Consiglio in strada sulla violenza in centro storico Dibattito acceso e scontri: «Rispondere da comunità»

Un consiglio in strada, il dodicesimo, organizzato dentro villa Garibaldi per dire «Siamo tutti Roman». Un momento organizzato da tutte le componenti della prima circoscrizione per ricreare connessioni tra i cittadini, facendo quadrato attorno alla questione della violenza del centro storico e per esprimere solidarietà al giornalista tedesco aggredito sabato scorso in piazza San Francesco, davanti alla compagna e alla figlia di dieci anni. La sua unica colpa è stata quella di chiedere a un’automobilista di rispettare l’isola pedonale per poi essere colpito dal figlio 19enne di quest’ultima. Tante le persone che, nonostante il freddo e i primi accenni di pioggia, si sono ritrovate insieme per confrontarsi su un tema attuale e spinoso. Anime diverse con opinioni definite che hanno portato avanti un dibattito acceso, teatro di diversi scontri verbali. 

«Penso che sia molto utile affrontare il tema della violenza che ha subito questo signore sabato scorso a piazza San Francesco D’Assisi – spiega Massimo Castiglia, presidente della prima circoscrizione –  una serata normale dove una famiglia stava prendendo un aperitivo e oggi una persona si ritrova in ospedale in condizioni di salute molto gravi, questa cosa non è assolutamente possibile in una città che ritiene fondamentali l’incontro e il dialogo». In settimana moltissimi cittadini hanno manifestato un disagio rispetto al tema della sicurezza in centro. Un disagio «che oggi ascolteremo come sempre e cercheremo di capire in che modo continuare – aggiunge Castiglia – oltre a ribadire la condanna assoluta di quanto accaduto, credo che si debba ragionare anche sulle vittime. Palermo ha purtroppo sempre avuto a che fare con situazioni isolate di violenza ma questi episodi iniziano a diventare tanti perché il centro storico adesso è fortemente frequentato. La differenza rispetto al passato è quella che ora si può affrontare tutto questo da comunità. La popolazione della Kalsa è cambiata negli ultimi venti anni e noi non nascondiamo il tema del conflitto, che probabilmente andava affrontato molto prima». Infine una nota sulla movida notturna: «Chi ha la responsabilità della città  – conclude Castiglia – non può non tenere conto che ci sono delle novità e tra le vittime di quello che è successo sabato scorso c’è chi gestisce attività commerciali, che sono quelli che hanno acceso i riflettori su alcune strade e che fanno il primo soccorso quando si tratta di aggressioni successe nella notte».

Tanti gli interventi che si sono succeduti davanti a moltissima gente intervenuta per dire la propria anche da altri quartieri, invocando riunioni simili in tutte le circoscrizioni e la presenza del sindaco. Tra questi è stato letto anche un contributo del cognato della vittima: «Parla a fatica e ricorda pochissimo di sabato. Ci prepariamo a trasferirlo in una struttura riabilitativa, probabilmente lontana da Palermo». Un pubblico vario in rappresentanza di tante anime cittadine, anche politiche e istituzionali, che andava dall’eurodeputata della Lega Francesca Donato, che ha posto l’accento sulla necessità del controllo del territorio, all’attivista Luca Casarini, che invece punta sulla costruzione della sicurezza rispettando i diritti. Lo scontro quindi era quasi inevitabile. Proprio un intervento del capogruppo al consiglio comunale della Lega, Igor Gelarda, ha acceso gli animi e innescato, oltre al malcontento della gente, un fitto botta e risposta tra l’esponente politico e l’attivista. 

Fino ad allora però il dibattito era rimasto fedele all’ordine del giorno del Consiglio in strada. «Abbiamo saputo quanto era successo a Roman da alcuni familiari -dice Salvatore Cavaleri – poteva succedere a chiunque di noi che spesso discutiamo con gli altri per contrastare i problemi della viabilità. Oggi si possono mettere insieme una serie di avvenimenti che partono da quando a Yusupha hanno sparato in testa, a quando ogni settimana ci arrivano notizie di pestaggi di immigrati in un territorio in continua trasformazione. Il tema è come stiamo dentro questa trasformazione. Come fare sentire questa vicinanza a chi ne resta vittima, riconoscersi comunità anche nei momenti tragici. Avere avuto un ruolo nel disinnescare la narrativa dell’odio». 

Un duro attacco alla gestione comunale della questione centro storico, rivolto all’assessore comunale alla Cittadinanza solidale Giuseppe Mattina presente all’incontro, è arrivata da un’amica e collega della compagna dell’uomo aggredito, Serena Citrolo: «Faccio parte di un associazione nata alla Vucciria per rendere quel quartiere più sicuro e sono molto arrabbiata. La responsabilità è del Comune che nel ridare vita al centro storico ha messo in atto operazioni non coordinate, senza un piano e un progetto ben definito». In risposta data nei giorni successivi l’aggressione, spiega Citrolo, è avvenuta «una militarizzazione della zona in via Maqueda e piazza Garraffello sembrava la Svizzera grazie alla presenza della polizia. Deve esserci questo per essere sicuri? Mi chiedo perché arredate gli spazi comuni se poi ci passano sopra con le macchine? Dove sono i vigili urbani la sera quando noi cittadini rimaniamo prigionieri in casa? Invece di militarizzare un quartiere bisogna attuare politiche per portare i cittadini a rispettare certe regole di convivenza civile. Devo ringraziare le forze si polizia che hanno reso questo quartiere accettabile. Trovate una soluzione».

In mezzo al dibattito gli animi, si diceva, si sono accesi con l’intervento del capogruppo della Lega: «La costante che è uscita fuori da tutti gli interventi di oggi – dice Gelarda – è l’assoluta latitanza dell’amministrazione comunale sul territorio, e l’assenza del sindaco anche in questa assemblea». Ma la frase che ha suscitato più polemiche è stata: «Chi ha figli è meglio che non li mandi al centro storico la sera». I cittadini presenti hanno chiesto che non si facessero commenti da dibattito politico ma che si restasse sul tema dell’aggressione. Luca Casarini dal canto suo ha ripreso l’argomento pur mantenendosi sull’oggetto della discussione: «Da nove anni abito qua, vengo da Porto Marghera. Il fatto importante da sottolineare oggi è che quello che ha subito Roman è una cosa infame, stiamo dicendo che di fronte ai soprusi bisogna mettersi insieme. Le regole, se si vuole che siano rispettate bisogna iniziare dal’alto, chi dall’alto del suo potere non le rispetta fa in modo che non lo facciano nemmeno gli altri. Dobbiamo costruire una sicurezza nei diritti non si risponde con la militarizzazione». 

A prescindere dagli scontri, la dialettica del territorio rimanda alla presenza di un tessuto vitale che si costruisce nell’intreccio delle diverse posizioni, tutte con dignità di esistere. E l’auspicio è che da momenti come questo vengano fuori soluzioni condivise a un problema che non può più essere rimandato. 


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