Cracolici-Pistorio: dialogo sui massimi sistemi del precariato da ‘stabilizzare’ con i soldi che non ci sono…

QUESTO OFFRE OGGI LA POLITICA SICILIANA: LE CHIACCHIERE SUI PRECARI…

Piano piano, senza fretta, la politica siciliana comincia a prendere ‘contezza’ della ‘bomba’ sociale rappresentata dal precariato siciliano. Del resto, sono stati proprio i politici a creare questo ‘mostro’ fatto da 80 mila lavoratori della pubblica amministrazione ‘infilati’, in un modo o nell’altro, negli uffici pubblici senza concorso, in barba alla Costituzione italiana.

Antonello Cracolici (foto tratta da Wikipedia)

Ora il problema comincia a porsi. Da qui, ieri, uno scambio di opinioni a distanza tra il parlamentare del Pd, Antonello Cracolici, diventato leader di una corrente del suo Partito, e il segretario regionale dell’Udc siciliana, Giovanni Pistorio.

Dialogo a distanza, il primo – Cracolici – ha affrontato il tema in un’intervista a LiveSicilia. Criticando la riforma della pubblica amministrazione del ministro della Pubblica amministrazione, Gianpiero D’Alia, che, nel rispetto della Costituzione italiana, prevede concorsi per l’assunzione nella pubblica amministrazione e non ‘stabilizzazioni’.

Insomma, la fine della ‘trippa’ per i gatti della politica siciliana crea non poche preoccupazioni. Anche perché, nella prossima primavera, si voterà per le elezioni europee. E la politica siciliana vorrebbe avere tra le mani altre opportunità per ‘stabilizzare’ altro precariato in cambio di voti (chissà perché la magistratura penale non ha mai preso in considerazione questa particolare forma di voto di scambio: misteri della Giustizia italiana).

Peccato che i soldi, a Roma e in Sicilia, siano finiti. Non c’è più, come già detto ‘trippa’ per i gatti della politica siciliana. L’ha ammesso, in un momento di resipiscenza il ministro D’Alia, quando ha detto che la gestione del precariato in Sicilia è stata “criminale”.

Dopo aver detto la verità, D’Alia si è un po’ ‘pentito’, forse perché strattonato dai suoi compagni di Partito della Sicilia che, al pari di altri politici, s’illudono di ‘costruire’ nuovo consenso elettorale con i precari.

Cracolici, ieri, ha detto che la riforma del ministro D’Alia non fa molto per il precariato. E che dovrebbe fare se soldi non ce n’è?

Da parte sua, il segretario regionale dell’Udc dell’isola, Pistorio, ha risposto con il seguente comunicato: “Comprendo le preoccupazioni dell’onorevole Antonello Cracolici in tema di precari. In passato, spesso da solo, mi sono trovato a difendere a livello nazionale e regionale questa categoria di lavoratori tanto vilipesa. Tuttavia Cracolici stia tranquillo: gli ricordo, infatti, che mercoledì partirà il tavolo tecnico voluto dal ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia e dal Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, con l’obiettivo di approfondire gli effetti delle norme nazionali per la Regione e studiare la possibilità di intervenire, in sede di conversione del decreto, tenendo conto della dimensione specifica del precariato siciliano e dei suoi profili giuridici”.

“Credo inoltre – aggiunge Pistorio – che alla politica non competa la delusione, ma la proposta. E con questo spirito l’Udc darà sicuramente il suo contributo per trovare una soluzione. Mi auguro che anche il Partito democratico faccia la sua parte, non solo in Sicilia, ma facendo valere la sua forza nel governo centrale e nel parlamento nazionale”.

Ovviamente, né Cracolici, né Pistorio, la raccontato tutta. La verità è che, come non ci stancheremo mai di ripetere, soldi non ce n’è più, né a Roma, né in Sicilia.

L’unico modo per scongiurare il licenziamento in tronco non dei 23 mila precari degli enti locali, ma degli 75-80 mila precari di tutta la Sicilia (ed è una stima al ribasso, perché nessuno sa cosa hanno combinato i Sindaci con gli enormi e irrazionali poteri loro conferiti di stipulare convenzioni con soggetti privati; associazioni, fondazioni, cooperative) è quello di impedire al Governo nazionale di scippare, dal Bilancio regionale del 2014, un altro miliardo di euro per il Fiscal Compact.

Il resto, tutto il resto, sono chiacchiere (la dizione esatta sarebbe un’altra…).

 


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