Nel calderone dei mal di pancia della coalizione ci finisce Catania. Il partito di Matteo Salvini sta per far saltare il tavolo che lavora intorno all'europarlamentare Salvo Pogliese. Con un proprio uomo pronto a candidarsi a sindaco: l'ex deputato democristiano, già papabile per un assessorato a Palermo mai però arrivato
Comunali, la Lega agita le acque nel centrodestra Angelo Attaguile il nome per Palazzo degli elefanti
La scelta è ormai fatta. Alle voci che vorrebbero una Lega poco radicata in città e addirittura assente dalle schede elettorali delle prossime Amministrative, si risponderà facendo letteralmente saltare il tavolo del centrodestra. Fondate indiscrezioni confermano infatti che il partito di Matteo Salvini schiererà un proprio candidato sindaco a Catania, decisione che dovrebbe essere resa pubblica domattina, durante una conferenza stampa nella sede di via Orto Limoni. A guidare il Carroccio etneo ci sarà l’ex deputato Angelo Attaguile, segretario regionale della Lega e già dirigente nazionale del movimento Noi con Salvini. Per il settantenne, correre per la poltrona più importante di Palazzo degli elefanti non è una novità: nel 2005, quando Umberto Scapagnini centrò il secondo mandato ai danni di Enzo Bianco, il politico nativo di Grammichele era il candidato sindaco della Democrazia cristiana di Giuseppe Pizza. Per Attaguile arrivarono poco più di 1200 voti, primo fra i candidati minori di allora.
Salirebbero così a tre i nomi in campo per l’area del centrodestra. Forza Italia ha schierato l’europarlamentare Salvo Pogliese, su cui al momento convergono anche Fratelli d’Italia, Udc e altri centristi, Diventerà bellissima e il sostegno condizionato degli autonomisti vicini all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. Ed è un consigliere forzista anche Riccardo Pellegrino, in rotta con il partito, messosi alla guida della lista Un cuore per Catania. Adesso spunta Attaguile, la cui discesa in campo – stabilita a quanto pare con l’ok dello stesso Salvini – sembra essere direttamente collegata ai malumori su scala regionale del fronte leghista. Non un diretto dissenso su Pogliese, ma un modo per iniziare a passare dai venti di rottura alle vie di fatto.
Fin dallo scorso novembre la Lega – che a Palazzo dei normanni può contare su un unico deputato, Tony Rizzotto – reclama un posto nella giunta di Nello Musumeci. L’exploit complessivo del 4 marzo ha nuovamente rilanciato le ambizioni su Palermo, cui però ad oggi il governatore e gli alleati, malgrado la maggioranza ballerina all’Ars, oppongono ancora picche. All’assessorato peraltro aspirava in primis lo stesso Attaguile, deluso pochi mesi dopo anche dall’esito delle Politiche. L’ex deputato, al contrario di leader leghisti di Sicilia come l’ex alfaniano Alessandro Pagano e l’ex lombardiano Carmelo Lo Monte, non è riuscito a staccare il biglietto per Roma, sconfitto nel collegio di Acireale al Senato dalla grillina Tiziana Drago. Attaguile, figlio dell’ex ministro democristiano Gioacchino, era stato eletto alla Camera nel 2013 con il Pdl ma in quota Movimento per l’autonomia, il partito cui aveva aderito dopo il 2005. Due anni fa arriva poi la folgorazione sulla via di Pontida e l’ingresso nel gruppo Lega nord. Scelta quasi pionieristica, che ha reso il veterano centrista uno dei riferimenti obbligati per il partito di Salvini in via di radicamento nel Mezzogiorno.
Nel calderone dei mal di pancia del centrodestra, così, ci finisce Catania, dove Pogliese rischierebbe di non centrare l’obiettivo dell’unità di coalizione. Già nei giorni scorsi Angelo Attaguile, invitato, non aveva preso parte a un vertice fra tutti gli alleati convocato dal forzista. Adesso la Lega alza ancor di più il prezzo. Il simbolo sulla scheda ci sarà, mentre potrebbero profilarsi anche nuove adesioni da parte di consiglieri comunali ed esponenti catanesi in uscita da FI.