Ci sono i soldi per i solo primi quattro mesi del 2015. Il buco della Regione non è stato provocato dalla sanità. Ci vuole subito il muto da 2 miliardi di euro. E ci saranno adeguamenti e armonizzazioni della Sicilia con il resto del Paese.
Questa, in estrema sintesi, il senso della conferenza stampa tenuta stamattina a Palermo, nella sala stampa dell’Assemblea regionale siciliana, dall’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei.
Nulla di nuovo sotto il sole. L’assessore ha utilizzato toni garbati, ma si è guardato bene dall’illustrare i particolari di una manovra economica e finanziaria ancora tutta da delineare. Di fatto, il Governo regionale – per la prima volta nella storia dell’Autonomia siciliana – ha presentato un Bilancio di previsione per i primi 4 mesi. Rimandando il finanziamento degli altri otto mesi di vita della Regione a una stagione di improbabili quanto fumose riforme.
L’assessore non ha voluto quantificare il buco finanziario. Che, in realtà, già si conosce: oltre 5 miliardi di buco di cassa e 2 miliardi di buco di competenza. La novità è che, finalmente, un governante riconosce che di questi buchi non è responsabile la sanità siciliana, che è sana e che, anzi, quest’anno, dovrebbe incassare la premialità di circa 800 milioni di euro.
Il nostro giornale questa cose le scrive da settimane. Come ha detto, una decina di giorni addietro, in un’intervista a Meridionews l’ex assessore regionale al Bilancio, Franco Piro, i buchi del Bilancio vanno ricercati in altre branche dell’Amministrazione. La sanità è stata tirata in ballo dallo stesso Governo – ma non dall’assessore Baccei – dicendo che si tratterebbe di soldi che la Regione non avrebbe corrisposto alle Aziende sanitarie provinciali e alle Aziende ospedaliere. Le quali, a propria volta, si sarebbero indebitate con le banche.
Da qui la semplificazione di qualcuno che ha parlato, impropriamente, di buco della sanità siciliana. Che non c’è.
Contraddittoria la posizione dell’assessore sul mutuo da 2 miliardi di euro. Baccei ha detto che si dovrebbe fare entro l’anno. Ma poi ha spiegato che per recuperare gli altri otto dodicesimi dei soldi per coprire le spese della Regione da maggio fino a dicembre del prossimo anno bisognerà attuare una serie di riforme. «Senza queste riforme – ha detto – Roma non cvi aiuterà». E ha aggiunto: «Se la politica siciliana non attuerà le riforme necessarie, da maggio in poi non si potranno più pagare gli stipendi».
Domanda: ma se per completare il Bilancio 2015 bisognerà attuare le riforme, che senso ha far contrarre alla regione un muto da 2 miliardi di euro prima che queste riforme vedano la luce? Forse non ci sono i soldi nemmeno per i prossimi quattro mesi? Insomma: se Roma garantirà un aiuto solo dopo aver incardinato le riforme, perché l’Ars dovrebbe anticipare al Governo Crocetta – perché di questo si tratta – 2 miliardi di mutuo?
Altra domanda: in che cosa consisteranno queste riforme? Riguarderanno agricoltura (cioè i forestali), Territorio e Ambiente, Enti locali, Infrastrutture e attività produttive. Ci saranno tagli? «Ci saranno armonizzazioni», ha risposto Baccei. Che significa tagli, anche se addolciti con un’altra parola.
Chiediamo che ci saranno tagli per i dirigenti regionali, per il precariato, per i forestali e per i pensionati della Regione. Ma la musica – cioè la risposta di Baccei – è sempre la stessa: «Armonizzazioni».
A conti fatti, qualche notizia e molte parole. Come i fondi europei da spendere in maniera integrata e bla bla bla. Quidi la centrale per gli acquisti, naturalmente per risparmiare. Inutile chiedere notizie sul futuro delle società partecipate. L’assessore prima ammette che non conosce la situazione di tutte queste società. Poi aggiunge che si seguiranno le indicazioni della Corte dei Conti, si cercherà di tutelare i posti di lavoro e bla bla bla.
Che succederà? Giovanni Ciancimino, il decano dei cronisti parlamentari, ha ricordato che la manovra – compreso l’esercizio provvisorio – dovrà prima essere esaminata dalle Commissioni legislative di merito e poi dalla Commissione Bilancio e Finanze. Invece, come per magia, stamattina la manovra era già in Commissione Bilancio e Finanze, saltando le Commissioni di merito. Alla faccia del rispetto dei regolamenti parlamentari!
Le opposizioni, da parte loro, non dovrebbero avallare il muto da 2 miliardi di euro al buio: perché, di fatto, il Governo Crocetta torna a chiedere il muto da 2 miliardi senza che prima Sala d’Ercole abbia approvato Bilancio e Finanziaria. Il dubbio è che il Governo intenda acchiappare questi soldi, ben sapendo che a maggio la situazione possa precipitare. Perché come ha ammesso candidamente l’assessore Babbei oggi, senza le riforme non ci sono i soldi per pagare gli stipendi a partire dal primo Maggio del prossimo anno.
Poiché le riforme, al di là delle chiacchiere, non sono altro che tagli – sui forestali, sui dipendenti regionali, sui precari, sui Comuni, sulle società partecipate e via continuando – e poiché nessuno, a Sala d’Ercole, si prenderà la responsabilità di mandare a casa migliaia di persone, tanto vale arraffare subito questi 2 miliardi per un bel fine legislatura…
Non solo. E’ probabile che il 30 dicembre le opposizioni chiedano, regolamento dell’Ars alla mano (quel regolamento che stamattina è stato violato), le 48 ore canoniche per presentare gli emendamenti al disegno di legge sull’esercizio provvisorio.
Morale: con molta probabilità tutto verrà rinviato al prossimo anno.
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