Consiglio, cade numero legale su modifica statuto Amt Andò: «È un atto tecnico, ma siamo aperti al dialogo»

«Le regole sono come un polmone, vanno adattate alle continue modifiche normative, senza creare imbuti che strozzino la capacità delle aziende municipalizzate di stare sul mercato». Contattato da MeridioNews, l’assessore al Bilancio Salvo Andò sceglie una similitudine respiratoria per sintetizzare il senso tecnico della delibera che – sulla scorta della cosiddetta legge Madia – impone al Comune di Catania di modificare lo statuto dell’Azienda municipale trasporti. Un tema incardinato ieri sera in aula, prima che – con soli 20 presenti – cadesse il numero legale, che per altro era già assente in prima convocazione. Prima che la seduta si sciogliesse, c’era stato il tempo per la relazione introduttiva di Andò. «Credo – aggiunge – che ci siano diversi temi importanti affrontati dalla normativa nazionale: innanzitutto la possibilità di scegliere il modello di governance tra un amministratore unico o un consiglio d’amministrazione». «Una materia complessa come quella dei trasporti – spiega – può richiedere una pluralità di competenze, non esiste l’idea di un solo uomo al comando». 

«Se volessi fare speculazione politica – commenta il consigliere Niccolò Notarbartolo – direi che si vuole aumentare il numero di soggetti da piazzare all’interno del cda. A dire il vero, però, la permanenza dell’organo collegiale può anche starmi bene, ma a due condizioni». «La prima – indica il democratico – è che i tre membri debbano avere competenze di natura diversa, che devono completarsi. La seconda è che le cariche non siano a titolo gratuito, ma remunerate. Una circostanza che restituirebbe autonomia ai dirigenti: il lavoro si paga e bisogna rispondere all’azienda, non alla politica». Uno dei due emendamenti firmati dall’esponente dem riguarda proprio questo tema, e Andò non esclude una convergenza dell’amministrazione. «C’è la nostra disponibilità a migliorare nel merito lo statuto», conferma. 

Sull’argomento ampio della guida dell’azienda, sia politica che tecnica, intervengono due dei 20 emendamenti avanzati da Manlio Messina, di Fratelli d’Italia. «Da un lato – precisa – vogliamo che i requisiti richiesti per la carica del presidente rimangano rigidi come sono oggi, mentre il nuovo statuto li rende molto blandi, forse per consentire di farlo a qualche amico dell’amministrazione senza avere un curriculum adatto. Va tenuto contro che il presidente ha anche poteri gestionali». Inoltre, Messina propone l’eliminazione della figura del direttore generale, con il passaggio al presidente dei suoi poteri, in una logica di risparmio. Tema su cui sarà più difficile trovare una sintesi, poiché Andò parla della pubblicazione del bando per la ricerca di quella figura come «un altro esempio dell’ottica di rafforzamento delle competenze tecniche e manageriali dell’Amt». 

L’azienda non vive una fase di grande spolvero: quindici giorni fa si è dimesso uno dei consiglieri d’amministrazione, Claudio Iozzi, che in precedenza era indicato da radio corridoi come uno tra i candidati alla prossima presidenza. Lo stesso Carlo Lungaro, tornato alla guida dell’Amt a febbraio per la terza volta, è in scadenza. Senza dimenticare le difficoltà finanziarie («Che però riguardavano solo la liquidità di cassa, e sono state superate», dice Andò) e la carenza di mezzi. Le cariche direttive saranno rinnovate dopo l’approvazione del bilancio dell’ente, che potrebbe arrivare tra poche settimane. Quanto al parco mezzi, l’assessore comunale annuncia: «L’anno prossimo ci sarà la possibilità, con i fondi del Pon Metro, di acquistarne di nuovi. Nel frattempo – rivela – l’azienda e l’amministrazione stanno vagliando il mercato privato per reperire vetture. Ma di questo parleremo nei prossimi giorni». 

La priorità, oggi, è per l’appunto l’approvazione della modifica statutaria. Visto l’epilogo di ieri, il quorum per aprire la seduta sarà ribassato a 18 membri presenti. Il senato cittadino era stata convocato con la formula dell’urgenza. «Un’urgenza data dai ritardi dell’amministrazione», attacca il vice presidente Sebastiano Arcidiacono. Il recepimento della legge Madia presenta un termine ultimo fissato alla fine di luglio, già scaduto da pochi giorni.   


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