Con l’inchiostro dei vostri occhi, debutto di Campo Un libro sulle attese e sul significato della paternità

«Non c’eravate, nella mia vita», scrive riferendosi ai suoi figli, Arianna e Giovanni. Questa la ragione che ha spinto Mariano Campo – giornalista, responsabile stampa dell’università di Catania e direttore di radio Zammù – a cimentarsi con il suo primo libro, Con l’inchiostro dei vostri occhi. Un lavoro letterario che, in realtà, parte da lontano. «Si tratta di una raccolta di racconti – spiega l’autore – che traggono spunto da episodi autobiografici». Piccole storie autoconclusive, «scritte in diversi contesti temporali e ambientali che costituiscono una sorta di ritratto non integrale né fedelissimo». Un racconto di sé anomalo, «un autoritratto cubista – lo definisce – Come delle foto scattate in momenti diversi e messe assieme che però raccolgono quelle che sono idee, valori, percorsi, incontri».

Anche il titolo del volume, edito da Akkuaria, prende spunto da un altro ricordo personale. È un verso – con una piccola modifica – del cantautore francese Francis Cabrel. «Lo ascoltavo nel 1992, durante il periodo di Erasmus in Francia». E anche in quegli anni il giornalista continuava nella sua abitudine di scrivere e appuntare qualsiasi cosa lo colpisse. «Erano parole scritte non per essere pubblicate, lo facevo per rileggerle io stesso a fini terapeutici o farle vedere a poche altre persone. Per 20 anni questi scritti sono rimasti chiusi nei cassetti o nei floppy disk». La svolta arriva dopo tempo, dopo la nascita dei figli. «Mi sono deciso a fare un grande salto – afferma Campo – vediamo se queste cose, che per me hanno un valore, possono avere un significato o una forza se lette anche da chi non mi conosce».

«L’ho fatto con molta ritrosia – confessa Mariano Campo – Il fatto che siano autobiografici, però, nel caso di chi non mi conosce perde la sua importanza. Vale come storia: mi piace, non mi piace, mi trasmette qualcosa». Dopo la pubblicazione e il debutto ufficiale in pubblico – il prossimo incontro si terrà all’ex monastero dei Benedettini venerdì 27 – «le prime reazioni mi hanno fortemente incoraggiato – spiega – Tante persone che si stanno approcciando a questo libro rimangono colpite da certi racconti o da altri. A me fa piacere: ciascuno di essi ha una potenzialità».

Un filo comune lega tutte le storie: dal pescatore di perle, ai cacciatori di balene, passando per la marcia d’autunno, tutti i racconti hanno nel concetto di attesa un elemento importante. «È qualcosa che mi sono reso conto di aver inserito inconsapevolmente», ammette Mariano Campo. Più in fondo, però, c’è la voglia di rivelarsi ai propri figli. «Mi scopriranno da adolescente, da innamorato, da figlio orfano». Un tema fondamentale, infatti, è il ricordo del padre Giovanni – docente di Ingegneria, ex senatore, tra i creatori del Centro d’iniziative e studi per la prevenzione antisismica – scomparso nel 2006. «C’è una riflessione sul significato della paternità: mi rivolgo ai miei figli con l’innocenza di un padre che sta imparando, ma che si rivolge al proprio papà, chiedendo ancora di fare ancora il figlio».


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