La vicenda ci riporta agli anni di cossiga ministro degli interni, a gladio e alla chisura degli americani verso qualunque ipotesi di partecipazione dell'allora pci al governo dell'italia
Con l’inchiesta promossa da Obama su Steve Pieczenik ritornano i fantasmi della morte di Aldo Moro
LA VICENDA CI RIPORTA AGLI ANNI DI COSSIGA MINISTRO DEGLI INTERNI, A GLADIO E ALLA CHISURA DEGLI AMERICANI VERSO QUALUNQUE IPOTESI DI PARTECIPAZIONE DELL’ALLORA PCI AL GOVERNO DELL’ITALIA
di Riccardo Gueci
Da l’infiltrato, che a sua volta riporta un servizio del sito Infowars, apprendiamo la notizia che il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, ha promosso un’inchiesta giudiziaria a carico di Steve Pieczenik, analista antiterrorismo del Dipartimento di Stato Usa, per complicità nell’omicidio del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e per essersi rifiutato di negoziare il rilascio da parte dei terroristi.
La richiesta formale è stata avanzata dal Dipartimento della Giustizia e la procedura è stata affidata alle cure del giudice distrettuale, Cecilia Altonaga.
A dare la notizia è lo stesso Pieczenik durante un’intervista rilasciata a Lettera 35, raccolta dal giornalista investigativo Alex Jones, e mandata in onda lo scorso 2 giugno.
La dichiarazione prosegue con i motivi dell’incriminazione per avere concretamente seguito la politica di non negoziazione con le Brigate Rosse. Dopo trentacinque anni il Dipartimento di Stato ed il Dipartimento di Giustizia, a seguito di una richiesta ufficiale del procuratore italiano, mi hanno chiesto di comparire davanti alla Corte, con l’aggiunta che sarò indagato con rinvio a giudizio se non rivelerò ciò che ho fatto per salvare l’Italia ed essermi rifiutato di negoziare con i terroristi.
Come si ricorderà, Steve Pieczenick era l’esperto antiterrorismo americano presente in uno dei tre comitati istituiti, durante tutto il periodo del rapimento Moro, presso il ministero degli Interni, a quel tempo presieduto da Francesco Cossiga. Il terzo comitato, quello rimasto segreto sino al momento nel quale il ministro Cossiga non ne dovette rivelare la presenza in sede di Commissione Moro. Gli altri due erano ilComitato tecnico-politico-operativo, che era presieduto dallo stesso ministro o, in sua vece, dal sottosegretario Nicola Lettieri. Comitato che aveva il compito di dirigere e coordinare tutte le operazioni; il secondo, il Comitato per le Informazioni, del quale facevano parte i rappresentanti dei vari servizi di intelligence, quali il Cesis, il Sisde, il Sismi e il Sios.
Su tutta questa vicenda l’infiltrato , a conclusione del servizio, esprime anche un commento secco e di grande efficacia: Se questa notizia venisse confermata anche dagli inquirenti italiani saremmo di fronte al primo, vero, legame indiziario tra la morte di Aldo Moro e il ruolo del ministro dell’Interno dell’epoca, Francesco Cossiga. Pace all’animaccia sua.
Per quanto ci riguarda, è nostra opinione che sull’assassinio di Aldo Moro è stata da sempre ordita una sistematica disinformazione e uno scientifico depistaggio fin dal momento della scoperta del cadavere in via Fani da parte dell’agente antisabotatori, Vitantonio Raso, che nelle prime ore del mattinata del 9 maggio 1978 scopri il cadavere di Aldo Moro nella Renault rossa in via Fani e che avvisò in anteprima il ministro Cossiga.
Questi si recò a constatare il rinvenimento del cadavere di Aldo Moro. Ma la notizia ufficiale fu data due ore dopo quando arrivò la telefonata di Mario Moretti con la comunicazione del luogo e della Renault rossa, nel cui portabagagli si trovava il cadavere dello statista. Ne fanno testo anche l’irruzione nel covo di via Gradoli, dove era tenuto prigioniero l’onorevole Moro, ma gli agenti non se ne accorsero. O la presenza in una commissione ministeriale di un funzionario del Dipartimento di Stato Usa, che non si capisce a che titolo si trovasse lì, se non per il fatto che l’onorevole Francesco Cossiga fosse notoriamente vicino agli Stati Uniti che controllavano la sudditanza italiana ai loro interessi. Basti ricordare il ruolo svolto da ‘Gladio’, in chiave anticomunista.
Un’altra opera di depistaggio fu ordita dalla commissione parlamentare d’inchiesta Mitrokhin, che si affrettò a trovare riscontri di contatti delle Brigate Rosse con il Kgb sovietico e la Stasi del governo della Repubblica democratica tedesca. Come si ricorderà, la commissione Mitrokhin, nel suo percorso d’indagine, trovò anche attraverso ignobili consulenti notizie di affari illeciti nella trattativa Telecom-Serbia.
L’unica cosa che nessuno osa dire è che le Brigate Rosse, forse ‘a loro insaputa’ erano addestrate e finanziate dalla Central Intelligence Agency allo scopo d’impedire a qualsiasi costo che il Partito Comunista Italiano entrasse nel governo della Repubblica. E Aldo Moro pagò con la vita il suo tentativo di aprire una discussione politica sull’argomento.