Non si ferma la conta dei dipendenti dello stabilimento dell'azienda farmaceutica della zona industriale di Catania contagiati dal nuovo coronavirus. Quest'ultimo caso riguarda un 45enne che si occupa delle stesse attività del quarto risultato positivo
Covid-19, positivo un quinto lavoratore della Pfizer In servizio nello stesso reparto del 52enne deceduto
Ancora
un caso di positività al coronavirus di un lavoratore dello stabilimento della zona industriale di Catania dell’azienda farmaceutica Pfizer. Si tratta di un manutentore di 45 anni impiegato nello stesso settore in cui lavorava il dipendente di 52 anni morto lo scorso 16 marzo nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cannizzaro. In particolare, il 45enne è un collega di lavoro che si occupa delle stesse attività del 35enne risultato positivo al Covid-19 cinque giorni fa.
Il quinto caso di contagio nel sito è uno dei tre lavoratori che, nei giorni scorsi, erano già stati sottoposti al tampone orofaringeo. Lui, pur essendo asintomatico, era già stato ricoverato in ospedale, per gli altri due invece era stata disposta la quarantena domiciliare. Intanto, dai ieri, la produzione dell’azienda è ripartita gradualmente anche per altri farmaci, oltre agli antibiotici ad ampio spettro la cui continuità è stata sempre garantita.
Dopo la morte del lavoratore 52enne, addetto al controllo della documentazione, sul colosso americano si erano accesi i riflettori. Poco dopo il decesso, si era registrato il caso di positività al Covid-19 di un lavoratore di 22 anni che era stato ricoverato all’ospedale San Marco di Catania insieme alla moglie, anche lei poco più che ventenne. Questo dipendente, che non appartiene allo stesso reparto in cui lavorava la vittima, non sarebbe stato tra i cinquanta colleghi posti in quarantena domiciliare preventiva.
Due giorni dopo, al conteggio dei
positivi al Covid-19 che orbitano attorno alla multinazionale Pfizer si è aggiunto un terzo lavoratore, un uomo sulla cinquantina per cui era stato disposto l’isolamento a casa. Quest’ultimo, a differenza del 22enne, si trovava già in quarantena domiciliare obbligatoria proprio perché era entrato in stretto contatto con il collega deceduto.
L’ultimo contagiato in ordine cronologico era stato, lo scorso 26 marzo, un lavoratore di circa 35 anni impiegato nel reparto della produzione. Prima che venisse certificata la sua positività al coronavirus, aveva avuto la febbre alta ma per lui non era stato necessario il ricovero in ospedale. Si trova, infatti, in isolamento domiciliare. Adesso, il numero dei contagiati di Pfizer è salito a cinque.
Intanto, scadeva l’altroieri (il 29 marzo) l’accordo raggiunto tra i vertici dell’azienda e le sigle sindacali che prevedeva che il sito restasse attivo solo nelle «aree selezionate» che producono «farmaci essenziali», cioè gli antibiotici ad ampio spettro. Da quando la pandemia ha interessato anche lo stabilimento della zona industriale, è cominciato un braccio di ferro durato diverse settimane tra la direzione aziendale e le sigle sindacali che chiedevano la chiusura del sito. Da ieri, invece, in modo graduale è ripreso anche il resto delle produzioni di farmaci.
Lo scorso venerdì, durante un incontro tra le parti, è stato deciso di fare un
vertice settimanale per monitorare la situazione all’interno dello stabilimento. Sul versante della sicurezza, i sindacati hanno chiesto di potere visionare i certificati delle sanificazioni dei locali. Altre richieste hanno riguardato l’installazione dei termoscanner all’ingresso del sito e dei sanificatori negli ambienti di lavoro, specie nelle sale di produzione.