Nellambito delle lezioni di Storia e Critica del Cinema del corso di laurea in Scienze per la Comunicazione Internazionale, la facoltà di Lingue incontra Esma Redezpova, musicista simbolo della cultura gipsy
Contaminazioni Gipsy
Penultimo appuntamento per l’Etna Musica World, rassegna inserita nel cartellone di Etnafest ’08. La manifestazione che ha raccolto artisti di tutto il mondo, grazie all’accurata selezione del direttore artistico Carmen Consoli, presenta Esma Redezpova e l’ensamble Teodosievski. L’artista macedone, conosciuta in tutto il mondo come “The Queen of Gispy”, ha incontrato gli studenti nel refettorio piccolo del ex Monastero dei Benedettini. La barriera linguistica (visto che Esma Redezpova si esprime unicamente in macedone o in serbo) è stata superata grazie alla traduzione precisa e partecipe dell’architetto-pittrice Nisveta Kurtagic-Granulo. Un dialogo che ha permesso a tutti di conoscere una porzione della vita di questa musicista multiculturale e irrequieta come essa stessa si definisce. Ad aprire l’incontro il prof. Sebastiano Gesù, Carmen Consoli, il presidente dell’ APT della provincia di Catania Antonio Belcuore e Angelo Scandurra, direttore artistico della sezione Arte dell’Etnafest.
La cantantessa catanese, che da qualche tempo porta avanti uno studio approfondito delle radici sonore della nostra terra, ha tracciato una sorta di parallelismo tra il popolo siciliano e quello rom. Per motivi differenti, infatti, il popolo siciliano è dovuto uscire dalla propria terra contaminando e lasciando che il proprio dialetto e la propria lingua si mischiassero a quella di altri. Allo stesso modo la popolazione rom, fatta di viaggiatori per eccellenza, ha contaminato la propria essenza attingendo da quella delle diverse culture incontrate lungo il suo percorso. “Entrambi i popoli però”, afferma Carmen Consoli, “sono come delle ostriche che una volta staccati dalla propria terra di nascita sentono sempre il bisogno di ritornarci”. Ed è proprio il tema delle radici etniche il filo conduttore di tutto l’incontro. La conoscenza, la riscoperta delle proprie radici culturali e il mantenimento della propria identità attraverso ogni forma di espressione artistica è il lavoro che da sempre Esma Redezpova porta avanti.
Il multiculturalismo fuso alla piena coscienza della tradizione gispy nasce con lei. Di origini irachene, nipote di un ebreo rom e di una cattolica rom, Esma Redezpova ha iniziato a cantare e a comporre all’età di undici anni e da allora attorno alla sua musica ha costruito tutto un mondo. Insieme al suo maestro, divenuto poi marito, Zlatko Teodosievski, ha portato avanti il progetto di una scuola musicale che ha già formato 47 musicisti e da cui presto nascerà un museo musicale. Nelle proprie canzoni, l’artista macedone mette le tragedie, i colori, i ritmi e la forza del suo popolo. Racconta del popolo macedone e della popolazione rom senza mai sconfinare nel nazionalismo estremo o nella politica, ci tiene a precisare. Perché la sua musica ha un’identità ma rappresenta il mondo senza distinzioni. A chi chiede quali effetti abbia provocato l’inserimento di uno dei suoi pezzi nella colonna sonora del film “Borat”, Esma risponde con dispiacere. E’ molto felice della musica ma non del film. La canzone scelta l’aveva composta all’età di undici anni ed è stata colonna sonora della sua vita con il marito. Non ha amato il film e in quanto rappresentante del popolo rom non si è sentita affatto lusingata, quanto piuttosto ghettizzata in un immaginario di pregiudizio che appartiene al passato. Il film è stato solo un passo indietro in stereotipi ormai superati.
L’incontro si conclude con un augurio da parte della musicista. Il suo più grande desiderio è quello di vedere un mondo unito, lontano dalle barriere, dai visti d’ingresso, muri che l’uomo costruisce in maniera artificiale e che ostacolano l’unione di tutti i popoli in un unico grande cosmo. Una bellissima occasione, dunque, per conoscere un’artista e non solo. Una donna che attraverso l’arte delle note si è fatta promotrice di un messaggio universale, e che, come è noto, nel 2002 è stata candidata al premio Nobel per la pace per l’impegno a difesa della comunità Rom.