«Spero che questo momento per me così importante diventi per tutti occasione di profonda riflessione sulla questione mafiosa»: con queste parole il magistrato palermitano ha accolto il riconoscimento da parte della giunta capitolina, avvenuto questa mattina in Campidoglio
Conferita a Di Matteo cittadinanza onoraria di Roma Sindaca Raggi: «Non ha mai arretrato di un passo»
«È per me un onore oggi essere qui, prima da cittadina romana che come sindaco. Sono onorata perché a breve potrò annoverare tra i cittadini della capitale anche il dottor Antonino Di Matteo». Con queste parole la sindaca di Roma Virginia Raggi ha esordito nel discorso che questa mattina ha portato al conferimento della cittadinanza onorario per il magistrato palermitano Nino Di Matteo. «Spero che possa sentire Roma come casa sua – ha proseguito la prima cittadina – accogliente e fraterna». Un discorso gentile e commosso, quello della Raggi, che poi ha ripercorso la carriera del magistrato, presente ed emozionato in Campidoglio.
«Ha aperto tutte quelle segrete che a lungo sono rimaste chiuse perché a molti andava bene così – ha detto ancora Raggi – e perché i cittadini non dovevano sapere. Bersagliato da più parti, anche dalle stesse istituzioni che è chiamato a difendere, non ha mai arretrato di un passo e ha continuato dritto per la sua strada, convinto che c’è un valore, che è quello della giustizia, che non può essere subordinato a nulla, neanche alle ragioni di Stato. Antonino Di Matteo è un cittadino romano perché non ha mai rinunciato alla coerenza». E le parole al miele della sindaca a cinque stelle confermano la vicinanza tra il pm e il movimento di Grillo, che più volte non ha fatto mistero di pensare proprio a Di Matteo come possibile ministro della Giustizia.
«Vivo questo momento come una grande e bella emozione – ha poi ringraziato il magistrato, con un discorso preparato per l’occasione -. Spero che questo momento per me così importante diventi per tutti occasione di approfondita riflessione sulla questione mafiosa, un grave e sottovaluto pericolo per la tenuta del nostro sistema democratico. Bisogna uscire dal perverso meccanismo di delegare esclusivamente alla magistratura la lotta alla mafia. Da cittadino continuo a sognare una politica che, nel solco di Piersanti Mattarella e Pio La Torre, si riappropri di un posto in prima linea».