Applausi nell’aula di Palazzo degli elefanti per l’ingresso di Maurizio Mirenda nella vesta di nuovo (anche se non proprio nuovo) consigliere comunale. «Non posso nascondere la mia emozione. È una cosa bella anche se sarà solo per due mesi», ha esordito Mirenda che ha preso il posto della dimissionaria Sonia Agata Sofia non appena il presidente Sebastiano Anastasi gli ha lasciato la parola. Qualche minuto in cui il neo-ri-consigliere ha approfittato per tornare indietro ripensando alla sua candidatura nella lista In campo con Pogliese ma anche per ricominciare ad andare avanti assumendosi «l’impegno di pensare alla manutenzione e alla ristrutturazione di alcune palazzine nel quartiere Librino». Già consigliere per diversi mandati, Mirenda nel 2013 – poco prima delle elezioni comunali – era stato intercettato durante un incontro con l’ex consigliere della prima municipalità Ernesto Privitera (che è stato imputato e poi assolto nel processo per voto di scambio a carico di Raffaele e Toti Lombardo) nel quartiere San Cristoforo a casa del pregiudicato Nino Balsamo che all’epoca era agli arresti domiciliari. Quest’ultimo, detto Cicaledda, è il cognato del boss del clan Cappello-Bonaccorsi Orazio Privitera.
Accolto in aula Mirenda (che si allontana poco dopo), si passa alla veloce votazione di una serie di documenti. Il presidente Anastasi continua a fare il banditore di verbali ripetendo che «siamo a fine mandato, bisogna votare». Approvati i documenti in una dozzina di minuti, si passa al successivo punto all’ordine del giorno che è stato richiesto con carattere d’urgenza dal consigliere Graziano Bonaccorsi: la riqualificazione e la tutela dell’antico porticciolo del Borgo marinaro di Ognina. Prima di entrare nel vivo della discussione, qualche momento di panico in cui pare che possa venire a mancare il numero legale e si debbano quindi interrompere i lavori. Un rischio scongiurato per un solo voto. «Ringrazio i colleghi che hanno avuto il coraggio di restare in aula», sottolinea il consigliere del M5s prima di iniziare a parlare del «rapporto di Catania con il mare. Questa – afferma – è una città murata, dove c’è ancora troppa fame di cemento e speculazione». In aula Bonaccorsi porta una raccolta con 1300 firme di cittadini per riqualificare e mettere in sicurezza quell’area «ma senza che diventi privata». Un rischio che il consigliere vede dietro l’angolo.
E non è l’unico. «Ci siamo resi conto di qualcosa che stava avvenendo sopra la nostra testa – ha ricostruito il consigliere Manfredi Zammataro – Il progetto di un privato per la riqualificazione dell’area del Borgo di Ognina. Invece, quel posto deve essere riqualificato per farlo tornare alla sua bellezza ma – sottolinea il presidente della commissione Urbanistica – senza impedire la libera fruizione ai cittadini che ne sono parte integrante, con i 15 milioni di euro di fondi pubblici di cui è già destinatario il Comune di Catania». Rispondendo in aula, l’amministrazione ha parlato di «un concorso di idee internazionale per valorizzare quell’area della città con un progetto di partecipazione attivo e condiviso». Una risposta che non sembra convincere del tutto alcuni consiglieri, come Zammataro che torna sul punto per sollevare qualche dubbio sul rischio che «i progetti di pubblico e privato si accavallino senza portare a nulla».
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