È un percorso di sei mesi, dedicato a laureati e universitari di quaranta diversi corsi di laurea. Affiancati da esperti collaboreranno per creare progetti interdisciplinari proiettati al mondo del lavoro e dell'industria. «Un'esperienza che cambia il loro modo di percepire la realtà esterna», spiega la responsabile
Contamination Lab, un progetto per gli studenti «Renderli capaci di inventare il proprio futuro»
«Non bisogna avere idee precise prima dell’iscrizione, perché il vero obiettivo del Contamination Lab è far fare ai ragazzi un’esperienza che non potrebbero portare avanti nelle classiche aule universitarie». È un progetto – finanziato dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur) – che vuole dare agli studenti la possibilità di coltivare competenze trasversali sempre più ricercate nel mercato del lavoro: lavorare in team, comunicare, risolvere problemi, essere innovativi e creativi. E soprattutto vuole sviluppare, attraverso il confronto e il dialogo, idee con potenziale imprenditoriale.
Un percorso di sei mesi durante il quale i gruppi di lavoro formati da studenti provenienti da diversi corsi di laurea – 40 in tutto – e selezionati in base ad attitudine e motivazione, lavoreranno insieme con un approccio didattico innovativo che unisce il talento dei giovani, l’esperienza degli imprenditori del territorio e le conoscenze dei docenti. Tra questi ultimi c’è Daniela Giordano, presidente del corso di laurea magistrale di Unict in Ingegneria Informatica e responsabile della formazione, che racconta a MeridioNews :«Quest’anno sono stati coinvolti anche i ragazzi dell’Accademia delle Belle Arti, dei conservatori e i laureati dei corsi triennali».
Nelle due edizioni precedenti alcune sperimentazioni interessanti hanno messo in luce il carattere interdisciplinare e creativo dei progetti. Come quello della prima edizione, che ha visto lavorare insieme studenti di agraria, chimica, architettura, economia, che hanno trovato il modo di estrarre gli elementi nutritivi dagli scarti dei carciofi e del fico d’India per usarli anche nel campo della bioedilizia. «Per questo progetto abbiamo aperto le porte di diversi laboratori dell’università – commenta la docente responsabile – e hanno comunicato tra loro dipartimenti che solitamente non si parlano».
Prima di toccare con mano il risultato finale, gli studenti – che hanno tempo fino al 10 maggio per iscriversi alla terza edizione – dedicheranno due mesi e mezzo per mettere a punto la loro idea e tre mesi e mezzo per la fase di sviluppo, che avverrà con il supporto di esperti sia interni al Contamination Lab – per dare supporto su tecnologie e aspetti economici – sia provenienti dal mondo esterno, per seguire in modo specifico ogni idea. Un ruolo importante è svolto anche da professionisti del mondo degli affari, che valuteranno quanto un’idea sia appetibile all’industria o al mercato del lavoro.
Ai ragazzi che partecipano potrà capitare di scoprire vocazioni che non sapevano di avere, come la studentessa di Farmacia che si è resa conto di essere portata per il Marketing e si è iscritta a un master sull’argomento. Insegnare ai giovani a essere imprenditori di sé stessi è un obiettivo dichiarato del Contamination Lab: «Abbiamo monitorato gli studenti delle prime due edizioni – conclude Giordano – e facendo un bilancio dei risultati finora raggiunti, abbiamo osservato come effettivamente cambi la loro percezione della realtà esterna e si sentano più capaci di comunicare con chi ha bagagli culturali differenti e di inventare il proprio futuro».