Crocetta bis, Ferrante: “Dal PD spettacolo confuso”. Spicola: “Non c’era alternativa”

Lo spettacolo che ha offerto il PD siciliano in queste ore parla di un partito ormai a pezzi. L’accordo tra il Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta e Davide Faraone, braccio destro di Matteo Renzi in Sicilia, che ha messo all’angolo il segretario regionale, Fausto Raciti, ha fatto riesplodere polemiche destinate a crescere.

Raciti ha parlato chiaramente di “interessi di bottega” e chiede conto e ragione a Roma. E non è il solo:

“Ancora una volta noi democratici offriamo uno spettacolo confuso e privo di strategia politica ai nostri sostenitori, dando l’idea che le risorse investite da tanti uomini e donne siciliane per costruire un partito coerente, forte e concentrato sulla rinascita della Sicilia vengano vanificate da interessi di corrente». Parole di Antonio Ferrante, leader dell’area Bigbang in Sicilia e componente della direzione regionale del Partito democratico.

«Abbiamo fatto – continua Ferrante – primarie su primarie, per una svolta che sembra essersi fermata a Reggio Calabria, mentre in Sicilia tutto cambia perché tutto resti uguale, caminetti inclusi. Chi ha avallato l’ennesima operazione di “palazzo”, sappia che lavoreremo ancora di più, oltre ogni corrente ed etichetta, perché i nostri sostenitori, i tanti amministratori e dirigenti che si impegnano con le proprie forze sui territori, non debbano più vergognarsi del partito in cui credono. In questo senso auspico già domani in direzione nazionale un forte segnale da parte del Pd siciliano».

Difende, invece, la scelta dei renziani, Mila Spicola, vicesegretario regionale del PD Sicilia, è componente della Direzione Nazionale del Partito Democratico

“Colpo di mano? Non abbiamo avuto alternative. Sinceramente, alla vigilia della finanziaria che incombe, della massa di precari in bilico, delle imprese che aspettano decisioni,  non possiamo focalizzarci sui nomi e, ancora, sulle liti sui nomi.

La politica non può vivere di vertici che durano giornate intere, per settimane e mesi,  per poi rimanere allo stesso punto. Questo è incomprensibile. Dobbiamo focalizzarci sulle azioni: quali fare, come farle e perché.  Non si riuscirà a farle? Allora si andrà al voto. Anche questo lo abbiamo detto e ridetto: o si cambia o si vota. O si fa o si vota. Siccome nessuno ha voglia di andare a votare, abbiamo l’obbligo di governare e fare”.

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