Carmelo Iacobello, direttore di Malattie infettive al Cannizzaro, analizza la situazione della pandemia in Sicilia. Le scuole? «Meglio chiuderle». Il futuro? «Dobbiamo aspettarci limitazioni ai principali meccanismi di aggregazione», dice
Covid, aumento contagi e Sicilia a rischio fascia rossa L’infettivologo: «Ancora non emersi i casi del Natale»
Sicilia destinata alla fascia rossa e scuole medie e superiori chiuse alle lezioni in presenza fino al 31 gennaio. Lo scenario della pandemia nell’Isola è sempre più preoccupante. Colpa di un consistente aumento dei contagi e di una maggiore pressione dei pazienti negli ospedali. A preoccupare però è anche lo scenario a breve termine, cioè quello legato ai contagi durante le festività. Il virus si è mosso tra corse ai regali e feste abusive. Non è chiaro però se si potrà parlare di terza ondata: «Forse quello che osserviamo ora è l’inizio ma non siamo ancora in grado di dire se stiamo vivendo una stabilizzazione dell’evento pandemico», spiega Carmelo Iacobello, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Cannizzaro di Catania, intervenuto durante la rassegna stampa su Radio Fantastica – Rmb.
Com’è la situazione in Sicilia?
«Il problema è reale. Osserviamo un aumento dei pazienti che accedono al Pronto soccorso e ai reparti, ma in questo momento non è ipotizzabile un collegamento diretto con le festività natalizie».
Solo una questione di tempo?
«Siamo ancora troppo a ridosso. L’origine del problema attuale dovrebbe essere legato alla fase precedente al Natale, tra shopping e centri commerciali. Tutto questo può avere rappresentato un meccanismo di amplificazione del fenomeno Covid».
Domanda secca: scuole aperte, sì o no? Lei che idea si è fatto?
«Propendo per il no in questo momento».
Perché?
«Dopo feste clandestine e assembramenti, il ritorno a scuola diventerebbe pericoloso perché ai primi eventi si aggiungerebbe il rientro in classe, altro volano per dare respiro alla pandemia da Coronavirus. La scuola potrebbe rappresentare una nuova miccia che accende un fuoco».
E così la Sicilia sembra orientata alla zona rossa. C’è molta confusione in merito. Cosa dovremmo aspettarci?
«Non c’è dubbio che se cominciamo a disciplinare meglio esercizi commerciali, scuole e trasporti sarà inevitabile arrivare a un arancione molto forte e vivace. Diciamo che è molto probabile che ci sia una ulteriore stretta sui principali meccanismi di aggregazione. Dovremmo aspettarci insomma un nuovo lockdown».
Per quanto riguarda gli ospedali qual è il bilancio?
«Rispetto agli inizi di dicembre la situazione è di un incremento dei ricoveri. Niente di strano: stanno aumentando i contagi che si traducono in termini pratici in una crescita di persone che accedono al Pronto soccorso. Il rapporto contagi-malati è quindi da tenere sempre sotto stretta osservazione».
I ricoveri?
«C’è un incremento leggero che deve essere monitorato, con un controllo in prospettiva. Perché non possiamo permetterci una situazione di attacco della pandemia nei confronti delle strutture ospedaliere».
La terza ondata deve ancora arrivare?
«Non ho mai amato fare previsioni. Questo potrebbe essere l’inizio di una terza ondata oppure la fine della seconda, con una stabilizzazione dell’evento pandemico, non siamo in grado di dirlo. Di certo la scarsa disciplina della popolazione può rappresentare un pericolo, anche in vista della festa di Sant’Agata. Perché, nonostante i momenti di folla siano stati annullati, potrebbero innescarsi assembramenti, anche non autorizzati, che sono pericolosi. Speriamo che la terza ondata non arrivi mai».
Capitolo vaccini, qual è lo stato dell’arte?
«Troppo distante da una immunità di gregge. I vaccini daranno una mano, ma siamo ancora lontani da una situazione che possa consentire di tenere sotto controllo la pandemia».