I volontari di Ada e Panagiotis che hanno ascoltato i problemi di chi si rivolge al numero gratuito riferiscono che «riguardano tutte le fasce anagrafiche e le classi sociali» e che spiccano le difficoltà che riguardano la vita di coppia, anche dei giovani
Covid-19, si teme di contagiare i figli o rompere col partner Le paure e le incertezze di chi si rivolge ai servizi d’ascolto
In questo lungo periodo di lockdown, che a volte sembra interminabile, sono tante le paure vissute da chi si trova improvvisamente confinato in casa, con una pandemia in corso. Per questo sono stati attivati diversi numeri gratuiti di ascolto telefonico per cercare di dare sfogo al disagio che inevitabilmente ha creato questo lungo periodo di sospensione della vita come la conoscevamo fino a pochissimo tempo fa. Fra questi c’è un servizio gratuito rivolto a coloro che sperimentano, in questo momento storico di distanziamento sociale causato dal Coronavirus, la solitudine e l’assenza di confronto con i propri cari, con gli amici e i colleghi di lavoro. L’iniziativa a supporto della popolazione nasce da una partnership tra due associazioni di volontariato, ADA e Panagiotis.
«Si tratta – spiega Gaetano Cuttitta, presidente provinciale dell’Associazione Diritti degli Anziani di Palermo – di un’opportunità resa possibile grazie ai volontari, disponibili a dare un consiglio, una parola di conforto o semplicemente a dialogare con chiunque vorrà mettersi in contatto con loro».Il numero da contattare è 328.0447841 e non sono poche le telefonate che sono arrivate, anche se il servizio è attivo da circa tre settimane.
I volontari che hanno accolto le paure e le incertezze di chi si rivolge al servizio riferiscono che «riguardano trasversalmente tutte le fasce anagrafiche e le classi sociali». Tra i problemi sottolineati spiccano quelli riguardanti, anche da parte di giovani, la loro vita di coppia. «Molti temono di essere lasciati – affermano – in particolare quelli che non hanno magari ancora della situazioni sentimentali stabili. Ritengono che il rapporto possa risentire del distanziamento sociale e quindi hanno paura dell’abbandono». Altre telefonate giunte al servizio di ascolto hanno riguardato le persone che erano esenti dalle restrizioni e che dovevano continuare a lavorare: «Da una parte ci sono i figli che temono di essere contagiati e dall’altra molti genitori che vanno a lavorare, ma hanno molta paura di potere trasmettere involontariamente il virus ai figli».
Sul versante professionale invece per i volontari la generazione più colpita risultano i 40enni, quindi relativamente giovani, che temono che il Covid spezzi le proprie speranze, le proprie ambizioni: «Credono che non vedranno concretizzati i propri sogni e di essere privati di una serie di possibilità e opportunità». Da qui il passo è breve con chi invece pensa che non potrà mantenere la stessa qualità di vita: «A partire dalla qualità del sonno che deriva dalle paure e dalle angosce legate al dopo. La gente si chiede: potrò riprendere la mia vita da dove l’ho lasciata o sarò costretto a rivoluzionare tutto?». Anche gli studenti in questo quadro offrono un punto di vista significativo. «Nonostante in molti casi sia stata attivata la didattica a distanza – concludono – temono di non essere in grado di gestire queste novità».