Settecentouno giorni dopo il giudizio di primo grado, per Pippo Nicotra è arrivata la sentenza d’appello. L’ex deputato regionale e sindaco è stato condannato a quattro anni e otto mesi e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Assoluzione invece per l’accusa di tentata estorsione in una vicenda sviluppatasi all’interno della ditta edile di cui è socia la moglie. In primo grado, il gup aveva deciso per una pena in abbreviato a sette anni e quattro mesi. Nicotra, 65 anni, era presente in aula così come nelle precedenti udienze. La corte presieduta dal giudice Riccardo Pivetti si è pronunciata poco dopo le 15.
Il processo, scaturito dal blitz Aquilia compiuto dai carabinieri il 10 ottobre 2018, ha avuto al centro i rapporti intrattenuti nel corso degli anni dall’ex deputato con il clan Santapaola attivo ad Aci Catena. Sia sul piano politico – ma l’accusa di voto di scambio politico-mafioso è caduta durante il processo di primo grado e in parte è andata in prescrizione – che su quello imprenditoriale. Per decenni Nicotra è stato a capo di un piccolo impero della grande distribuzione con supermercati in più parti della Sicilia orientale. Punti vendita da qualche anno guidati dai figli ma che in passato, secondo i magistrati, sarebbero serviti anche per offrire lavoro a soggetti indicati dalla cosca mafiosa. Dal canto suo, Nicotra avrebbe beneficiato di protezione da parte dei Santapaola. Un rapporto a doppio filo che l’ex deputato – la cui carriera politica è passata da Nuovo Psi, Mpa, Udc, Pdl, Articolo 4 e infine Pd – ha negato nella penultima udienza, in cui si è definito soltanto una vittima del pizzo. Per l’accusa, però, Nicotra avrebbe avuto un ruolo del tutto diverso: sarebbe stato sia foraggiatore del clan che beneficiario.
Principale accusatore del 65enne è Mario Vinciguerra, reggente dei Santapaola nella città del limone verdello a inizio anni Duemila e da fine anni Ottanta vicino a Nuccio Coscia. Quest’ultimo, al secolo Sebastiano Sciuto, è il boss che nel 1993 Nicotra incontrò al cimitero di Aci Catena a ridosso della tumulazione del cognato. I funerali erano stati vietati in forma pubblica per motivi di ordine pubblico. Una vicenda che portò allo scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazione mafiosa: Nicotra, allora 37enne, in quel momento era sindaco di Aci Catea. Vinciguerra, che è diventato collaboratore di giustizia dopo essere stato arrestato nell’operazione Fiori bianchi, ha parlato in lungo e largo dei legami tra la cosca e il politico. Ma agli atti del processo è finito anche l’incontro con un altro esponento di spicco di Cosa nostra: Santo La Causa. L’ex reggente provinciale dei Santapaola si presentò davanti a Nicotra vestito da benzinaio, chiedendogli il pizzo su una serie di capannoni realizzati in zona industriale e l’impegno a cambiare la destinazione d’uso di alcuni terreni ad Aci Catena. Colloquio che Nicotra non ha negato, affermando però di non avere mai assecondato le richieste del capomafia.
L’accusa di tentata estorsione era legata invece al preliminare di vendita di un immobile realizzato dalla ditta Erika. La vendita dell’appartamento, che interessava una donna vicina a uno degli esponenti della cosca, si era impantanata nonostante l’acquirente avesse versato già 16mila euro. Somma che, secondo la difesa di Nicotra, si sarebbe accaparrato, senza averne titolo, uno dei soci dell’impresa. Da qui la pretesa della restituzione, che avrebbe coinvolto due uomini dei Santapaola culminando in un pestaggio. Per questo capo è stato assolto anche il consigliere comunale di Aci Catena e socio di Erika Sebastiano Strano. «La gioia per l’assoluzione non copre il dispiacere per essere stato coinvolto in una vicenda nella quale in cui non c’entravo nulla – ha dichiarato a MeridioNews Strano poco dopo la sentenza -. Per questo ringrazio i miei legali, Caltabiano, Antoci e Lattuca».
Le decisioni per gli altri imputati
Arcidiacono Fabio, 8 anni 10 mesi e 20 giorni
Bella Fabrizio, 14 anni e 8 mesi
Bonfiglio Rodolfo, confermata la condanna in primo grado
Cannavò Cirino, 6 anni 6 mesi e 20 giorni
Cosentino Fabio Vincenzo, confermata la condanna in primo grado
Cosentino Gianmaria Tiziano, confermata la condanna in primo grado
Failla Danilo Tommaso, assolto
Fonti Salvatore Nunzio, assolto
Grasso Camillo, confermata la condanna in primo grado
Indelicato Salvatore Rosario, 2 anni e 2 mesi
Manca Antonino Francesco, confermata la condanna in primo grado
Messina Carmelo, 1 anno
Nicolosi Mario, 13 anni 1 mese e 10 giorni
Panebianco Rosario, 1 anno e 8 mesi
Pappalardo Camillo, confermata la condanna in primo grado
Puglisi Concetto, confermata la condanna in primo grado
Rogazione Giuseppe, 8 anni e 8 mesi
Sciuto Stefano, confermata la condanna in primo gado
Strano Sebastiano, assolto
Vinciguerra Gaetano Mario, confermata condanna in primo grado
Riceviamo e pubblichiamo dai legali di Nicotra
Il prof. avv. Giovanni Grasso e l’avv. Orazio Consolo esprimono piena soddisfazione per l’assoluzione dell’on. Nicotra dal reato di tentata estorsione aggravata: la decisione, di cui si attendono le motivazioni, dimostra il pieno accoglimento della prospettazione difensiva e, del pari, l’integrale rigetto delle fantasiose accuse del sig. Urso Giuseppe.
Viceversa, relativamente all’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, la difesa prende atto del netto ridimensionamento del quadro accusatorio e ritiene che la piena innocenza del proprio assistito potrà trovare ampio riconoscimento dinanzi la Corte di Cassazione.
Ad avviso della difesa, i due gradi di giudizio celebrati hanno permesso di accertare che l’on. Nicotra è stato per decenni sottoposto a continue estorsioni da parte del clan, come riconosciuto in numerosi provvedimenti irrevocabili dell’Autorità Giudiziaria.
Per questi motivi, ribadendo la ferma convinzione dell’innocenza del proprio assistito, questa difesa è fiduciosa che il successivo grado di giudizio potrà ristabilire la verità dei fatti e restituire dignità all’on. Nicotra.
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