Cracolici alla commissione Bilancio?

Chiuso il ‘caso’ di Patrizia Valenti, che è già sulla ‘plancia di comando’ dell’assessorato regionale alla Funzione pubblica e alle Autonomie locali, la politica siciliana si concentra, adesso, sull’elezione del nuovo presidente dell’Ars.

Per la compagine governativa, che fino a questo momento non ha una maggioranza nella nuova Assemblea regionale siciliana (almeno ufficialmente è così), si tratta di un passaggio importante, se non centrale. Ritrovarsi, per i prossimi cinque anni, con un presidente dell’Ars non omogeneo al progetto di Governo potrebbe essere un problema. Da qui la necessità politica e parlamentare di trovare un candidato adatto.

Il nome, in verità, c’è già da tempo: è quello di Giovanni Ardizzone, esponente di spicco dell’Udc siciliana, vicinissimo al coordinatore del Partito nell’Isola, Giampiero D’Alia. E toccherà proprio a D’Alia, già da domani, tenere il filo delle trattative con tutte le forze politiche per garantire ad Ardizzone un’elezione senza eccessivi problemi. (a destra, Giovanni Ardizzone). 

Il chiarimento sulla vicenda di Patrizia Valenti – assessore indicato, peraltro, dalla stessa Udc, persona per bene alla quale qualcuno, senza riuscirci, ha provato a sbarrare la strada, magari per farla escludere dal Governo – rende tutto più semplice. I ‘focolai’ polemici messinesi dovrebbero essere stati spenti. E lo stesso Antonello Cracolici, forse l’esponente del Pd meno ‘felice’ dopo la formazione di una giunta ‘tecnica, dovrà adeguarsi, optando per una sistemazione non governativa.

Per Cracolici si profilano due opzioni: la presidenza della commissione Bilancio e Finanze, ‘l’imbuto’ dal quale passano tulle le leggi, o la vice presidenza dell’Ars insieme al posto nella stessa commissione Bilancio.

Tutto sommato, sono due soluzioni di prestigio. Nel primo caso, si tratta di una presidenza di ‘peso’, in grado di condizionare quasi tutte le leggi di spesa che passeranno dall’Ars (anche se, in verità, di soldi per fare leggi, ormai, ce ne sono pochi). La seconda soluzione è quella che, negli ultimi anni hanno adottato prima Salvo Fleres e poi Santi Formica: la vice presidenza dell’Ars per avere voce in capitolo nella gestione dell’Aula (e nel consiglio di presidenza dell’Ars dove si ‘chiudono’ molte ‘operazioni’) e il posto in commissione Bilancio per seguire di presenza l’iter di tutte le leggi (di spesa) più importanti.

Chiuso pure il capitolo Antonello Cracolici, che ormai dovrà accontentarsi di quello che gli offrirà il ‘convento’, bisognerà capire con quali (e quanti) voti Ardizzone verrà eletto presidente dell’Ars.

Sulla carta dovrebbe contare sui voti dell’Udc, del Pd, di Ambiente e Territorio, della lista (sarebbe più corretto parlare della neo formazione politica) che fa capo al presidente Rosario Crocetta e del Cantiere Popolare-Pid. A conti fatti, dovrebbero essere 40-41 seggi un giù di lì. Un numero inferiore a quelli che occorrono in Aula per eleggere il presidente dell’Ars.

Ricordiamo che mercoledì prossimo, 5 dicembre – quando si insedierà la nuova Assemblea regionale siciliana, giorno in cui l’Aula dovrebbe iniziare a votare per eleggere il presidente dell’Ars – la prima votazione prevede la cosiddetta maggioranza qualificata. In parole semplici, il presidente dell’Ars – in questo caso Ardizzone – per essere eletto, avrà bisogno di 60 voti su 90.

Difficile, insomma, raggiungere il traguardo dell’elezione alla prima votazione.

Più semplice la seconda votazione, quando, per essere eletti, serviranno 46 voti su 90 (maggioranza assoluta). Chi potrebbe votare per Ardizzone, oltre ai partiti di Governo?

Con molta probabilità, prenderà i voti di una parte del Pdl. E di una parte di Grande Sud. E anche quelli del Partito dei Siciliani, schieramento destinato ad essere ‘svuotato’ dopo l’uscita di scena dell’ex presidente, Raffaele Lombardo.

Se tutti questi Partiti (compresi quelli di Governo) dovessero raggiungere l’accordo tra domani e martedì, Ardizzone potrebbe essere eletto anche alla prima votazione con oltre 60 voti. Cosa, questa, che si configurerebbe come un grande successo politico di D’Alia.

L’elezione del presidente dell’Ars, infatti, potrebbe essere il primo passo della ricomposizione di una grande area moderata che vedrebbe insieme varie forze politiche di estrazione democristiana, compresi certi settori del Pdl siciliano che, ormai, sembrano stanchi di aspettare le decisioni di un Berlusconi che temporeggia e non decide mai.

L’elezione del presidente dell’Ars, insomma, potrebbe essere, anche, l’avvio di un cambiamento della ‘geografia’ politica e parlamentare isolana. Sullo sfondo si profilano due nuove aree politiche: un grande schieramento moderato, ma aperto alle innovazioni e la nuova formazione politica del presidente Crocetta.

Il tutto in vista delle ormai imminenti elezioni nazionali, quando le piccole formazioni politiche dovranno, per forza di cosa, trovare ‘sponde’ nazionali per garantire la presenza di propri esponenti a Roma.

 


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