«Spiace rilevare come spesso certa stampa locale, il più delle volte a corto di notizie, tenga a disegnare scenari inesistenti per alimentare, attraverso fantasiose ricostruzioni, crepe all’interno della maggioranza di centro destra che governa la Regione». Così parlava Renato Schifani all’Ansa, che aveva interpellato il presidente della Regione riguardo la sua assenza alla convention di Fratelli d’Italia a Palermo. È evidente però che Schifani non solo non è passato per i saluti dagli «Amici di FdI», per usare le sue stesse parole, ma da tempo non si informa su quanto sta succedendo nel capoluogo, dove è in atto uno scontro politico tutto interno alla maggioranza, che poi è la stessa di palazzo d’Orleans, con un clima che sta iniziando a diventare rovente.
Oggetto del contendere, neanche a dirlo, gli equilibri di coalizione e le poltrone. In realtà il clima all’interno della giunta Lagalla, sereno non lo è stato mai, specie dopo l’allontanamento dalla comitiva di Forza Italia all’Ars di Gianfranco Miccichè, che a Palermo aveva espresso ben due assessori in quota azzurra: Andrea Mineo e Rosy Pennino. Adesso però la situazione si è complicata e non poco, perché Carolina Varchi, vicesindaca e assessora al Bilancio, chiusi i capitoli con i conti dell’amministrazione – la scorsa settimana è stato approvato anche il Consuntivo – ha ribadito la sua esigenza di lasciare gli incarichi per tornare a Roma, dove continuerà il suo percorso da deputata di Fratelli d’Italia. FdI che perde dunque una poltrona, ma ne guadagna allo stesso tempo un’altra, con Mineo che ha ufficializzato proprio ieri il suo passaggio tra i meloniani dopo una vita politica passata in Forza Italia.
I conti, a rigor di logica, sarebbero semplici: basterebbe nominare un sostituto di Varchi che sia gradito a Forza Italia per ristabilire gli equilibri iniziali, ma la semplicità non alberga nelle dinamiche del centrodestra. Così, mentre dalle parti degli azzurri chiedono con veemenza la delega vacante, pur non abbandonando l’idea di sostituire Pennino e dello stesso Mineo, dalle retrovie alza la mano pure la nuova Democrazia cristiana di Totò Cuffaro, che con l’acquisto di Giovanni Rappa, transitato dal gruppo di Lagalla a quello dei cuffariani, ha visto crescere i suoi numeri e chiede maggiore rappresentanza in giunta in virtù dei nuovi equilibri. Nuovi equilibri che penalizzano soprattutto il sindaco, che ha visto uscire anche un altro consigliere, Salvo Alotta, aggregato a Forza Italia.
FdI intanto si tiene stretto Mineo e si impunta sulla sua permanenza, in virtù anche del precedente creato proprio ai danni dei meloniani in Regione, quando i patrioti chiesero la rimozione dell’assessore Mimmo Turano vedendosi rispondere picche da Schifani. E si tiene stretta anche la vicesindacatura, che dovrebbe passare nelle mani di Giampiero Cannella. Da par suo Roberto Lagalla mai vorrebbe essere costretto al rimpasto, si accontenterebbe di un aggiustamento per colmare la poltrona vacante, ma rimpasto è proprio il termine più utilizzato dagli alleati, che già da tempo ambiscono al ridisegno della giunta, ognuno secondo le proprie mire e le proprie aspettative e rigorosamente a prescindere dalla bontà dell’azione amministrativa svolta fin qui dai singoli assessori, che in politica, si sa, è secondaria.
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