L'azienda sottratta alla mafia è in difficoltà già da prima del recente furto. Per risollevarsi, nel 2013 tenta l'acquisizione di altre due società sequestrate e aggiudicatarie dell'importante appalto. Respinto dall'Agenzia per i beni confiscati: «Il contesto catanese non la vuole», dice oggi il direttore Postiglione
Crisi La.Ra., lavori negati a ditta confiscata «Dovevamo costruire il parcheggio Sanzio»
«Se falliremo non sarà colpa dei 60mila euro di mezzi e materiali che ci hanno rubato. Ma dei progetti respinti. Come quelli per il parcheggio Sanzio di Catania». Così Innocenzo Mascali, dipendente della La.Ra., spiega a MeridioNews dopo il furto e i danneggiamenti subiti la scorsa settimana. Solo l’ultima difficoltà affrontata dalla ditta di impiantistica di Motta Sant’Anastasia che nel 2000 è stata confiscata alla mafia perché ritenuta nell’orbita del clan Santapaola-Ercolano. Da allora è passata sotto la gestione dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc). Ma, persa la commessa all’interno di Sigonella, l’azienda è entrata in una crisi gravissima. Dalla quale ha tentato di uscire anche con l’appalto per il parcheggio di viale Raffaello Sanzio. Un progetto avallato dalla procura etnea ma fallito per via dell’opposizione dell’Ansbc.
I guai della La.Ra. cominciano nel 2013. Quando l’azienda perde l’appalto per i lavori di manutenzione dell’impianto di aerazione nella base militare di Sigonella. Nel tentativo di risollevarsi, usa la propria liquidità per presentare nuovi progetti e rimettersi sul mercato. Nello stesso anno, su suggerimento della procura di Catania, la ditta chiede all’Anbsc l’autorizzazione all’acquisizione del ramo di azienda di due società, la Gidi e la Geco. Riferibili all’imprenditore Mariano Incarbone – oggi condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa – le due ditte avevano vinto l’appalto per la realizzazione del parcheggio interrato Raffaello Sanzio a Catania, ma vengono sequestrate. Se l’acquisizione fosse andata a buon fine, la La.Ra. avrebbe avuto l’incarico di realizzare la commessa assegnata a Gidi e Geco.
«Un lavoro che per cinque anni avrebbe garantito lo stipendio a tutti gli operai – spiega Mascali – ed entrate per svariati milioni di euro all’azienda». Ma l’Agenzia dà parere negativo «senza fornire spiegazioni». Con un nuovo appalto, i lavori vengono invece affidati – come rivelato dall’inchiesta di MeridioNews – alla Catania Parcheggi spa. Formata per l’un per cento dal consorzio cooperative Ciro Menotti con sede a Ravenna e per il 99 per cento dalla palermitana Final spa, di Filippo Lodetti Alliata, re delle aree di sosta, indagato dai magistrati milanesi nell’indagine Expo 2015. Sollevata la vicenda e dopo un esposto di ArgoCatania alla procura etnea, il sindaco Enzo Bianco annulla l’appalto e invia agli uffici giudiziari tutto l’incartamento. Ancora oggi i lavori sono fermi e, come riporta il sito ArgoCatania, la ditta ha presentato un ricorso contro il Comune per oltre 13 milioni di risarcimento.
Sono passati due anni dalla richiesta avanzata dalla La.Ra ma Rosaria Laganà – ex dirigente dell’Anbsc, adesso prefetta a Pordenone – ricorda ancora le ragioni che portano all’acquisizione negata: «Mancava un piano industriale chiaro per realizzare il parcheggio». Nella relazione presentata al consiglio direttivo dell’Agenzia – che si esprime all’unanimità – si legge che «il capitale dell’azienda era di pochi soldi rispetto al costo dei lavori». Opere peraltro di natura diversa rispetto a quelle di cui la La.Ra. si era occupata fino ad allora. Inoltre, le due imprese di cui si chiedeva l’acquisto del ramo di azienda «non erano ancora state confiscate, ma solo sequestrate – continua Laganà – Rischiavano insomma di tornare al vecchio proprietario». Condizioni che hanno fatto sembrare la proposta «un salto nel buio, che avrebbe potuto creare debiti all’erario e non benefici all’impresa», conclude la prefetta.
«Ci serve l’aiuto dell’Agenzia», dice oggi Innocenzo Mascali. «Non so che possiamo fare se il contesto catanese non vuole la La.Ra.», replica il direttore dell’ente, Umberto Postiglione. Col termine «contesto», Postiglione si riferisce «alle iniziative criminali in cui questa attività è nata». E che potrebbero essere collegate al recente furto, per il quale i carabinieri non escludono la pista della ritorsione mafiosa. «Una meraviglia – commenta ironico il prefetto – che peggiora la situazione economica dell’azienda». I dipendenti adesso chiedono all’Agenzia i fondi per sopravvivere. «Ma la La.Ra. non dove sopravvivere per forza – risponde Postiglione – non possiamo dare soldi a vuoto, dobbiamo agire con razionalità». E nella scelta «per capire dove uno deve spendersi – conclude – sono elementi da valutare anche le aggressioni subite dall’azienda».