Poco dopo la notizia della sentenza sull'inchiesta sulle spese pazze all'Assemblea regionale siciliana, il primo cittadino, che sarà sospeso per la legge Severino, si dice sicuro di potere affermare le proprie ragioni nel processo di secondo grado
Condanna Pogliese, il commento del sindaco «Enorme amarezza. Farò ricorso in Appello»
«Non posso nascondere una enorme amarezza e una grande delusione per una sentenza che trovo assolutamente ingiusta. Ma da uomo delle istituzioni la devo accettare e rispettare». Sono le parole che utilizza il sindaco Salvo Pogliese per commentare la sentenza di primo grado con cui oggi pomeriggio è stato condannato a quattro anni e tre mesi per il reato di peculato. Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati della procura di Palermo l’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi parlamentari all’Assemblea regionale siciliana, dove Pogliese è stato vertice del Popolo delle Libertà.
«Nella mia vita mi sono sempre comportato da persona perbene e onesta interpretando i ruoli, che i catanesi e i siciliani mi hanno affidato, con grande generosità, passione e infinito amore per la mia terra e per la mia Catania a cui sono visceralmente legato». Nella nota, diramata dal sindaco attraverso la propria pagina Facebook e l’ufficio stampa del Comune, vengono ripercorse alcune scelte del passato. Prima tra queste l’addio alla carica di deputato europeo. «Lo stesso amore che due anni fa mi ha portato a lasciare un prestigioso ruolo al parlamento europeo per servire la mia città – in dissesto e con 1.580.000 di euro di debiti ereditati – con una contestuale decurtazione della mia indennità dell’80 per cento e rinunziando alle tutele giuridiche che quel ruolo mi avrebbe garantito. L’ho fatto perché sono assolutamente certo della mia correttezza etica e morale».
Per Pogliese, nonostante il giudizio sia di primo grado, adesso scatterà la sospensione dalla carica per almeno 18 mesi, così come previsto dalla legge voluta dall’ex ministra Paola Severino. Al suo posto dovrebbe subentrare l’attuale vicesindaco Roberto Bonaccorsi. «Ho affrontato il processo con grande dignità – continua – con documenti alla mano, e con decine di testimoni che hanno puntualmente confermato la correttezza del mio operato e l’assoluta unicità di chi ha anticipato ingenti risorse personali per pagare gli stipendi e il tfr dei dipendenti del proprio gruppo parlamentare e le spese di funzionamento, cosa mai accaduta all’Ars e in qualsiasi altro parlamento».
Subito dopo la lettura del dispositivo le opposizioni si sono scatenate con una corale richiesta di dimissioni. In testa Movimento 5 stelle, Partito democratico e Italia Viva. A difendere Pogliese, con un comunicato stampa, l’assessore leghista Fabio Cantarella. Nella nota bolla come «sciacallaggio» le richieste di fare un passo indietro. «Prendo atto con grande delusione che ciò non è bastato a convincere chi doveva giudicarmi – conclude Pogliese – Auspico che l’appello a questa ingiusta sentenza sia quanto prima, affinché possa finalmente trionfare la giustizia e si possa dare la giusta rivincita a chi da oltre trent’anni, insieme a tanti amici e simpatizzanti, è stato sempre in prima linea per i valori dell’etica e della morale pubblica».