La partecipata della spazzatura attraversa una fase complicata che potrebbe avere gravi conseguenze per gli operai precari. Malgrado la procedura di liquidazione, i netturbini chiedono quelle certezze occupazionali in cui sperano da anni
Crisi Mosema, la ribellione dei lavoratori a Mascalucia «Vogliamo i contratti, non possono dimenticarsi di noi»
«Anche se Mosema versa in stato di liquidazione, non accetteremo compromessi. Vogliamo la stabilizzazione dei contratti». Parla Nunzio Scilio, in passato operatore ecologico, oggi il portavoce dei suoi trenta colleghi precari. Le sue parole rimbombano davanti le porte del Comune di Mascalucia e descrivono la tormentata vicenda dei lavoratori interinali di Mosema spa. Cioè la ditta a capitale pubblico che si occupa della raccolta dei rifiuti nei centri di San Gregorio, Aci Bonaccorsi, Valverde, Pedara, Viagrande, Taormina e (fino a marzo) Mascalucia, entrata in una crisi che sembra irreversibile.
Da tre giorni gli ex Mosema presidiano l’ingresso del municipio per chiedere aiuto. I mancati rinnovi contrattuali rischiano di complicare di fatto la situazione di oltre trenta famiglie. Gli ultimi due vertici in prefettura a Catania, alla presenza del sindaco Enzo Magra, non sono bastati. «Entro quattro giorni dal primo incontro – spiega Scilio – Mosema avrebbe dovuto stilare una lista del personale avente diritto a ricoprire tra i 24 e i 28 posti». Quando l’accordo sembrava raggiunto ecco che la società, «come per magia – ironizza il portavoce – ha preso ancora tempo». Fallito il primo tentativo di conciliazione, nel successivo sarebbero state poi concordate nuove assunzioni entro la fine di giugno. «Non è chiaro però – spiegano gli interinali – se si tratterà di impieghi a tempo indeterminato o altri contratti a termine», e così a prevalere è ancora la diffidenza. «Per questo – aggiunge Scilio – siamo davanti al Comune per il terzo giorno consecutivo e intendiamo rimanere qui, giorno e notte, per tutto giugno».
L’allarme Mosema era scattato a dicembre 2018, nel corso di una riunione in aula consiliare a Mascalucia. L’allora amministratore delegato Salvatore Fazio – dimessosi circa venti giorni fa – parlò della drastica situazione della «grande macchina» che sembrava non avere più benzina a sufficienza per erogare normalmente i servizi. In quell’occasione, dal Comune erano arrivate rassicurazioni: qualunque decisione fosse stata presa, sarebbero state salvaguardate le posizioni dei lavoratori, ma già allora non era difficile comprendere come il destino degli interinali fosse appeso a un filo. La conferma, poi, è arrivata ad aprile, quando Mosema è stata messa in liquidazione. Qualche settimana prima era lo stesso Comune di Mascalucia a non proseguire nell’affidamento della nettezza urbana alla società. Dunque, un appalto e un’entrata in meno per la partecipata.
I lavoratori della spazzatura erano stati assunti con contratti a tempo determinato, ma i rinnovi si ripetevano di mese in mese, secondo quanto raccontano i manifestanti. «In base al Decreto dignità – sostiene Scilio – mancava ormai poco per far scattare l’assunzione di diritto, ma l’azienda ha deciso di mandarci tutti a casa fregandosene delle terribili condizioni economiche in cui versano alcuni di noi». Come Calogero, precario dal 2012, due figli sulle spalle e uno sfratto esecutivo da fronteggiare. Ci racconta di essere stato assunto cinque volte con contratto a tempo determinato, poi la sua esperienza in Mosema si è conclusa nel 2017. «Sono due anni che non porto uno stipendio a casa, ma a loro non importa».
Fra accuse sul presunto clientelismo dovuto a non meglio precisate influenze politiche su Mosema, e accuse sulla cattiva gestione dell’azienda, la protesta non si placa. «Staremo qui – annunciano in coro i precari – e se non verremo ascoltati, provvederemo con atti più gravi».