La riqualificazione di un ampio settore della costa catanese, da piazza Europa al faro Biscari, parte con un bando che palazzo degli Elefanti sta per pubblicare. Ma la formulazione attuale non convince i professionisti del settore. «Tanti paletti, è impossibile essere selezionati», dicono
Comune, architetti perplessi sul bando waterfront «Procedure troppo stringenti, così nessun siciliano»
La riqualificazione del waterfront di Catania è un grande tema che appare e scompare dal dibattito pubblico cittadino. Lo scorso 20 dicembre l’amministrazione comunale, in collaborazione con l’Autorità portuale, ha preparato un bando per avviare un concorso di idee tra architetti e ingegneri, anche raggruppati. L’obiettivo è accumulare proposte che in un secondo momento dovrebbero confluire in un apposito masterplan. Ovvero un documento di programmazione urbanistica che riguardi il rilancio dell’area costiera che va da piazza Europa al quartiere Angeli custodi, passando per piazza dei Martiri. Ma il provvedimento della giunta ha sollevato molte perplessità tra gli stessi professionisti del settore.
Soprattutto sui requisiti per partecipare alla selezione, che si svolgerà in due fasi: la prima isolerà sette studi professionali, la seconda offrirà premi in denaro ai migliori tre progetti, da 100mila euro in giù. «Non possiamo dirlo adesso, ma è probabile che tra i sette selezionati non ci saranno siciliani, forse nemmeno italiani», spiega a MeridioNews il presidente dell’ordine degli architetti Alessandro Amaro. Che oggi, in un incontro istituzionale, vedrà i tecnici di Palazzo degli elefanti.
In effetti, per i potenziali partecipanti le richieste sono molteplici: negli ultimi dieci anni, i partecipanti devono aver allestito almeno tre progettazioni simili in città con popolazione non inferiore a 100mila abitanti, una delle quali riguardanti i waterfront urbani. I parametri del bando, inoltre, esigono che il candidato (professionista o studio associato che sia) possieda una dotazione strumentale particolarmente vasta: software, materiali plastici, un drone. «In pratica – dichiara Amaro – la selezione si fa per curriculum, non sulla qualità delle idee. A questo punto, avrebbero potuto fare un concorso a inviti, coinvolgendo gli studi più grossi. Fatta così – aggiunge – non si può definire un concorso di idee».
I requisiti del bando, peraltro, rischiano di tenere fuori dalla partita gli ingegneri e gli architetti più giovani, che pure potrebbero contribuire a inserire nel dibattito la scheggia impazzita dell’innovazione. «Se i soggetti che possono presentare progetti sono soltanto sette – teme l’architetto Aurelio Cantone – non ci sarà uno scambio ampio di idee. Questa è una procedura che si usa per temi altamente specifici e per la progettazione, non per il concorso di idee. In teoria – prosegue Cantone – l’idea giusta potrebbe averla più facilmente un giovane, che è fresco, contemporaneo, con una preparazione adeguata a una concezione urbanistica più moderna». Tra gli architetti sarebbe già pronta una petizione per richiedere modifiche al bando, con circa 30 firme.
Frattanto, nella mattina di oggi l’ordine degli architetti, come detto, incontrerà i tecnici dell’assessorato all’Urbanistica. A sentire le indiscrezioni, l’amministrazione comunale potrebbe pubblicare il provvedimento in Gazzetta ufficiale già domani. Tempi molto stretti, specie nell’ottica di dover rimaneggiare il documento. «Le modifiche che proponiamo – assicura Alessandro Amaro – si possono fare in mezza giornata. Al di là dei requisiti, vogliamo una selezione che non si sviluppi in due tempi, ma che segua un unico percorso». Non è chiaro quale sarà l’atteggiamento dell’amministrazione: nel pomeriggio di ieri il cellulare dell’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo squillava a vuoto.