa 15 giorni, per questo motivo non ci sono più i nostri agenti a presidiare l’area», racconta a MeridioNews il comandante della polizia municipale Pietro Belfiore. Tolte le transenne però le macerie adesso sono incustodite in attesa che qualcuno le porti via. Un lavoro che non sarà semplice perché prima bisognerà catalogare e separare tutto quello che si trova in mezzo. «Provvederemo quanto prima – spiega al nostro giornale l’assessore all’Ecologia Rosario D’Agata – Prima però dobbiamo capire se c’è un responsabile». Non è chiaro chi si sia occupato di trasportare tutto il materiale da via Crispi alla zona industriale. Per chiarire questo passaggio abbiamo provato a chiedere, senza successo, al direttore del settore Ecologia Leonardo Musumeci.
Nel palazzo saltato in aria a lavorare per diversi giorni è stata la società Lucia costruzioni srl di Santa Venerina. Ditta che il 21 marzo ha ricevuto l’affidamento diretto per i lavori di somma urgenza per «intervenire senza indugi per la messa in sicurezza dell’edificio», si legge in una delibera della direzione Lavori pubblici e protezione civile. A firmarla è il responsabile unico del procedimento Marco Romano. Prima di affidarsi all’azienda di costruzioni, con stanziamento in bilancio di 34mila euro, il Comune si era rivolto ai proprietari dell’immobile. «A loro è stata fatta una diffida per mettere tutto in sicurezza in 48 ore ma ovviamente non era assolutamente possibile», racconta a MeridioNews Sergio Mario Mazzeo, amministratore del condominio del civico 111 di via Crispi. «Successivamente si è proceduto all’affidamento per dei lavori che sono stati già ultimati». Nello specifico l’azienda si è occupata di «rimuovere le parti pericolanti, puntellare alcuni punti della struttura e in particolare quelle di contatto tra i due condomini, oltre a rimuovere le macerie», conclude Mazzeo
L’area in questione, quella del crollo, adesso è interamente recintata perché ancora sotto sequestro da parte della procura etnea. Il palazzo è comunque visibile dalla strada e resta sventrato e quasi del tutto vuoto a eccezione di alcuni infissi. Sull’immobile è stata effettuata una perizia per riuscire a capire la dinamica dei fatti e l’ipotesi più accreditata dai magistrati resta quella dell’omicidio colposo e disastro. Oltre alla pensionata morta sul colpo dopo alcune settimane la cronaca ha registrato un secondo decesso, quello della 69enne Rosaria Nicosia. La donna era stata ricoverata nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Garibaldi.
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